Si dice che la passione sia in grado di smuovere persino le montagne. No, non parliamo di alpinismo, anche perché nel quartiere di Cedrate, a Gallarate, di altipiani non ce ne sono. I rettangoli verdi invece sì, e su quelli ogni giorno bambini, ragazzi e adulti si uniscono sotto i colori della Cedratese per esprimere l’amore verso il calcio.
Un sentimento che ha spinto il presidente Stefano Bettinelli a scendere in campo, ormai cinque anni fa: “Sono stato anche io calciatore, la voglia di mettersi in gioco c’era, così nel 2015 divenni socio e poco dopo presidente. È un percorso tanto dispendioso quanto emozionante”.
Una società che ha saputo ottenere ottimi risultati nelle rappresentative giovanili, grazie a una pianificazione mirata e alla collaborazione con il Milan Academy. Bettinelli però ci tiene a puntualizzare: “Ogni obiettivo raggiunto è frutto del grande lavoro e della passione che collaboratori e atleti ci mettono. Non dimentichiamo che i componenti della prima squadra, ad esempio, non ricevono rimborsi spese per giocare in Terza Categoria”.

Partiamo proprio da loro. Tre sconfitte nelle prime tre giornate: vi aspettavate un inizio così complicato?
“No, avevamo preventivato una partenza migliore di questa. Bisogna spezzare però una lancia a favore di mister Grilli e della squadra, perché erano partite non facili. Alla prima giornata con la Vergherese abbiamo perso 4-0 avendo almeno cinque titolari indisponibili mentre con l’Orasport Gazzada e il Torino Club abbiamo perso due partite che stavamo conducendo fino a pochi minuti dal termine. Pertanto, sono convinto che cresceremo, ma ci vorrà tempo. Non bisogna dimenticare che la nostra storia in Terza Categoria è brevissima, a noi manca quell’esperienza che le altre squadre hanno”. 

Domenica vi aspetta l’Angerese, squadra che ha iniziato tra alti e bassi. Può essere l’occasione giusta per riscattarsi?
“Ce lo auguriamo, noi confidiamo nei tre punti anche per risollevare il morale. Torneremo a giocare a Cedrate perciò ci piacerebbe  vincere sul nostro campo, consci che sarà dura e che gli avversari non regaleranno nulla”. 

Durante la preparazione quali obiettivi vi siete prefissati?
“Siamo consapevoli di non avere un organico da promozione, ma non vogliamo nemmeno stazionare nelle ultime posizioni. Noi puntiamo a un piazzamento a metà classifica, ma sarà difficile. Quest’anno la preparazione è stata tardiva a causa del Covid e i ragazzi hanno avuto poco tempo per lavorare assieme. Inoltre dobbiamo migliorare sotto l’aspetto psicofisico: nei finali di gara concediamo troppe occasioni agli avversari”. 

A proposito di Covid, l’emergenza sanitaria vi ha causato qualche problema?
“Fortunatamente siamo riusciti a gestire questa situazione nel migliore dei modi e continueremo a farlo. Sotto il profilo economico, il budget è rimasto pressoché invariato rispetto alla scorsa stagione. Le nostre casse non hanno pagato la crisi generata dal coronavirus”. 

Passiamo ora ai ragazzi: le vostre selezioni regionali sono partite bene.
“Tutto sommato sì. Gli Allievi Élite U17 hanno vinto largamente in trasferta ma sono caduti entrambe le volte in casa. Dispiace, ma siamo solo all’inizio: la rosa è valida e sono convinto che se la giocheranno con tutti. Gli Allievi U16 e i Giovanissimi U15 hanno entrambi cominciato positivamente. Le prestazioni sono incoraggianti quanto i risultati ottenuti finora, perciò siamo fiduciosi per il prosieguo della stagione”.

La “linea verde” intrapresa dalla Cedratese procede spedita anche grazie alla collaborazione con il Milan Academy, a conferma dell’importanza che riservate ai più giovani. 
“Il settore giovanile è il nostro fiore all’occhiello. Siamo una piccola realtà che lotta contro squadre che hanno un potere economico non indifferente, come Alcione, Aldini e Varesina ad esempio. Mantenere tre rappresentative nei campionati regionali è difficilissimo, eppure noi siamo tra le pochissime società che possono vantare questo score. Questi risultati si ottengono partendo dal basso, quindi iniziando a formare i più piccoli. Il lavoro svolto da quattro anni a questa parte con il Milan Academy, rivolto specialmente alla Scuola Calcio, ai Primi Calci e ai Pulcini sta portando i frutti sperati. L’obiettivo è quello di permettere ai nostri allenatori di imparare quanto più possibile da coloro che operano in ambito professionistico, insegnando nel migliore dei modi ai nostri bambini”.

Un settore giovanile che ha attirato le attenzioni anche di squadre professionistiche.
“È così. Due ragazzi dell’U17, Emanuele Di Bella e Kristian Trenchev, sono andati al Como mentre Matteo Fuscaldo, portiere classe 2005, è stato preso dalla Juventus e ora vive alla Continassa. Per noi è un motivo d’orgoglio quando club di questo calibro si interessano ai nostri atleti, significa che il lavoro svolto è apprezzato”.

Cosa spinge una persona a prendersi carico di una società sportiva, come lei ha fatto con la Cedratese?
“La passione, non c’è altra spiegazione. A pallone ci ho giocato da giovane e ci gioco tuttora, è qualcosa che si ha dentro. Oltre al mio lavoro, dedico almeno due ore al giorno alla società. Fortunatamente sono supportato da un gruppo di collaboratori molto valido e affiatato: Gianluigi Daniele, Cristian Siano, Antonio D’Andrea, Maurizio Scalamandrè e molti altri ancora. Senza di loro, questo progetto non sarebbe arrivato fino a questo punto”.

Cosa significa per lei essere presidente di una società sportiva?
“Chi come me ha deciso di intraprendere questo percorso, è consapevole di fare qualcosa di veramente importante. È un ruolo che richiede grosse responsabilità, specialmente sotto il profilo umano. Ricoprire questo incarico è difficile, ma spesso non viene percepito da fuori. Stesso discorso per gli allenatori, che frequentemente vengono additati dai genitori”. 

Quanto è importante indirizzare i giovani a praticare sport?
“Per un presidente è fondamentale aiutare i giovani a vivere un’esperienza sportiva. Il calcio, come tutte le altre attività, ha un valore sociale altissimo. I ragazzi di oggi li vedo soli, assorbono troppo le dinamiche appartenenti al mondo degli adulti e pertanto hanno delle fragilità. Lo sport deve essere un veicolo per permettere loro di divertirsi, di fare attività fisica, di imparare a fare comunità e superare situazioni di difficoltà. In questo processo diventa fondamentale affidarsi ad allenatori che sappiano formare gruppi compatti, prima ancora di conseguire dei risultati”.

Dario Primerano

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