La miglior partita della storia del basket italiano“. Con queste parole il CT Gianmarco Pozzecco ha descritto la vittoria della sua Italia contro la Serbia di ieri sera, domenica 11 settembre, per 94-86 negli ottavi di finale di Eurobasket 2022, con gli azzurri che hanno conquistato così l’accesso ai quarti di finale, nei quali gli azzurri incontreranno la Francia.

Una vittoria storica, che replica quella dello scorso anno quando al comando degli azzurri c’era coach Meo Sacchetti, che condusse l’Italbasket alle Olimpiadi di Tokyo 2021, estromettendo proprio i serbi, che ora probabilmente ci vedranno come la loro “bestia nera“, cestisticamente parlando.

La vittoria di ieri sera della Nazionale però assume contorni ancor più importanti, netti e definiti, rispetto a quella di un anno fa, si voglia perché qui si parlava di un ottavo di finale di un Europeo, o perché la Serbia scesa in campo ieri sera aveva il campione NBA Nikola Jokic in campo, o perché i biancorossoblu non avevano ancora perso nemmeno una partita ed erano una delle tre squadre favorite per la vittoria finale.

Ci si metta dentro tutto e poi si prenda l’Italbasket, una squadra fatta ad immagine e somiglianza del suo allenatore, capace di andare oltre i propri limiti, quelli del CT caratteriali, espulso ieri per doppo fallo tecnico, fisici quelli di un gruppo senza un lungo vero di ruolo, con il solo Melli a sgomitare nel pitturato, che ha perso il suo uomo di punta, Gallinari, ancor prima che iniziasse la competizione, che sa di non essere forse la Nazionale più forte degli ultimi anni, ma che ha un qualcosa che probabilmente le altre selezioni non avevano.

Qui passiamo dai difetti ai pregi, quelli morali, tattici e di competenza, di un allenatore, Pozzecco, capace di assumersi la responsabilità di prendere in mano un gruppo a tre mesi dall’Europeo, con tutte le responsabilità e pressioni del caso, plasmarlo e renderlo a lui simile nella voglia, nella fame, nella resilienza, nella capacità di rendere un limite un’opportunità, così come faceva il Poz in campo quando affrontava gente nettamente più grande di lui e la faceva impazzire, così come fanno oggi i suoi ragazzi.

Un gruppo senza un leader solo ma con tanti protagonisti, dal piccolo gigante Spissu, all’enorme Polonara, passando per quell’ira di Dio che è Simone Fontecchio, caoace anche ieri di dimostrare il perché gli Utah Jazz abbiano deciso di strapparlo al Baskonia e portarlo in NBA.

Una squadra che, come dice il Poz, sarà pure brutta, puzzerà, non sarà la favorita ma è forte, determinata, affamata, unita, come solo le squadre di Pozzecco sanno essere in un mix di bravura, talento e follia che ci fa sognare tutti da ieri sera fino a mercoledì, quando di fronte avremo la Francia e servirà ancora una prova al di là di ogni logica, una prova folle di una squadra fatta a immagine e somiglianza del suo allenatore.

Alessandro Burin

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