Gli Skorpions Varese si apprestano a cominciare il girone di ritorno ospitando i Lions Bergamo sabato 29 maggio alle ore 18.30 al “Franco Ossola” di Masnago. Dopo il debutto clamoroso dello scorso 18 aprile, i grigiorossi saranno chiamati a confermarsi per difendere il primo posto nel Girone B mentre gli orobici vorranno vendicare la debacle.

“Sarà una partita aperta – commenta Enzo Petrillo – perché loro vorranno dimostrare che il divario visto all’andata non è veritiero. Dal canto nostro affronteremo la partita con umiltà, consapevoli che per noi ogni partita è una finale, ma non mancherà la nostra consueta determinazione perché in caso di vittoria raggiungeremmo già i playoff e, continuando a vincere, potremo giocarli qui all’Ossola. Per allora avremo in serbo sorprese interessanti perché vogliamo dare alla città calore e colore per far vivere a quante più persone possibili il football e tutto il nostro mondo”.

Finita la partita, Petrillo partirà immediatamente alla volta di Grosseto dove gli U17 e la Flag Femminile disputeranno le finali nazionali; è chiaro che partire con una vittoria alle spalle sarebbe più gratificante per il General Manager grigiorosso che, per concludere, rimarca la sua incrollabile fiducia nel gruppo squadra. E tra i giocatori c’è chi, come Stefano Fiore, ha tutta l’intenzione di ripagarlo con un’altra prestazione da incorniciare.

Il linebacker classe ’85 è uno dei cinque ragazzi provenienti dagli Hammers Monza Brianza che incarna alla perfezione lo spirito di sacrificio e la passione ardente richiesta dal mondo Skorpions. Insieme a lui anche Samuele Camagni (’86, linebacker), Paolo Chiolerio (’82, defensive tackle), Luca Brivio (’91, center) e Lorenzo Lardera (’91, nose guard).

“Ho iniziato a giocare a football tramite un mio amico – ci racconta Fiore – ed è stato subito amore a prima vista. Dopo aver fatto il militare mi sono approcciato in maniera più consistente a questo fantastico sport e per dieci anni ho giocato con gli Hammers. Purtroppo c’è stato qualche problemino nell’ultima stagione e la società è scesa di categoria; io mi sono guardato intorno e tra le varie proposte che avevo ho scelto gli Skorpions”.

Come mai Varese?
“Perché qui c’era già Paolino (Chiolerio, ndr) che me ne aveva già parlato benissimo e, ovviamente, quando ho saputo che sarebbe venuto coach Holt non ho avuto dubbi perché per chi pratica football in Italia è un sogno poter essere allenato da un americano che ha vinto tutto. Sono quindi iniziati i contatti con Enzo Petrillo e Giorgio Nardi, ed eccomi qui, in una società incredibile con tanta ambizione e determinazione”.

Cosa significa per te giocare a football? E quanta passione ci metti nel dover fare ogni volta parecchia strada per allenarti la sera e giocare nel weekend?
“Giocare a football implica di per sé tanta, ma davvero tanta passione. È uno sport a cui bisogna dedicare molto tempo per l’allenamento ed entri in campo sapendo di andare a prendere botte; uno sport del genere non lo fai se non sei follemente appassionato. Giocare qui è sì un sacrificio, ma anche un’enorme soddisfazione e torniamo al discorso relativo alla passione: io ho due lavori, ho una mia piccola azienda a Como per stampare tessuti e arrotondo in Svizzera occupandomi di sicurezza, ma non ho alcun problema a farmi ogni volta 40/45 minuti di strada per allenarmi e POI tornare indietro dalla mia famiglia”.

Hai parlato di Holt: come ti trovi con lui e con gli altri coach?
“Holt è di un altro pianeta, roba che in Italia non ho mai visto ed è uno stimolo in più per far bene: noi ci stiamo mettendo in gioco agli ordini di una persona che vive per questo sport e lo ha sempre praticato ad altissimi livelli. Sugli altri coach devo dire che sono ottimi allenatori, ma soprattutto ottime persone: io credo che la questione umana venga prima del gioco e con loro mi sto trovando benissimo. E voglio sottolineare un’altra persona importantissima, ovvero Julie Holt: oltre ad essere una donna straordinaria è sempre pronta a darci una mano dentro e fuori dal campo. Ad esempio quando mi sono fatto male contro i Daemons mi è stata vicina facendomi fare stretching e aiutandomi nella fase di recupero; averla in gruppo rappresenta un’ulteriore marcia in più e voglio ringraziarla con tutto il cuore per ciò che sta facendo per noi”.

Contro i Lions per te è stato il debutto in maglia Skorpions; che emozione è stata?
“Alla vigilia della partita non sapevo cosa aspettarmi anche perché, causa Covid, avevo conosciuto la squadra solo a fine gennaio, ma dalla prima azione ho capito che mi trovavo in una grandissima squadra e che venire qui è stata la scelta gusta. La cosa più bella, per un “vecchietto” come me, è stata vedere l’impegno e la dedizione dei giovani: noi veterani dobbiamo porci come punto di riferimento per i meno esperti ma, al tempo stesso, anche loro ci stimolano a far meglio. C’è una sinergia incredibile in questa squadra che raramente ho visto altrove e, parliamoci chiaro, i giovani che ci sono qui fanno già la differenza”.

Cosa ti aspetti ora dalla prossima sfida contro i Lions?
“In generale mi aspetto un grosso cambiamento delle altre squadre nei nostri confronti e, per questo motivo, dovremo lavorare il doppio rispetto a quanto fatto finora. I Lions verranno qui con altre trame di gioco e ben altra intensità perché ci avranno studiato a lungo sotto tutti i punti di vista: secondo me a livello individuale sono molto forti, ma il football è lo sport di squadra per eccellenza ed è l’amalgama del gruppo ciò che conta davvero. Questo ha fatto la differenza nella gara d’andata. Mi aspetto quindi un ritorno ancor più tosto, così come la sfida ai Daemons sarà molto più difficile perché, probabilmente, ci giocheremo il primo posto nel girone”.

Per un atleta come te che arriva da fuori Varese, giocare al “Franco Ossola” è stimolante?
“Diciamo che forse non ho avuto la pressione nel giocare allo stadio perché non ho mai vissuto l’Ossola né da giocatore né da tifoso; inoltre, non c’era nemmeno il pubblico. Ma non nego che giocare in questo stadio è tantissima roba: purtroppo almeno la metà dei campi da football in Italia assomigliano a campi di patate, mentre giocare all’Ossola su un terreno del genere ti dà una carica in più”.

Una nota di colore in conclusione: come mai hai il numero 5?
“Io ho sempre avuto il 47, ma qui agli Skorpions era già occupato. Ho quindi scelto il 5 perché era il numero che aveva un mio vecchio compagno di squadra, un fratello di campo e di vita che mi è sempre stato vicino; purtroppo lui ha dovuto smettere di giocare e ho preso il suo numero per portarlo sempre in campo con me”.

Matteo Carraro
(Foto FB Down-Set-Hut Skorpions)

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