Agli assidui frequentatori dello stadio Franco Ossola in occasione delle partite casalinghe del Città di Varese non è certo sfuggita la presenza del Dottor Paolo Girardi a fianco del patron Antonio Rosati e del Presidente Stefano Amirante. Lo abbiamo incontrato alla vigilia del derby con la Varesina, un importante crocevia per i biancorossi che cercano continuità di risultati dopo la vittoria di domenica scorsa sul campo della Real Calepina, in un momento storico dove sono necessari interventi importanti per risollevare il progetto biancorosso.

Cosa l’ha spinta a sposare tre anni fa la società che aveva appena terminato il campionato di Terza Categoria, conquistando il triplo salto in Serie D, a fianco di Stefano Amirante e Stefano Pertile prima come persona fisica e poi assumendo il controllo del Città di Varese con la sua I&MI?
“La storia parte da lontano, conosco Rosati da più di vent’anni e ho avuto modo di apprezzarne da vicino le qualità imprenditoriali e sportive. Dapprima quando quando ha fatto la grande cavalcata con il Varese 1910 che lo ha portato a sfiorare la Serie A, che voi ricorderete meglio di me, e poi anche seguendo il lavoro che svolse al Genoa nella stagione 2013-2014. Negli ultimi anni ho riscoperto le sue qualità come consulente aziendale nell’affiancare gruppi industriali come il mio ed altri per i quali collabora. Questo mi porta ad essere sempre a contatto con Antonio e quando mi ha chiesto di dare una mano a un Varese che stava rinascendo facendo rete con altri imprenditori suoi amici/clienti, che in parte tra l’altro conosco, ho accettato e da un aiuto mi sono ritrovato proprietario (sorride ndr)”.

Vista da fuori, ad oggi, questa proprietà sembra però più un onere che un onore per come stanno andando le cose dentro e fuori dal campo. Ce lo conferma?
“Premettendo che è la mia prima esperienza nel calcio da azionista, mi sono reso conto che è una azienda molto difficile da gestire in quanto, contrariamente a una società extra pallone, vi sono mille variabili che possono mutare le pianificazioni di inizio anno, una su tutte il rendimento sul campo che, inevitabilmente, va ad incidere e condizionare tutto il progetto”.

Che idea aveva all’inizio della sua avventura e che idea si è fatto ora al suo terzo anno, tra l’altro molto complicato, per il presente e per il futuro?
“Le posso ribadire che tutto è iniziato grazie alla volontà di Rosati di coinvolgere un gruppo di amici. Poi, nel momento della trasformazione da associazione dilettantistica a società di capitali, dove tra l’altro la società è stata capitalizzata in maniera importante con 400mila euro di capitale sociale, ho voluto seguire ancora Antonio nell’idea di costruire a Varese delle basi solide. Abbiamo voluto da subito gettare le fondamenta partendo dal centro sportivo, dalle formazioni giovanili fino ad arrivare ai risultati della prima squadra che, ahimè, adesso faticano ad arrivare. Sicuramente al termine di questa stagione inizierò a tirare un le somme per tracciare un primo bilancio.

A proposito di centro sportivo delle Bustecche: dopo un inizio di lavori in pompa magna, ora tutto sembra arenato.
“Ahimè la burocrazia in Italia sicuramente non ha come prerogativa la velocità. Noi abbiamo già investito oltre mezzo milione di euro tra il campo sintetico a undici omologato, che è già stato interamente saldato, e l’inizio dei lavori di demolizione dei futuri nuovi spogliatoi abbinati alla ristrutturazione degli altri spogliatoi in uso oltre alla ristrutturazione completa della ex casa del custode allo stadio che oggi rappresenta gli uffici societari. Abbiamo completato la pratica per il supporto parziale dell’investimento da parte del Credito Sportivo che ha avuto vari rallentamenti in virtù del completo stravolgimento del progetto che inizialmente prevedeva un investimento di circa trecento/quattrocentomila euro e alla fine sarà un investimento che si aggirerà sui due milioni di euro, considerando che abbiamo anche in perfezionamento l’acquisto del campo di proprietà della Provincia di Varese, posizionato sopra all’attuale campo, dove entro l’estate sarà realizzato un altro campo a 11 in sintetico. Un piano quindi sicuramente più impegnativo rispetto ai progetti iniziali che quindi inevitabilmente ha avuto un dilazionamento nei tempi”.

Che idea si è fatto di quanto sta succedendo in campo con la prima squadra, delle contestazioni alla società ed in particolare al Presidente Amirante?
“Come le ho detto è la mia prima esperienza nel calcio da azionista, conosco l’Avvocato Amirante e Stefano Pertile ai quali va il merito di aver avuto l’amore e la voglia di far riaccendere la fiammella del calcio a Varese dopo i vari fallimenti. A causa dei miei vari impegni personali e lavorativi non ho la possibilità, e probabilmente neanche l’esperienza, per poter valutare la situazione createsi dentro e fuori dal campo, ma posso ribadirle che ho compreso che il calcio è una azienda complicata e probabilmente non basta l’amore e la voglia di fare. Sono convinto che sia necessaria una conduzione più imprenditoriale, tornando a oggi, sui motivi della situazione che stiamo vivendo: immagino non ci siano argomenti singoli ma un insieme di situazioni”.

Come crede di poter sistemare questa situazione anche in virtù di quanto ci ha detto fin ora e nel rispetto degli investimenti che sta facendo con il suo gruppo?
“Sicuramente sulle dinamiche sportive non riesco a risponderle, ho chiesto a Rosati ultimamente cosa ne pensasse lui sui risultati sportivi e sulle contestazioni strappandogli una promessa di un suo coinvolgimento maggiore anche per mantenere quelli che erano i principi iniziali del ‘progetto Aziendale Città di Varese’. Antonio mi ha promesso che dedicherà più tempo ai colori biancorossi a dispetto di alcune consulenze che sta portando a termine”.

Apprezzando la sua franchezza, faremo altrettanto con lei: il tempo stringe e la stagione sportiva deve assolutamente essere salvata. Siete consapevoli della situazione?
“Assolutamente sì, mi sento poter rassicurare tutti che abbiamo ben chiaro il momento e quanto sia importante, prima di tutto, salvare la stagione. Mi sono fidato di Rosati fin dall’inizio e non ho dubbi sul fatto che sarà in grado di risolvere questa situazione nella maniera più idonea possibile per il Club, per i suoi addetti e i tifosi nel rispetto di tutti e del ‘piano industriale’, iniziando con il dedicare più tempo alla causa”.

Michele Marocco

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