14 novembre. Data non banale allo “Speroni”. Perché esattamente 33 anni fa a Treviso moriva Andrea Cecotti. Solo 6 giorni prima il fatale malore (“trombosi carotidea alla gamba sinistra con un embolo al cervello”) allo stadio Tenni durante il primo tempo della sfida di C2 tra Treviso e Pro Patria. Un destino vigliacco lo sottrasse all’affetto dei cari (in particolare la moglie Nadia e la figlia Desy). E alla maglia biancoblu, vestita 8 volte prima di quel tragico pomeriggio. Una straziante parabola umana (prima ancora che sportiva), che ha rappresentato, rappresenta e rappresenterà sempre una delle pagine più dolorosamente memorabili della ultracentenaria storia tigrotta. A 24 ore dal match con l’AlbinoLeffe (ore 15, stadio “Speroni”), anche Ivan Javorcic fornisce il proprio contributo alla memoria collettiva: ”Penso che sia un dovere della Pro Patria di oggi ricordare questo tragico evento. E’ molto difficile parlarne. La cosa più giusta è far vivere il ricordo di Andrea nella memoria collettiva del mondo bianco-blu e di chi ha cuore le nostre vicende. Con rispetto e riconoscenza”.

Messo da parte lo struggimento, resta l’avversario di domani. Una specie di benchmark della categoria. Tre sconfitte nelle prime 4 prima di 5 turni invitti da 11 punti: “Una squadra forte. Con giocatori di esperienza e di qualità uniti a dei giovani interessanti. Si sta riprendendo da un inizio di campionato complicato, ma sta guadagnando sul campo il suo valore oggettivo, importante per la categoria. Servirà un’altra partita di altissimo livello da questo punto di vista. L’avversario ti impone questo. Ci vorrà uno sforzo importante essendo la terza delle cinque partite ravvicinate. C’è ancora una montagna da scalare e bisogna trovare dentro motivazioni ed energie che ti aiutano a trovare la giusta prestazione per essere competitivi. Poi c’è sempre la strategia e cambiare qualcosa, anche nelle scelte, può aiutare”.

Ancora relegato in tribuna per il secondo turno di squalifica, lo spalatino lascerà la panca Sala. Nel frattempo, parzializza i meriti del quinto posto: “Mi piace definirlo lavoro di equipe. I meriti sono anche dei ragazzi, cresciuti in maturità e consapevolezza, oltre che nella conoscenza di quelle che sono le dinamiche di gioco. Tutto ciò aiuta ad essere maggiormente pronti e reattivi. Come sempre in questo sport i meriti sono di tutti, è un gioco di squadra”.

Convocati appesi al ballo del tampone con le uniche certezze delle assenze di Ghioldi, Molinari e dell’under 21 albanese Kolaj. Non si esclude ampliamento di quota 19. Cioè, dei giocatori già titolari almeno una volta in stagione nelle 9(su 9) diverse formazioni schierate al 1’: “Penso che dietro a questi numeri e a queste sfaccettature si celi il nostro modello di squadra e di quello che vogliamo fare. Possiamo ancora migliorare, sopratutto nei numeri, perché per vari motivi alcuni giocatori non sono stati utilizzati per quanto avremmo voluto. Andremo, se possibile, ad incrementare il minutaggio di tutti gli effettivi della Rosa. Anche domani potrebbe esserci l’occasione. Dietro tutto questo comunque c’è proprio il segreto del nostro modello di squadra”.  

Porte chiuse che azzerano l’effetto “Speroni”. Dove quest’anno la Pro Patria ha raccolto esattamente la metà dei punti rispetto alle trasferte (5 a 10). Circostanza che dà evidente noia ad Ivan Drago: “Dà fastidio. Abbiamo fatto prestazioni importanti raccogliendo meno di quello che realmente potevamo. C’è la voglia di migliorare questi numeri magari con un pizzico di fortuna in più ed episodi che possono girare dalla nostra parte. I numeri miglioreranno, ne sono certo. Dobbiamo continuare a fornire queste prestazioni”.

Giovanni Castiglioni

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