Primo per valutazione generale in campionato con 20,8 di media, quinto per media punti segnati con 16,6, secondo a parimerito con Julian Stone di Scafati per assist di media con 7,1. Questi sono i numeri di Colbey Ross in stagione, il playmaker della Pallacanestro Varese che partita dopo partita si sta dimostrando giocatore di assoluto livello, oltre che grandissimo colpo di mercato del GM Michael Arcieri.

Alla sua prima stagione in Serie A, Ross sta stupendo tutti non solo per la qualità quanto per la continuità con cui, settimana dopo settimana, è in grado di fornire sempre uno standard elevatissimo di prestazioni. Non è un caso se poi Varese sia lì, quinta in classifica, a giocarsi i playoff.

Il prodotto di Pepperdine, a solo il secondo anno in Europa, dopo l’esperienza a Nymburk della passata stagione, si sta dimostrando giocatore completo, leader vero di un gruppo che si muove a sua immagine e somiglianza, che dalle sue giocate trova linfa e dipende in maniera quasi viscerale.

Una dipendenza che è nutrimento per quanto la Varese di oggi riesce a fare, stupendo l’Italia e non solo ma anche limite quando gli avversari riescono a limitarlo, come avvenuto contro Sassari sabato scorso.

Proprio dalla sconfitta con il Banco di Sardegna inizia la nostra chiacchierata con Ross, che si apre a tutto tondo tra obiettivi stagionali, dolci ricordi passati e progetti futuri.

Cosa è successo nel terzo quarto della partita con Sassari?
“Loro sono stati molto bravi a ingabbiare il nostro gioco, portando una grandissima pressione difensiva, non lasciandoci il tempo di ragionare e trovare la giocata giusta. Abbiamo sofferto molto il fatto di non essere riusciti ad alzare il nostro ritmo di gioco, ogni volta che attaccavamo trovavamo la difesa schierata e questo ha permesso a Sassari di limitarci e costruire quel parziale che poi ha deciso la partita”.

Si sarebbe mai aspettato di avere un impatto così forte con il basket italiano?
“Non mi sono mai domandato che impatto avrei potuto avere qui. Io sono questo tipo di giocatore, lavoro al massimo ogni giorno per cercare di crescere quanto più possibile ed aiutare la squadra. Poi se a livello personale i risultati sono buoni tanto meglio, non mi fermo a guardare i numeri o le statistiche, lavoro ogni giorno per cercare di crescere. Sicuramente il basket italiano è ad un buon livello, mi piace giocare in questo campionato, mi trovo molto a mio agio e questo aiuta”.

In cosa si sente maggiormente migliorato rispetto ad inizio stagione?
“Penso di essere cresciuto molto sotto il punto di vista mentale, nella capacità di superare gli errori e pensare subito alla giocata successiva, senza rimuginare su quanto sbagliato. Questo mi aiuta poi tanto a crescere, soprattutto visto il ruolo che faccio che richiede un importante forza mentale, ancor prima che tecnica o fisica”.

Facendo un passo indietro, qual è il ricordo più bello che si porta dietro dall’esperienza a Pepperdine University?
“Probabilmente quando abbiamo vinto il campionato. E’ il ricordo più dolce che mi porto dietro anche perchè la finale fu l’ultima partita che giocai in maglia Pepperdine, in un ambiente stupendo per me in cui mi sono trovato benissimo con il coach, i compagni di squadra, tutti. Tutto il percorso universitario è stato un’esperienza fantastica e me la porterò sempre dietro”.

Quest’estate ha giocato la Summer League con la maglia di Portland, facendo molto bene. Un’esperienza immagino importante per lei..
“Sì, assolutamente. Tutti gli allenatori presenti mi hanno aiutato molto, ho trovato una grande organizzazione, ho conosciuto coach Brase, ho avuto modo di crescere giorno dopo giorno, sfidando grandi giocatori. La Summer League ti dà l’opportunità di sfidare gente veramente forte e questo non fa altro che accrescere il livello di competitività, portandoti a cercare di fare il meglio. L’aver vinto poi la competizione è stato fantastico e sono molto felice di aver fatto un’esperienza simile”.

Mi racconti qualcosa proprio del primo incontro con coach Brase quest’estate..
“All’inizio non avevo idea di chi fosse (ride, ndr). Sapevo che era un bravo allenatore ma nulla più. Nel corso della Summer League poi abbiamo avuto modo di conoscerci, ho scoperto il lato umano del coach e mi ha subito colpito, sapevo che lui avrebbe allenato Varese e che Varese aveva un interesse nei miei confronti e sicuramente questa situazione ha aiutato poi a sviluppare al meglio la trattativa che mi ha portato qui”.

Summer League che poi è vetrina per la NBA, per lei un sogno o un obiettivo concreto?
“Giocare in NBA è un obiettivo concreto per me, voglio cercare di giocare sempre al più alto livello possibile. Anche se adesso sono ancora molto giovane, ho l’ambizione di poterci giocare prima o poi. Devo, però, continuare a fare il meglio sia come giocatore che come persona innanzitutto qui a Varese, un ambiente fantastico nel quale tutti mi stanno aiutando, dove posso esprimere al meglio il mio modo di giocare, dove sono supportato da tutte le persone che mi circondano e questo per un giocatore è molto importante”

Le piacerebbe rimanere qui a Varese anche il prossimo anno?
“Si, sicuramente. Amo Varese, i tifosi, la città, mi trovo benissimo con lo staff tecnico, con i compagni di squadra, ogni cosa sta andando per il meglio e sono veramente felice di essere qui”.

Ora inizia la parte più difficile e calda della stagione. Crede nei playoff?
“Si, ci credo. Siamo in una buona posizione di classifica, stiamo facendo bene, dobbiamo continuare a fare quello che sappiamo, cercando di limare quei piccoli difetti che abbiamo ancora, cercando di migliorarci in quegli aspetti in cui pecchiamo. Dobbiamo lavorare tutti con l’ambizione di raggiungere questo obiettivo e così facendo sono certo che ci arriveremo”.

Le piace avere un ruolo da leader in squadra?
“Mi piace molto. Conosco bene il mio ruolo in squadra, so che devo essere il primo a dare intensità e ritmo alla manovra. Penso che da inizio stagione abbia fatto un importante passo in avanti sotto questo punto di vista ma so che devo continuare così per dare concretamente una mano ai miei compagni”.

Ora arriva la partita con Verona, che gara si aspetta?
“Verona penso sia davvero una buona squadra. All’andata hanno dimostrato di saperci mettere in difficoltà, abbiamo dovuto fare davvero una grande partita per vincere, quindi mi aspetto una gara dura. E’ chiaro che però, giocando in casa, con i nostri tifosi, in un ambiente fantastico, avremo una carica in più, che dobbiamo cercare di mettere in campo per vincere”.

Alessandro Burin

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