Essere o non essere, questo è il dilemma, che dura da inizio stagione. Dopo Pesaro Varese era, dopo Sassari non è più? Cerchiamo di sgombrare il campo da paure o timori, legittimi, dopo la batosta sonora, per certi versi colossale, che la truppa di coach Matt Brase ha rimediato in quel del PalaSerradmigni, prendendo, per la prima volta in stagione, una vera e propria imbarcata, come il 102-73 finale testimonia.

Varese è, perché ieri sera, sabato 18 marzo, non ci si giocava la salvezza ma bensì il quarto posto in solitaria in classifica; Varese è, perché nonostante tutto al termine della giornata odierna di LBA sarà quinta e quindi ampiamente ancora in zona playoff, Varese è però anche nel male, perché non si può non analizzare un crollo tra i più fragorosi di questo campionato.

Varese è questa, capace di incantare tutti, nei confini e non, nella gara con Pesaro di solo una settimana fa, riscrivendo parte delle regole del gioco, soprattutto italiano, smuovendo paragoni molto impegnativi con grandi squadre, facendo gridare ad un piccolo miracolo per quanto la gestione Scola-Arcieri sta tracciando in solo una stagione completa di gestione ed è la stessa capace di subire un parziale complessivo di 32-4, roba che riporta alla mente i nefasti tempi della gestione Vertemati, quando la squadra era più slegata che mai.

In questo ci va la bravura di una Sassari che ha rullato Varese senza due effettivi del quintetto come Robinson e Jones e questo amplifica le dimensioni di un sconfitta tanto netta quanto cocente, da analizzare in tutto e per tutto. Sassari l’ha vinta sul terreno di Varese, con un attacco spumeggiante, ritmato, intenso ed efficace e l’ha vinta in difesa, asfissiando Varese ad ogni possesso, togliendo fosforo al cervello biancorosso, Ross, francobollato da Kruslin dal primo all’ultimo minuto, dominando nel pitturato con Diop e spaccando la difesa biancorossa con le giocate di Dowe.

Di contro la OJM non ha saputo trovare contro misure, non ha saputo cambiare il corso di una gara che non ha mai avuto in mano, non ha saputo fermare un’onda che l’ha travolta in pieno. Questo è il vero dato che i biancorossi si portano via da Sassari e su cui bisogna lavorare, perché sè è vero che le serate storte possono capitare a tutti, premesso che un 32-4 di parziale va derubricato a qualcosa di ben più grave di una serata storta, è anche vero che se Varese aspira ai playoff non può pensare di non poter cambiare la gara in corsa, di lasciarsi abbandonare al suo destino, di non cercare contromisure a chi ti studia e costruisce su dite la partita tutta la settimana. Bucchi l’ha studiata e costruita al meglio, Brase non l’ha saputa ribaltare, la dimostrazione è eloquente ed incontrovertibile. E siamo sempre lì, lo era stato con Trento, con Tortona e ieri l’ennesima riprova, se Ross viene limitato per Varese è notte fonda: urgono soluzioni, perché la post season è ad un passo, che in questo momento pare grandissimo e che va ridimensionato a obiettivo concreto, dopo una serata che forse, qualche ambizione a questa Varese l’ha legittimamente tolta.

Alessandro Burin

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