Con il 4-0 di Fossano il Città di Varese ha spazzato via, per il momento, dubbi e incertezze sul futuro, riscoprendo il sorriso dopo quattro giornate e altrettante sconfitte. Prima di domenica erano trascorsi 945 giorni dall’ultima vittoria biancorossa in Serie D (2-0 vs Castellazzo Bormida, 22 aprile 2018) e per trovare un successo fuori casa occorre andare un mese più indietro, al 18 marzo, con 5-0 sul campo del Pavia.

Altro Varese, altri tempi e altra storia. Il nuovo corso targato Città di Varese ha sempre proclamato fin dalla Terza Categoria la sua volontà di distaccarsi da ciò che c’era prima per allontanare qualsiasi tipo di diffidenza: Amirante e soci continuano a farlo, passo dopo passo, e i tre punti conquistati a Fossano rappresentano un ulteriore gradino scalato dalla società. Ciò che più conta è l’aver finalmente concretizzato quanto di buono era già stato fatto vedere nelle precedenti uscite, perché inevitabilmente le prestazioni erano passate in secondo piano rispetto ai risultati e parte della tifoseria aveva già cominciato a rumoreggiare.

Riavvolgiamo il nastro e riviviamo questa travagliata prima parte di stagione. Il Città di Varese approda in Serie D con la consapevolezza di rappresentare una città che aveva bisogno di ritrovare il calcio giocato: nuovo ambiente, poche chiacchiere e tanta determinazione. La squadra costruita da zero, il salto (per qualcuno azzardato) dalla Terza Categoria alla Serie A del dilettantismo e le problematiche legate all’emergenza sanitaria hanno complicato non poco i piani della dirigenza.

Il 27 settembre a Sestri Levante la squadra di Sassarini esce sconfitta al termine di una partita scialba, ma senza la sciagurata rimessa di Mapelli (che dà il là al vantaggio dei corsari) un pareggio non sarebbe stato certo un furto, vista anche la grigia prestazione dei padroni di casa. Poi cominciano i rinvii causa Covid e il Varese salta le successive tre sfide; al ritorno in campo il 14 ottobre contro il Pont Donnaz viene disputata la peggior partita stagionale. I valdostani, al massimo della condizione, surclassano i biancorossi sul piano fisico e lo 0-1 con cui escono dal “Franco Ossola” è un risultato decisamente stretto.

Segue un mese di blackout. Tanti rinvii, il campionato che si ferma e la decisione di lasciar spazio ai recuperi. Il Città di Varese torna in campo il 15 novembre a Imperia, in diretta tv, con tante assenze: emergono ancora una volta tutti i limiti riconducibili ad una squadra nuova, assemblata dal nulla, ma a livello di condizione fisica si registra un bel balzo in avanti. Appare inoltre evidente come gli interpreti del 4-2-3-1 di Sassarini comincino ad acquisire consapevolezza  e inizino a calibrare le misure, costruendo tanto senza però trovare la via del gol. Non basta, perché i biancorossi pagano gli errori individuali (ingenuità di Lassi ed espulsione di Beak), qualche svista arbitrale (due rigori solari negati) e il fatto di non riuscire ad andare oltre gli episodi: al triplice fischio è l’Imperia a festeggiare il 2-0.

Tre giorni dopo si ritorna all’“Ossola” per il derby contro la Caronnese e il ritornello non cambia: buon gioco e una colossale mole di occasioni create, ma al novantesimo il punteggio finale dice Varese zero, Caronnese uno. C’è chi si appella alla sfortuna (due legni colpiti), chi alla scarsa convinzione dei giocatori, ma nessuno riesce a capire il perché delle quattro sconfitte. La difesa ha dimostrato di reggere tutto sommato bene e l’attacco ha dimostrato di avere dei colpi importanti (anche se manca la concretezza); forse il centrocampo appare il reparto più debole, in ombra in quasi tutte le uscite. Il problema a questo punto è mentale e anche Sassarini non riesce a spiegarsi né l’ultima posizione in classifica né, soprattutto, gli zero gol fatti. In ogni caso, malgrado qualche timida voce sulla sua panchina a rischio, il mister mantiene la sua tranquillità e la sua ottimistica sicurezza per il futuro affidandosi come sempre al lavoro quotidiano in allenamento.

E così si arriva a Fossano, tra mille dubbi e paure, e nel freddo pomeriggio piemontese il Città di Varese tira fuori gli artigli. Passano dieci minuti e Otelè “spezza” la maledizione con un colpo di testa che gonfia finalmente la rete avversaria per la prima volta in stagione. Ai biancorossi sembra di essersi tolti un peso. Cominciano a giocare con tranquillità: la difesa non corre rischi, il centrocampo prende le misure con un Guitto finalmente decisivo e un Beak in netta crescita (fisica e mentale), mentre l’attacco regala spettacolo con il ritrovato Lillo e un Balla scatenato, oltre ai preziosi spunti degli esterni Otelè e Capelli. Il Varese gioca bene e trova la via del gol altre tre volte, per regalarsi e regalare ai tifosi da casa un pomeriggio indimenticabile.

Questi primi punti, certamente ottenuti contro una squadra di medio-bassa classifica, fanno ben sperare ma non devono illudere. Lo sa bene Sassarini che nel post-gara ha sottolineato come il Varese sia ancora al 50% del suo potenziale e il percorso di crescita sia appena iniziato. Inoltre, in queste partite sono mancate delle pedine importanti allo scacchiere di Sassarini, che al momento non può contare su Siaulys tra i pali, su Simonetto per irrobustire la difesa, su Disabato per dare ulteriori geometrie al centrocampo, su Negri, Nicastri, Scampini e Mobilio (quest’ultimo appena tornato in gruppo e non ancora in condizione).

Il Città di Varese deve quindi maturare ancora molto per tornare ai livelli che competono a una piazza prestigiosa come Varese: è quello che vogliono tutti, dai tifosi alla dirigenza, passando per giocatori e allenatore, ma squadra e società devono farlo con i giusti ritmi per non ripetere gli sbagli che da queste parti conosciamo bene. È però indubbio che vincere aiuta a vincere, consentendo di lavorare meglio e con più tranquillità. La speranza di tutti è che i biancorossi continuino a vincere, e che soprattutto continuino il loro percorso di crescita, a cominciare dalla prossima sfida contro il Vado. Proprio domenica il Città di Varese dovrà sfatare un altro tabù: vincere per la prima volta al Franco Ossola, impresa mai riuscita in quattro partite (contando anche l’Under19), e continuare così a tener lontani dubbi e incertezze con il sorriso consapevole di chi sta gettando le basi per qualcosa di importante.

Matteo Carraaro

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui