Una vera e propria battaglia. Sono stati questo i 40′ di gioco della Pallacanestro Varese contro la Tezenis Verona. Minuti lunghi, inesorabili, intensi, fisici, nei quali i biancorossi hanno dovuto far ricorso ad ogni arma del proprio arsenale per poter portare a casa due punti tanto importanti quanto sudati.

Varese vince contro la Tezenis guidata da coach Ramagli imponendo la legge del più forte che, con le squadre dietro di lei in classifica, la squadra di coach Matt Brase sa dettare ormai quasi a menadito, da inizio stagione fino ad oggi, consolidando così il quinto posto in classifica e avvicinando di un ulteriore passo l’accesso ai playoff, in una, anche qui battaglia, più agguerrita che mai e che durerà, molto probabilmente, fino all’ultima giornata della regular season.

Si dirà che la vittoria contro Verona è stata più sudata del previsto, visto che al Lino Oldrini di Masnago arrivava l’ultima in classifica ma lo si direbbe in maniera sciocca, perché Verona della squadra ultima in classifica ha davvero poco, pochissimo. I gialloblu hanno cambiato pelle in corso d’opera, si sono rafforzati e nelle ultime settimane sono andati vicini a vincere su tanti campi, non riuscendoci come accaduto ieri a Varese.

La differenza l’hanno fatto qualità e disciplina, come ha detto lo stesso coach degli scaligeri in conferenza stampa post gara: quella capacità di portare avanti il proprio gioco e le proprie idee per tutti e 40 i minuti di gioco, che è tallone d’achille di Verona che è punto di forza di Varese. A dir la verità, ieri, ne sono bastati 20 di minuti del proprio basket alla OJM per vincere, ma è stata l’ennesima dimostrazione della capacità di questa squadra di non uscire praticamente mai dalle partite, escludendo la debcale di Sassari.

Una qualità importantissima, dimostrazione di grande forza mentale che, in questo momento della stagione, vale più della tecnica o della tattica, perché la spia della benzina pare ben accesa ed allora quando le gambe fanno fatica ad andare la testa gioca un ruolo fondamentale.

Ma non solo, perché in settimana avevamo fatto cenno al bisogno di questa squadra di poter contare sul proprio Made in Italy, per allungare le rotazioni, per trovare linfa ed ossigeno, o meglio carburante, quando la macchina va in riserva e così ieri è stato: Woldetensae, De Nicolao, Caruso, perni sui quali si è retta la nave biancorossa nel momento di massima difficioltà e da cui ha saputo ripartire quando i propri americani hanno deciso di prendere in mano il match e vincerlo.

Questa è una doppia pelle importantissima per la Pallacanestro Varese che si affaccia al rush finale della stagione, che cerca energie dove probabilmente ormai ce ne sono poche, che è capace di andare oltre le difficoltà, puntando su quella disciplina che ieri ha fatto la differenza, che è mancata a Verona, che è il sale della differenza tra le squadre che lottano per la post season e quelle che giocano per non retrocedere, che è quanto, probabilmente, è davvero mancato a Varese negli ultimi anni e che adesso può fare la differenza in un finale di stagione tutto da vivere, con la mente e con il cuore.

Alessandro Burin

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