Jonathan Broggini non ha sicuramente bisogno di presentazioni. Ovunque è andato ha sempre fatto ciò che sapeva fare meglio, segnare, e i tifosi della Castanese, sperando di tornare presto alla normalità post-Coronavirus, potranno finalmente vederlo all’opera con la loro maglia del cuore. Ma perché proprio la Castanese? “Il Covid-19 ha spaventato tutto il mondo del calcio – spiega Broggini –, e non avendo garanzie sul futuro ho deciso di cominciare a lavorare a tempo pieno. Di conseguenza, al momento della ripartenza, mi sono guardato intorno per cercare una squadra che, avendo allenamenti serali e non pomeridiani, mi desse la possibilità di portare avanti entrambe le cose. La Castanese faceva al caso mio: è una società seria, in cui penso si possa lavorare bene”.

Avevi altre offerte?
“Senza il Coronavirus avrei continuato a fare il calciatore a tempo pieno, ma il fatto che le varie società sapessero già da tempo la mia decisione di iniziare a lavorare ha determinato che molte squadre di Serie D non si presentassero nemmeno. In ogni caso le offerte non mancavano, dall’Eccellenza e dalla Promozione, ma Castano era il posto giusto, anche per una questione di comodità dato che è vicino a dove lavoro”.

A proposito di Serie D, va detto che ci sei arrivato abbastanza tardi. Pensi che aver fatto tutta la trafila dalla Terza Categoria fino all’apice del dilettantismo ti abbia rafforzato? O avresti voluto arrivarci prima?
“Non nego che tardare il mio approdo in Serie D sia stata una scelta dettata dagli anni della ‘stupidera’. Dopo il fallimento del Varese potevo subito iniziare a giocare a buoni livelli che mi avrebbero presto portato in Serie D, ma ho scelto di fermarmi quattro/cinque mesi e ripartire da una categoria bassa solo per divertirmi. Non sono uno che vive di rimpianti, e credo che tutto questo abbia contribuito a formarmi come calciatore e come persona”.

La prossima stagione sarai sicuramente sotto i riflettori; senti il peso delle aspettative che ci sono su di te?
“Fortunatamente la pressione non l’ho mai sentita nella mia carriera; il calcio è uno sport semplice, sei in 11 contro 11, ed è il campo a dare il suo verdetto. Comunque, ogni anno devi sempre dimostrare qualcosa: all’Inveruno potevo fare 20, 25 o 18 gol a stagione, ma con il nuovo campionato si azzerava tutto. Arrivo alla Castanese per mettermi a disposizione di tutti e fare un bel campionato, poi ovvio che ci saranno dei momenti di difficoltà perché non conosco né l’ambiente né alcuni dei miei compagni di squadra. Sono comunque fiducioso”.

Mister Garavaglia ha detto che chiamarti dilettante fa sorridere, perché puoi esserlo a livello di categoria, ma il tuo valore è decisamente superiore. Come commenti questa dichiarazione?
“Sono contento perché fa sempre piacere ricevere complimenti. Un mio pregio è sicuramente la tecnica: è una dote innata, ce l’hai o non ce l’hai, l’ho coltivata e mi ha portato a migliorare negli anni. Per il resto il mister mi ha detto che mi voleva assolutamente, così come il ds De Bernardi, ma non abbiamo ancora parlato a livello di gioco. Non vedo l’ora di iniziare”.

Parlando di complimenti, sei anche definito “il giocatore da uno contro tre”; ti piace questo appellativo?
“Non lo so (ride, ndr), non sono io a doverlo giudicare. Faccio parlare gli altri e se questa cosa è stata detta da più persone allora penso che possa essere vera, ma in campo non vado di certo a cercare l’uno contro tre. Capita che, se sei bravo, gli avversari ti raddoppino o triplichino; se poi sei davvero bravo allora riesci a superarli”.

Tornando alla Castanese, sappiamo che è reduce da un campionato in cui non ha sicuramente brillato. Quali sono gli obiettivi per questa stagione?
“Appena mi hanno contattato ho cercato di informarmi e ho visto che l’andamento dello scorso anno non era sicuramente dei migliori: erano penultimi e con lo stop forzato si sono salvati. Penso e spero di non ripetere quel campionato, credo che stare fuori dalla zona playout possa essere un buon traguardo; se poi arriverà qualcosa di più ce lo prenderemo”.

E i tuoi obiettivi invece? Punti al tuo record di 34 gol in 30 partite del 2013/2014?
“Sarebbe bello! Però, come ho detto prima, nel momento in cui parte una nuova stagione tutto si azzera e per un attaccante il primo obiettivo deve essere quello di arrivare in doppia cifra. Poi, una volta che ci arrivi, cerchi sempre di fare meglio”.

Tralasciando il tuo contributo in campo, cosa ti aspetti di dare a livello di spogliatoio? Ti ritieni una guida o un esempio per i più giovani?
“Questa è una domanda difficile perché a dir la verità non sono mai stato un trascinatore. Sicuramente per un giovane vedere che sei l’ultimo a mollare e che ci tieni anche quando vai sotto può essere uno stimolo per dare il 100% ma, esattamente come per il discorso sulla tecnica, questa è una caratteristica che devi avere di natura. Io cerco di dare il meglio in campo, anche se sotto il profilo del carattere faccio fatica ad essere una guida in senso stretto”.

Alla luce di ciò, ti piacerebbe allenare in futuro?
“Perché no? Penso che comunque mi orienterei sul settore giovanile dato che mi piacerebbe allenare i bambini di 8 o 9 anni. In questo caso devi insegnare, non trascinare, e credo sia più facile. Ci sto comunque pensando, ma ho ancora tempo per decidere e valuterò in futuro. Per adesso voglio concentrarmi ancora sul calcio giocato”.

In conclusione, cosa dobbiamo aspettarci da Broggini per questa stagione?
“Prima di tutto, cosa fondamentale, voglio subito recuperare la forma dopo quattro/cinque mesi di inattività. Il campo mi manca e non vedo l’ora di tornare a giocare sul rettangolo verde. Poi spero di star bene, far divertire e soprattutto segnare”.

Matteo Carraro

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