Contro Brindisi ha disputato la sua miglior partita da inizio stagione, collezionando una “doppia-doppia” da 13 punti e 11 rimbalzi ma soprattutto, ha dato segnali incoraggianti di crescita, soprattutto a livello di posizionamento in campo.

Tariq Owens riparte dalla prestazione del PalaPentassuglia per costruire una seconda parte di stagione da protagoinista, partendo dalla gara con Napoli di domenica 15 gennaio alle ore 16:00 sul parquet del Lino Oldrini di Masnago e passando per le Final Eight di Coppa Italia di Torino, dove Tariq vuole provare ad alzare con i suoi compagni la coppa.

Quanto è soddisfatto di aver raggiunto l’accesso alle Final Eight di Coppa Italia?
“È molto stimolante pensare di poter giocare questa competizione al mio primo anno in Italia. I miei compagni prima dell’inizio della stagione mi avevano raccontato quanto fosse difficile raggiungere questo traguardo e quanto sia bella come competizione da giocare. Sono davvero felice di poter partecipare e aggiungere questa esperienza al mio bagaglio di esperienze. Proveremo a fare il massimo per portare a casa la Coppa”.

L’ultima partita è stata la sua migliore da inizio stagione. Come valuta finora il suo percorso in maglia biancorossa?
“Lo valuto giorno per giorno, partita dopo partita. L’anno scorso non è stato facile per me, l’infortunio mi ha tenuto fuori a lungo, non è stato semplice recuperare e soprattutto cercare di tornare il giocatore che ero prima. Però, da quando sono qui, il coach e lo staff mi stanno aiutando giorno dopo giorno per tornare ai miei migliori livelli e voglio cercare di crescere sempre più “.

Quali differenze più significative ha riscontrato tra il basket americano e quello italiano nei suoi primi mesi qui a Varese?
“Il basket italiano è molto piu duro di quello americano. Bisogna difendere in maniera molto più forte ed efficace. Devi sapere prendere decisioni di gioco in maniera molto rapida. Ogni possesso è pesante e la lotta a rimbalzo è molto fisica”.

Per un pivot come lei, quanto è bello giocare con un playmaker come Ross?
“È bello, senza dubbio. Sa sempre trovare la soluzione giusta non solo per se stesso ma anche per i compagni e questo sicuramente ci aiuta e mi aiuta, in particolare in fase offensiva”.

Come ha vissuto il periodo dell’infortunio al ginocchio e la successiva riabilitazione?
“L’infortunio dello scorso anno al mio ginocchio, come dicevo prima, è stato davvero molto duro. Il recupero non è stato affatto semplice, chiaramente dopo un lungo stop poi la cosa più difficile è riabituarsi al campo, ai contatti di gioco, al ritmo e all’intensità di allenamenti e partite. Ho lavorato molto per tornare al massimo, sto continuando a lavorare. So che ti tifosi pretendono molto e per questo lavoro ogni giorno cercando di saltare sempre più in alto, difendere sempre più forte e attaccare con sempre maggior efficacia”.

Lei non è solo un giocatore di basket ma anche un eccellente ballerino. Dove ha imparato?
“Io amo la musica, fin da piccolo vedevo mia mamma ballare su basi di musica country e mi coinvolgeva ogni volta. Ballare mi fa stare bene. Ballare prima di una partita mi permette di concentrarmi anche se può sembrare che non sia così. Mi aiuta ad alleggerire il peso della pressione per il match, mettendomi nella condizione psicologica migliore”.

Il suo cantante preferito?
“Il mio cantante preferito è Jay-Z. Da quando sono arrivato sto imparando a conoscere anche la musica italiana però, soprattutto grazie a quello che mi fanno sentire in spogliatoio Gianca (Ferrero) Gio (De Nicolao) e soprattutto coach Galbiati, che è un vero e proprio vocalist”.

Adesso arriva la gara contro Napoli che tra le sue fila vede un lungo molto forte come JaCorey Williams. E’ pronto per la sfida con lui?
“Sono sempre pronto. Stiamo lavorando per preparare al meglio questa partita, dovremo cercare come sempre di imporre il nostro gioco senza snaturarci, dando continuità ai miglioramenti che abbiamo messo in campo a Brindisi”.

Alessandro Burin

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