Con 7 punti in tre partite disputate (l’anticipo della 17^ giornata contro l’Ardor Lazzate era stato sospeso in via preventiva) la Vergiatese, al suo secondo anno in Eccellenza, era partita con il piede giusto, dimostrando di aver allestito una squadra competitiva in ogni reparto, giustamente considerata dagli avversari come una delle formazioni favorite per i primi posti. L’emergenza sanitaria, però, non ne vuole sapere di concedere un po’ di tregua al mondo del calcio e così anche questa stagione resta in balia dell’incertezza, dopo i tanti sforzi fatti per tornare sui campi in sicurezza. Il direttore generale Franco Tosca dà voce al proprio disaccordo circa lo stop, facendo il punto della situazione in casa granata.

Cosa pensa dell’ordinanza di Fontana? 
“Penso che non siamo noi i colpevoli dei contagi, anzi, il gioco del calcio è l’ultimo dei problemi. Stiamo all’aperto con i dovuti distanziamenti, in un campo 100 x 60, e le docce negli spogliatoi si fanno in due o tre per volta senza ammassamento. Non capisco questa decisione: o fermano tutto e tutti, oppure non sacrificano lo sport. Se un giocatore viene contagiato, non succede di certo al campo sportivo ma nei luoghi al chiuso come locali, ristoranti, scuole, autobus, treni, metropolitane. È questa la reale gravità della pandemia, che i contagi nascono in questi ambienti e da lì vengono portati nelle varie case e nei vari centri. Ora che non ci sono più le partite e manca lo sfogo del calcio, la domenica la gente andrà altrove e si formeranno assembramenti. Non si può negare che la situazione sia un grosso problema, ma prima di fermare il calcio si sarebbero dovute chiudere altre cose. Il fatto è che quest’estate nessuno ha rinunciato al sabato sera e alle vacanze e con la riapertura delle scuole e i mezzi di trasporto pieni siamo arrivati a questo punto”.

Tra l’altro, per quanto sport di contatto, il calcio dilettantistico ha dimostrato un rigoroso rispetto delle norme. Fermarlo, oltre a essere paradossale, spreca anche gli sforzi fatti… 
“Ogni società ha investito per fare le squadre, mettere a norma i centri, sanificare gli ambienti, eseguire i tamponi. Noi quindici giorni fa ne abbiamo fatti 37 per sicurezza, che poi sono risultati tutti negativi. Le società stanno attente e in questo momento lo sport all’aria aperta è l’unico che può andare avanti, con accortezza e con le dovute precauzioni. Poi non capisco perché fanno giocare la serie D e la Juniores nazionale, che non è né più né meno della Juniores regionale della Vergiatese o delle altre squadre. Perché loro sì e noi no? C’è qualcosa che non torna. Capirei di più se chiudessero tutti i settori giovanili, perché spiegare a un bambino che deve stare a distanza dagli altri non è facile, ma in prima squadra ci si può gestire meglio. Chi ci governa non ha capito la situazione e quando c’è da prendere una decisione lo fa nel modo sbagliato”. 

Quest’estate siete stati tra i primi a riprendere la preparazione. La voglia di fare bene era tanta, ma ancora una volta il futuro è incerto. Quanto pesa questa situazione?
“Siamo tutti nella stessa barca. Noi avevamo fatto un buon inizio con la ristrutturazione della società e l’entrata di tre nuove persone nel gruppo. Ci eravamo rafforzati e avevamo anche potuto allestire una squadra più competitiva rispetto agli anni passati, quindi ci aspettavamo e ci aspettiamo di poter fare un campionato consono alla rosa a disposizione”.

Ora almeno sono stati concessi gli allenamenti. Come vi organizzerete?
“Potersi allenare è già qualcosa tutto sommato, almeno non perderemo tutto quello che è stato fatto da agosto. Per il momento i piccolini sono fermi e ripartirà solo la prima squadra, poi vedremo cosa succede e magari faremo fare un allenamento a settimana a ogni squadra del settore giovanile”. 

Pensa che potranno esserci i margini per la ripresa? 
“Si spera che ci facciano ricominciare il 15 e staremo alla finestra augurandoci che chi ci governa dia notizie più positive. Già l’anno scorso è andato così e adesso siamo tutti amareggiati. Non ci troviamo in una situazione chiara e speriamo che trovino presto questo vaccino per vivere più sereni, perché è una cosa più grande di noi”. 

Silvia Alabardi

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