C’è un termine nel calcio, che sia esso professionistico o dilettantistico, del quale sempre di più ci si sta dimenticando della sua esistenza. Esso viene quasi sempre messo da parte alle prime difficoltà, denigrandolo non appena la situazione non volge a proprio piacimento, non mettendo in conto che forse, proprio grazie a quel termine si possono raggiungere risultati ben più grandi di quello che si pensa. Questo concetto è la pazienza, merce sempre più rara nello sport, ma che sta trovando il suo terreno fertile in quel di Albizzate, dove dopo la retrocessione dello scorso anno si è scelto di puntare su un gruppo giovane ed inedito, a dispetto di chi si aspettava una strada rapida e a breve termine per ritornare in Seconda immediatamente. Una scelta coraggiosa, portata avanti con decisione dalla società e dal tecnico Achille Maresca, con il quale abbiamo analizzato insieme questa prima parte di stagione.

Dopo la retrocessione dello scorso anno ci si aspettava un San Luigi che puntasse tutto sul riprendersi immediatamente la Seconda. Cosa vi ha spinti a procedere con un progetto più a lungo termine come il vostro?
“Io l’anno scorso ero al San Luigi come responsabile del settore giovanile, mi è sempre stato a cuore il contesto educativo che dovrebbe avere il calcio giovanile, per cui dopo tanti anni in panchina ho accettato questo ruolo. Quando la prima squadra è retrocessa, il presidente avendo avuto modo di conoscermi mi ha chiesto di tornare in panchina, con una rosa pronta per ripartire. Dei ragazzi della passata stagione tuttavia non tutti hanno voluto riconquistarsi quello che avevano perso, scegliendo altri lidi che li facessero rimanere in Seconda. Solo due sono rimasti, il capitano Achache e la punta Pescarino. Andare quindi a prendere persone da fuori per la categoria che siamo, dove anche la passione è calata non è stato facile. Per cui il ragionamento che abbiamo fatto è stato: abbiamo una buona Academy, investiamo sulle risorse che abbiamo e vediamo di riconquistare con quello che abbiamo la categoria superiore”.

Siete quindi ripartiti dai vostri giovani…
“L’ossatura della rosa che abbiamo costruito è stata si quella della Juniores Provinciale dell’anno scorso, che è stata contestualizzata subito in una Prima squadra, trovandosi di fronte a responsabilità non indifferenti. Devo dire che però hanno risposto in maniera anche buona, fino ad ora ce la siamo sempre giocata. Tre vittorie le abbiamo conquistate, vedendo il potenziale delle altre squadre e vedendo il girone che mi pare più cattivo a livello agonistico se la sono cavata bene. Quello su cui ho lavorato è di non arrivare in una situazione di abitudine a perdere, perché comunque nello sport una squadra deve vincere dando il massimo, e bene o male in un paio di occasioni dove meritavamo ci siamo riusciti. Diciamo che siamo un cantiere a breve termine”.

Guardando la sua storia poi, l’abbiamo sempre visto alla guida di squadre esperte e pronte a lottare per il titolo. Come si sta trovando in un contesto di questo tipo decisamente differente?
“Sicuramente è meno stressante. In ogni squadra in cui vado voglio che si chiaro l’obiettivo ad inizio anno e che venga valutato il lavoro in base a quello. L’obiettivo quest’anno era una stagione di transizione per far crescere la squadra e lo stiamo facendo. Siamo dilettanti, per cui l’importante è trovarsi bene con la squadra, la società e avere l’obiettivo in comune per poi valutarci tutti su quello alla fine: qui al San Luigi c’è tutto questo. Un altro aspetto poi, decisamente non scontato, è che sto lavorando molto bene con l’allenatore della Juniores, basti pensare che quest’anno ne ho fatti debuttare già 9 e che 3/4 vengono stabilmente ad allenarsi con noi”.

Puntare sui giovani è spesso un mantra predicato da molti, ma messo in pratica da pochi. Come mai secondo lei?
“Secondo me è una filosofia che o ce l’hai o non ce l’hai. Io avendo fatto molti anni con le categorie Allievi e Juniores mi piace lavorare con i giovani. Ricordo a Malnate 4 anni fa che disputai la Terza con quasi tutti fuori quota Juniores, giocandoci il campionato fino all’ultima giornata. Mi piace avere giovani che hanno voglia di crescere con la giusta ambizione: a questa età la Terza può essere un punto di partenza e non di arrivo”.

Ritornando al presente, ad oggi i risultati sono stati ancora esigui. Secondo lei quanto margine di miglioramento ha questo gruppo?
“Devo dire che il potenziale del gruppo non è del tutto maturo per disputare un campionato di Prima squadra, però è una necessità che ci siamo presi. Ci sono 12 partite dell’andata che hanno creato esperienza, se poi recuperiamo anche quelli che dovevano essere i nostri punti di forza che non abbiamo potuto avere in questi mesi, come Pescarino o Diop, qualche soddisfazione ce la possiamo prendere, anche perché il divario con le altre squadre non mi è sembrato incolmabile”.

Gli under della sua squadra sono parecchi: c’è qualcuno che fin qui l’ha stupita in positivo?
“Dei miei giocatori ci sono due esempi dove l’approccio è stato più difficile, ma lavorando sulla testa, sulle motivazioni e usando anche qualche panchina nel momento giusto ho ricevuto delle risposte importanti. Ti cito Poropat, il quale ha una gran tecnica ma che nelle ultime partite si è distinto per la personalità; ed il nostro portiere Soldi, che nonostante l’età si è ben distinto nel girone d’andata. Se posso aggiungerne uno vorrei menzionare anche una conferma come Achache, che nonostante sia un turnista ha sempre dato il suo contributo oltre che alla domenica anche negli allenamenti”.

Dando uno sguardo al campionato, la lotta per il vertice è alquanto combattuta. Quale pensa sia la squadra favorita per il titolo?
“La squadra che ha la rosa secondo me con maggiore qualità è senza dubbio l’Union Oratori, perché ha dei giocatori molto forti, nell’amalgama forse gli manca qualcosa, ma a livello qualitativo mi sembrano i più portati, in più essendoci molti giovani interessanti credo che possano fare la differenza nelle ultime giornate per una questione anche atletica. Come organizzazione di gioco, mi è piaciuta invece molto l’Amor Sportiva, che ritengo sia la squadra che ha espresso il gioco migliore considerando la categoria. Tuttavia, come esperienza per i giocatori che ha, alla fine penso che il campionato lo vinca l’Arnate”.

Mentre per quanto riguarda il San Luigi, quale pensa sia l’obiettivo realistico per questo girone di ritorno?
“Sicuramente migliorarci e vincere più di tre partite, anche per dare un senso di progressione del lavoro che stiamo facendo. Vorrei poi creare esperienza, fiducia e autostima in diversi giocatori, i quali dovranno poi dimostrarla nella stagione successiva. Quindi quale occasione migliore in un campionato dove non c’è alcun assillo di vittoria per provare a fare tutto ciò”.

Francesco Vasco

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