Sette anni fa, l’allora vicepresidente della FIJLKAM sezione Karate Riccardo Zambotto ebbe l’idea di creare nelle province delle strutture chiamate ATP (acronimo di Attività Tecniche Provinciali), allo scopo di coinvolgere, attraverso la collaborazione di tecnici altamente qualificati, il maggior numero di società in Lombardia. Oggigiorno Riccardo Zambotto ricopre la carica di Presidente regionale e il progetto viene portato avanti dall’attuale vicepresidente di settore Michele Austoni

Lo staff è composto dal Referente provinciale per la federazione Marco Speroni, dai Maestri Giorgio Sironi, Franco Paganini, Michele Ferrieri e Rolando Gaido (quest’ultimo, inserito di recente nello staff, si occupa del settore Para Karate). La cintura nera al sesto dan Michele Ferrieri illustra il progetto sviluppato nella provincia di Varese: “In linea con la Regione, nell’attività della nostra provincia lavoriamo per sviluppare gli aspetti agonistici in relazione alle due componenti del karate: forme o kata, e combattimento o kumite. Parallelamente, ci dedichiamo con uguale attenzione al settore amatoriale, tentando di approfondire la conoscenza della disciplina proponendo argomentazioni anche di carattere storico e culturale“.

In seguito, racconta: “Il Karate nacque sull’Isola di Okinawa, geograficamente un po’ distante dal Giappone, e quando si diffuse sul territorio nipponico subì delle modifiche da parte dei diversi Sensei allo scopo di renderlo più comprensibile e adatto per essere insegnato nelle scuole, come forma di educazione fisica“. In relazione a questo, Ferrieri spiega più in dettaglio la proposta rivolta al settore amatoriale: “Cerchiamo di proporre quei kata, sequenze di tecniche codificate, ricercando le forme comuni a gran parte degli stili di karate e anche quelle che potrebbero essere alla base di alcuni kata che oggi pratichiamo con nomi e contenuti diversi. Lo scopo è quello di far notare agli atleti anche le evoluzioni del Karate nel tempo, ed evidenziare le modifiche apportate dai Maestri per renderlo più fruibile e assimilabile“.

Ferreri prosegue: “Lo studio di questi kata, per certi versi arcaici, può essere anche fonte di ispirazione per gli atleti, che li praticano a livello agonistico, ampliando il repertorio da proporre durante le competizioni; per cui, ciò che può essere considerato come tradizionale, risulterà invece innovativo. Per quanto riguarda il combattimento, oltre a quello sportivo, si intende proporre anche quello legato alla difesa personale, proprio per il fatto che la finalità originaria dei kata era rivolta al suo studio e approfondimento. Ovviamente si tratta di due attività ben distinte, in cui la pratica sportiva è caratterizzata da regole che hanno lo scopo di tutelare l’incolumità degli atleti; in altre parole, rispetto alle tecniche di autodifesa intrinseche nella pratica delle origini vi è anche una forte limitazione delle azioni più pericolose“”.

Sia per quanto riguarda il kumite che per il kata, durante gli incontri ATP è fissato l’obiettivo di aggiornare progressivamente i tecnici e gli atleti in relazione alle nuove strategie di allenamento e su eventuali modifiche dei regolamenti in occasione delle gare. Nell’attività della provincia di Varese è stato inserito il Parakarate, praticato da atleti disabili: il settore, come anticipato, è seguito dal Maestro Rolando Gaido. La pratica per questi karateka è ristretta solo ed esclusivamente al kata, esprimendo peraltro, anche dei contenuti tecnici di altissimo livello. Gaido li allena secondo i principi d’inclusione ed integrazione, affinché possano trarre beneficio dal punto di vista relazionale, coordinativo e cognitivo.

Ferrieri conclude: “Particolare attenzione viene dedicata al settore giovanile, nel quale gli obiettivi sono focalizzati sulla creazione di requisiti per una eventuale futura attività agonistica e anche di una corretta pratica del Karate, proponendo delle attività motivanti durante gli incontri mensili e creando un positivo interscambio con i tecnici delle società aderenti. In questo ambito, sono determinanti gli aspetti relazionali e comportamentali. Sono proposti degli allenamenti collegiali, in modo da creare gli stimoli che usualmente non si generano nella pratica interna alla propria palestra. Per il settore agonistico, frequentabile già dall’età di dodici anni, cerchiamo di proporre un modello in cui siano di primaria importanza i valori morali, come il rispetto delle regole e dell’avversario, la correttezza, la forza dell’umiltà, e la costanza“.

Nabil Morcos 

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