Le luci soffuse e la voce inconfondibile e suadente di Mina che attacca con la sua classica “Non gioco più, me ne vado. Non gioco più, davvero…”. Siccome c’è una canzone per tutto, eccolo servito su un piatto di marca, tipo Thorens, il brano musicale che fa da sottofondo alla decisione, davvero clamorosa, di rinunciare al campionato di CGold da parte del Basket Busto.
Una decisione che richiede rispetto assoluto e, in un panorama affollato da “mister Tentenna” o interventisti dell’ultima ora, merita il classico “Chapeau!”. “Una decisione maturata dopo lunghe e attente riflessioni e – dice Fabio Ferrarini, presidente del club bustocco –, come comprensibile numerose riunioni del Consiglio Direttivo durante le quali abbiamo sviscerato tutti gli aspetti della “vicenda CGold”della stagione in corso. Al termine di questi lunghi confronti siamo giunti alla conclusione che affrontare il prossimo campionato di CGold si configura in una sola frase: “Una vera follia”“.

Descrivila, questa follia.
“Molto semplicemente e in maniera decisamente stringata dico che il gioco non vale la candela al netto dei rischi reali cui si andrà incontro. Oppure, detta in altri termini, le prospettive che abbiamo davanti ci fanno dire che non ne vale la pena di giocare questa “partita”. Pensiamo altresì che imbarcarsi in una simile avventura, a nostro avviso si tratta di questo, non abbia assolutamente senso. Stiamo infatti parlando di una situazione, quella legata al coronavirus, che in questo momento, basta dare un’occhiata a cosa sta succedendo in buona parte delle discipline sportive, è ancora troppo rischiosa e noi, realisticamente, non ce la sentiamo di mettere repentaglio la salute di tutti i nostri tesserati – giocatori, staff tecnico, staff sanitario, dirigenti e le loro famiglie -, per affrontare un campionato che durerà meno di quattro mesi e, ragionando per logica, potrebbe essere stravolto nei aspetti competitivi e logistici dalla presenza, ancora incombente, del virus. Tutto ciò, accennando solo in minima parte al ”bagno economico” rappresentato da un campionato che, ribadisco, per soli 100 giorni di attività – dal 7 marzo, data di inizio previsto, al 21 giugno, termine ultimo per chiudere la stagione -, costerebbe, tutto compreso, come dieci mesi di attività. Uno sforzo economico che in tutta franchezza, stante la ridottissima presenza di pubblico e in mancanza di qualsivoglia ritorno, preferiamo dirottare verso le squadre giovanili“.

Ma, in generale, che idea ti sei fatto dell’intera questione-covid-19?
“Preferisco trincerarmi in un laconico “no comment” anche perché – commenta il numero 1 del Basket Busto -, le decisioni prese negli ultimi quindici giorni parlano da sole. Invece, per quanto riguarda il movimento CGold in Lombardia, posso affermare che abbiamo buttato nel cesso una brillante occasione per dimostrarci coesi, uniti intorno un progetto condiviso e, in buona sostanza, più forti. Insomma: potevamo uscirne a testa alta rendendoci attori di un cambio di passo. Invece abbiamo fatto la figura di quelli che, come sempre, curano il loro piccolo e improduttivo orticello condominiale”.

I tuoi giocatori come l’hanno presa?
“In tutti i ragazzi c’è grande dispiacere e tanto, tanto rammarico perché, è risaputo, eravamo partiti con grandi ambizioni e la voglia di giocarcela da protagonisti. Però, la situazione oggettiva e il buon senso ci hanno indirizzato verso l’unica decisione possibile senza preoccuparci di conseguenze: vedi la ventilata retrocessione in CSilver. Capisco la paura di quelli che temono di perdere la categoria, ma in questo momento, almeno in casa nostra, le priorità sono ben altre e si declinano in due concetti: profondo rispetto per la salute e lavorare per garantirsi un futuro. Eventualmente un “giro di panca” non ha mai fatto male a nessuno. Anzi – conclude sereno Ferrarini – spesso chi esce dal legno lo fa animato da grandissime motivazioni”.

Massimo Turconi

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui