Al di là del ciclismo c’è l’Ultracycling: una disciplina poco conosciuta, fatta di lunghe sfide contro il tempo e contro la stanchezza. Una tipologia di gare che prevede partenze scaglionate e divieto di scia, caratteristiche che hanno permesso all’Ultracycling Dolomitica di essere la prima competizione ciclistica italiana dopo il lockdown.

Al via da Sarmede, per il Team FTM c’era anche il sestese Mario Favini, che ha affrontato il percorso da 380 km, 10000 metri di dislivello e 11 passi dolomitici in 20 ore e 25 minuti. Una gara tutta in rimonta la sua, che gli ha permesso di chiudere al quinto posto assoluto, ad un passo dal podio tra gli atleti self-supported, ovvero quelli che non si avvalgono di auto al seguito. 

“Sono stato l’ultimo a partire tra i solitari, poco prima delle 21:30 – spiega -. La notte è stata esaltante: ho recuperato molte posizioni e l’alba sul Passo Fedaia è stato un momento davvero speciale. Col passare delle ore mi sentivo sempre meglio, sono riuscito a ridurre al minimo le pause e a portarmi ancora più avanti. Sul Giau ho capito di poter puntare alla top five e da lì in poi ho dato tutto quello che avevo”.

Dopo tanti kilometri sulle salite intorno al Lago Maggiore, la Dolomitica 380 è stata per Favini la gara di esordio nel ciclismo estremo. “Non potevo chiedere di più. Sapevo di poter fare una buona gara ma in questo tipo di eventi può succedere di tutto ed è difficile essere davvero pronti soprattutto per chi, come me, ha poca esperienza. Adesso mi godo qualche giorno di relax, poi inizierò a pensare ai Campionati Europei 12 ore a cronometro”.

Redazione

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