Prosegue il nostro viaggio nel mondo di Varese Basketball e questa volta è il turno di conoscere la base fondante di questa unione tra Pallacanestro Varese e Robur Et Fides, ovvero il settore minibasket.

Minibasket congiunto diretto dal Responsabile Andrea Avigni, per i più appassionati conosciuto anche come “Gnazzo”, uno dei due conduttori terribili, nel senso buono del termine, della trasmissione Twitch della Pallacanestro Varese Valley-Oop, nonché responsabile Instant Replay della società biancorossa per le gare della Serie A, che ci racconta idee, progetti e piani del minibasket targato Varese Basketball.

Andrea, dopo qualche mese dall’inizio dal progetto, come sta andando il settore minibasket di Varese Basketball?
“A gonfie vele. Dopo un inizio concitato, perché stiamo parlando di una società nata ad agosto, facendo conto che noi solitamente pianifichiamo le stagioni a marzo dell’anno prima, è stato un bel tour de force mettere insieme tutti i pezzi, tenendo conto che stiamo parlando di due società, Pallacanestro Varese e Robur Et Fides che occupano il codice FIP 108 e 109. Due colossi che si sono uniti con tutte le sfaccettature del caso da sistemare. E’ un grosso vantaggio questa unione però è chiaro che ci vuole tanto tempo per definire tante situazioni. Al di là di questa premessa, il lavoro in palestra finora è stato ottimo perché Robur Et Fides a livello di minibasket aveva una struttura molto solida su cui siamo partiti ed abbiamo lavorato, integrando istruttori ex Academy, ad oggi contiamo circa 270 iscritti. Le attività vanno bene, i corsi sono regolari e le palestre sono piene”.

Che risposta hanno dato le famiglie a questo nuovo progetto?
“Devo dire che la risposta è stata fin da subito ottima. I genitori si sono affidati a noi, probabilmente perché erano già ben abituati ad affidarsi alla Robur e quando gli è stato presentato il nuovo progetto, sono stati entusiasti di sposarlo, probabilmente comprendendo che ciò avrebbe portato solo dei benefit ai loro figli, sia a livello di strutture, che di spazi, che di opportunità. Il mondo Varese Basketball offre una miriade di eventi, opportunità, collaborazioni nel territorio e questo ha solo che giovato ai bimbi ed alle loro famiglie che hanno capito subito, molto prima di tanti altri, l’idea e la linea del nuovo progetto. Abbiamo fatto tanti incontri, la Basket Fest che è stata importante, abbiamo identificato i luoghi di lavoro, abbiamo proposto loro una possibilità di allenarsi una volta al giorno, quindi una volta che abbiamo aperto le porte delle nostre palestre loro si sono affidati a noi con piacevole gioia”.

Parlando di attività, si sa che il nuovo corso Varese Basketball si basa sul concetto di player development e crescita individuale che sono discorsi che forse centrano poco con il minibasket. Su quale capo saldo si basa il vostro lavoro con i bimbi quotidianamente allora?
“Sembra banale ma il nostro minibasket si basa sul bambino. Mi rendo conto che possa sembrare una frase banale, ma in realtà è ricca di significato, ed è una frase che è difficile continuare a mantenere con coerenza. Quello che ci chiede la direzione di Varese Basketball è accogliere più bimbi possibili. Il nostro lavoro parte dalle scuole e dagli asili: noi siamo presenti in più di 20 istituiti con dei corsi. La nostra attività principale è proporre il nostro minibasket ai bimbi e farglielo provare. Questa è la base della nostra piramide, da lì poi cerchiamo di portarli in palestra, cercare di farli divertire, perché il nostro è un gioco sport, un divertimento e piano piano che crescono cercare di preparali al player development ma in una fase successiva. Il nostro obiettivo principale è portarli in palestra e farli divertire, giocando, che poi è questo il segreto e il fine di tutto”.

Qualche numero me lo ha dato, ma se io le chiedessi qualche obiettivo di crescita da qui al prossimo anno, c’è?
“Non mi piace dare dei numeri, la considero una linea un po’ vecchia ed aziendale. Una volta veniva fatto il discorso al Responsabile minibasket che se quest’anno c’erano 100 bambini l’anno dopo andavano moltiplicati per fare più soldi da investire nella Prima Squadra. Questi erano i discorsi di una volta, adesso no. Noi dobbiamo sicuramente crescere a livello di centro minibasket perché siamo una società novella, il nostro obiettivo è quello di diventare una società punto di riferimento per la provincia. Rappresentiamo l’unione delle due squadre più storiche dell’alto varesino e vogliamo diventare riconosciuti a 360 gradi per qualità degli istruttori, per bontà della proposta ed a livello di collaborazioni con società del territorio. Il nostro obiettivo non è quello di elevarci sopra le altre società ma di essere la punta di un lavoro di gruppo a livello di movimento provinciale. Il basket nostrano non ha bisogno solo di giocatori ma di arbitri, di dirigenti, di sponsor, di tifosi. Il nostro obiettivo è appassionare alla pallacanestro. Oltre a fare numeri, dobbiamo crescere a livello sociale. Se uno lavora bene penso che i numeri arrivino poi di conseguenza”.

Tra le attività più importanti che avete messo in campo finora c’è sicuramente il Memorial Bruno Arena, andato in scena nel weekend di Carnevale. Le chiedo com’è nata l’idea di dedicare questo torneo a Bruno e soprattutto se considera anche lei un successo lo svolgimento della manifestazione?
“Per noi fare tornei è fondamentale: sia in campo nazionale che territoriale, sfruttando le nostre strutture che sono un fiore all’occhiello. L’idea di dedicare questo Memorial a Bruno balenava da un po’ di tempo nella testa a me e Max Ferraiuolo perché lui è stato istruttore, allenatore ed un po’ racchiudeva quella gioia di lavorare che richiedeva a ognuno di noi. Quel lavorare con il sorriso che era il suo marchio di fabbrica, era una persona che rappresentava al meglio questo modo di essere e vivere e volevamo trovare un modo per ricordarlo degnamente. Abbiamo deciso di organizzare questo evento, radunando 24 squadre, con tante società di Serie A e tante realtà del territorio che con passione ed entusiasmo hanno partecipato. Il nostro obiettivo era quello di far vivere questa esperienza ai bimbi al massimo. Brown e Ferrero sono stati disponibilissimi a firmare autografi dalla mattina alla sera. Abbiamo reso i bambini protagonisti tornando al concetto inziale che noi il minibasket lo facciamo per questo, mettere i bimbi al centro. L’organizzazione è stata ottima, perché ho di fianco a me Gianmarco Zanzi e Alessandro Giglio che mi hanno dato una mano enorme ed il segreto penso sia proprio il fatto che Varese BasketBall ha unito due società molto forti ma soprattutto due famiglie, diventano un nucleo unico e quando alle spalle hai una famiglia forte tutto si può realizzare”.

Alessandro Burin

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