Era un caldo pomeriggio di fine settembre quando le porte del Franco Ossola si spalancarono dopo tanto tempo per una sfida di prima categoria, opposte la neo promossa Bosto e la più consolidata Valceresio. L’inspiegabile emozione di tornare a calcare un campo di simile importanza, ha lasciato in fretta il posto a novanta minuti in cui è successo davvero di tutto: un botta e risposta continuo valso il 5 a 4 finale per i ragazzi allenati da mister Epifani.
Quel campo lo avevo già visto da vicino anche Davide Golisciano, numero dieci della Valceresio, cresciuto nelle giovanili del Varese. Dopo un avvio shock, sotto 3 a 0, fu proprio il fantasista a rimettere la situazione in parità segnando il rigore del pareggio. Non bastò perché nella ripresa i gialloblù riuscirono a sopravanzare per due volte, ed il finale è quello già citato. Ma se fosse stata solo una sconfitta, seppur dolorosa, quella giornata sarebbe rimasta meno indigesta: quando mancano 10’ al termine in un contrasto, Golisciano cade male, il crack al ginocchio che rimbomba nelle sue orecchie prima ed in tutto lo stadio poi, è assordante. Un po’ come il dolore che non dà tregua. Visite su visite, risonanze su risonanze, il piatto tibiale si è frantumato il legamento è lesionato in maniera parziale. 

Il calvario di una fisioterapia lunghissima, le partite dalla tribuna, la nuova avventura spezzata in poco più di un mese, il covid poi ha fatto il resto ma la stagione di Davide Golisciano è andata anticipatamente in archivio.
Spiace per come sia andata, c’è stata tanta sfortuna, avrei voluto dimostrare quello che so fare anche alla Valceresio, che mi ha fortemente voluto, peccato sia mancato il tempo per farlo”.

Si volta pagina, come sempre in queste situazioni, ed i colori che hai scelto, però, li conosci bene: bianco e rosso.
Bianco e rosso Ispra, già, torno in quella che reputo un po’ casa mia; ho fatto questa scelta perché conosco l’ambiente e perché avevo bisogno di serenità, vista la situazione del mio ginocchio io non posso fare promesse, ad oggi sto abbastanza bene, valutarlo però sul campo, con il ritmo partita, sarà diverso”.

Quando sei andato via da qui hai sempre pensato che non fosse un addio ma un arrivederci?
Sì, in effetti sì, l’ho sempre pensato, perché Ispra è una società bellissima, si sta bene, è una famiglia, certo non avrei immaginato di farlo così presto, ma visto il mio infortunio mi sono anche detto che questo fosse il momento giusto per tornare perché mi conoscono, perché qui non devo dimostrare nulla, perché avrò il tempo per rimettermi in forma al 100%”.

Ti conoscono, è vero, ma c’è anche un altro lato della medaglia ovvero “non deludere”…
Io sono stato molto chiaro con la società e ho spiegato la mia situazione, dall’altro lato ho trovato il massimo della comprensione, ma non avevo grossi dubbi ecco perché il mio sì è arrivato a cuor leggero, mi hanno cercato anche altre squadre, questo non lo nascondo, ma ci sarebbero state troppe incognite, troppi fattori da incastrare per far sì che le cose andassero per il verso giusto, non me la sono sentita e non sarebbe nemmeno stato corretto nei confronti di nessuno, Ispra mi è stata vicina anche nell’immediato post infortunio, ho fatto la scelta più saggia ma anche una scelta di cuore”.

Ed ora cosa ti aspetti? Che squadra ritrovi?
Ho lasciato una squadra forte e ritrovo una squadra altrettanto forte: il gruppone è stato confermato quasi per intero, si sono aggiunti acquisti di valore, come Marianovic che però conosco poco e come Corrado giocatore con cui invece sono cresciuto e che stimo moltissimo”.

Un campionato bruscamente interrotto che ha comunque visto dilagare la Solbiatese e che tu hai osservato da fuori, ma post covid che stagione sarà la prossima?
La Solbiatese ha giustamente staccato il pass per la promozione, per il resto io però credo che ci saranno le solite 3/4  squadre pronte a dare battaglia; nella passata stagione ho visto tante partite dalla tribuna e ho avuto modo di osservare qualche formazione dall’esterno, devo dire che quella che mi ha impressionato di più è stata il Ferno e a seguire quella dell’Accademia Bmv ecco perché quest’anno le inserisco tra la favorite, non ci si può dimenticare dell’Arsaghese, che ha acquistato 4 top players, ed ovviamente dell’Ispra, anche noi abbiamo tutte le carte in regola per stare in alto”.

Negli ultimi due anni di Ispra hai vinto un pallone d’oro di Varese Sport, l’anno successivo sei arrivato secondo ed hai fatto registrare numeri importanti: ginocchio a parte, ti sei posto qualche obiettivo?
Per fortuna i numeri remano dalla mia parte, almeno ho una base da cui ripartire, scherzi a parte, io voglio fare bene, non mi sono posto obiettivi quanto a gol, ma mi piacerebbe giocare più partite possibili e soprattutto giocarle al mio livello, altro non mi auguro se non di dare il mio contributo ad una società che merita molto”.

Il Franco Ossola del tuo recente passato evoca per te brutti ricordi, ora però quello stadio riaprirà definitivamente i cancelli per accogliere la serie D ed il Città di Varese: cosa pensi di questa rinascita?
Dai giovanissimi nazionali fino alla beretti ho indossato la maglia del Varese, è stato una grande orgoglio, non mi aspettavo questo salto così all’improvviso, ma spero davvero che sia la volta buona, gli ultimi anni sono stati un continuo di alti e bassi mi auguro che ci sia continuità ed un progetto serio, Varese è una città, uno stadio, una piazza che merito tantissimo”.

Mariella Lamonica

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