Una prima parte di stagione da protagonista, una seconda metà sottotono. Potrebbe riassumersi con molta schiettezza e semplicità proprio così la stagione in bianco e nero di Anthony Beane in maglia Openjobmetis Varese, la seconda per il prodotto di Normal.

La guardia americana l’estate scorsa era stato una delle conferme più importanti, da un punto di vista tecnico ed economico, della Varese targata Conti-Vertemati, dopo le ottime cose che aveva fatto vedere sotto le gestione Bulleri. Giocatore rapido, intenso, imprevedibile, capace di cambiare le partite da un momento all’altro grazie alla sua capacità di entrare in ritmo dal nulla e costruirsi ottime opzioni di tiro anche in spazi ristrettissimi.

Qualità grazie alle quali Beane anche nella prima parte di stagione 2021/2022, pur tra tutte le difficoltà della gestione Vertemati, aveva messo in mostra, mostrandosi come uno dei pochi riscontri positivi di Varese fino a gennaio. Tra i migliori marcatori, viaggiando ad una media di 13.8 punti di media, con prestazioni dal peso specifico elevatissimo, a cui come sempre aveva saputo abbinare una grande verve difensiva, altra sua qualità indiscussa.

Un trend positivo vissuto anche per le prime due gare della gestione Roijakkers, contro Venezia e Trento, chiuse rispettivamente con 15 e 14 punti, ultimi due squilli di una seconda parte di stagione poi vissuta sottotono.

L’avvento dell’allenatore olandese infatti, con l’utilizzo di Marcus Keene sempre più come point guard e l’ascesa di Librizzi, hanno minato le convinzioni e le sicurezze di “fagiolino”, così come viene teneramente soprannominato dai tifosi biancorossi, portandolo in una sorta di limbo tattico da cui Anthony non è riuscito ad uscire fino a fine stagione.

Minor impatto offensivo, maggior dispendio di energie fisiche in difesa è vero, anche se l’efficacia delle giocate del numero sette biancorosso sono andate via via smarrendosi.
Prestazioni sottotono che oggi sono inevitabilmente oggetto di studio e analisi da parte del management biancorosso che, in attesa di definire quanto sarà il budget da poter spendere sul mercato, sta facendo serissime valutazioni sulla guarda USA, sempre più lontana da Varese.

La possibile permanenza di Marcus Keene in squadra infatti, richiederebbe infatti allo stesso tempo un playmaker puro che possa assolvere a quei compiti di regia cui il capocannoniere del campionato non è molto incline ed una guardia che possa reggere il peso difensivo di un doppio lavoro in aiuto al folletto biancorosso molto molto dispendioso e che comunque andrebbe a togliere molto delle qualità offensive di Beane, limitandone le giocate e anche il valore stesso del giocatore.

Non che Beane non sia tipo pronto al sacrifico, anzi, in questa stagione più volte si è snaturato, giocando da play, oppure si è speso, dedicandosi esclusivamente ad una maggior fase difensiva, per il bene della squadra. E’ chiaro però che, per una Varese che vuole puntare a più alti lidi rispetto alla salvezza, l’idea di poter contare su una tipologia diversa di guardia, sia inevitabile soprattutto se si guarda ad un giocatore che nel corso dell’anno sia in grado di garantire un certo tipo di continuità nelle prestazioni che oggi è lo step ultimo che Beane deve ancora compiere. Discorso che parallelamente vale per lo stesso giocatore, che rischierebbe di doversi snaturare ancor di più o limitare le proprie potenzialità in virtù dell’efficacia di squadra.

Tutte valutazioni che nelle prossime settimane diventeranno sempre più concrete, con l’addio di Beane a Varese oggi sempre più vicino, per un giocatore che comunque negli ultimi due anni è stato più che importante per la doppia salvezza varesina.

Alessandro Burin

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