Cresciuto tra le fila amaranto, Alessio Moretti, terzino sinistro classe ’94, è tornato a vestire la maglia di Cassano Magnago dopo una stagione a Conversano. La stagione, tuttavia, si è subito messa in salita per il giocatore che ha dovuto affrontare un lungo stop a causa di un grave infortunio.

Come ti sei avvicinato alla pallamano?
“Ho cominciato grazie a mio papà, che ha giocato tanti anni sia a Cassano Magnago che in giro per l’Italia. Io ho iniziato dalle elementari, poi sono passato al tennis e a 15 o 16 anni ho deciso definitivamente di dedicarmi alla pallamano”.

Hai passato molti anni a Cassano Magnago, qual è il tuo ricordo più bello?
“Ne ho due in particolare: la semifinale scudetto di maggio 2019 e la finale di Coppa Italia nel 2021. Il primo perché eravamo ad un passo dal raggiungere un traguardo storico visto che mancava da tanti anni e perché era un gruppo costruito tutto in casa dalle giovanili, quindi era stato molto appagante; a rendere speciale il momento era anche un PalaTacca gremito come non mai. Il secondo perché sarebbe stato il primo successo in Coppa Italia per la formazione maschile di questa società”.

L’anno scorso hai giocato a Conversano, stagione coronata dal titolo, cosa ti ha lasciato quell’esperienza?
“Sicuramente è stata un’esperienza di vita molto interessante. Ho conosciuto tante persone che non dimenticherò e sono stato accolto molto bene in una città dove si respira pallamano. È stato un anno formativo anche dal punto di vista sportivo, visto che ho lavorato con uno dei migliori allenatori d’Italia, Alessandro Tarafino, e grazie a lui sono cresciuto molto”.

Quali sono le principali differenze che hai notato tra i due ambienti?
“La prima cosa che mi viene in mente è che a Conversano ci sono pochi giocatori del posto: la squadra è costruita con stranieri e atleti che arrivano dall’esterno, cosa che a Cassano non succede essendo tutti o quasi ragazzi delle giovanili. Poi c’è una differenza di contesto: Conversano è una piccola cittadina dove letteralmente si respira pallamano, e questo si sente in tutto e per tutto anche al palazzetto”.

Cosa ti ha spinto a tornare a vestire la maglia amaranto?
“Io ho 28 anni, ho voglia di portare la squadra dove sono cresciuto a raggiungere un traguardo importante. Mi sembrava che quest’anno ci fossero le condizioni giuste per farlo, con un ambiente positivo ed una squadra composta da ragazzi che conoscevo da molti anni. In più qui a Cassano ho tanti affetti e questi due fattori sono stati determinanti per farmi tornare”.

Una stagione fin qui molto difficile per te a causa del lungo stop, cos’hai pensato quando ti sei infortunato?
“La fortuna nella sfortuna è stata quella di esserci già passato, e quindi sapevo ciò che mi sarei dovuto aspettare. Quando ho messo giù il piede ed ho sentito crack è stato un colpo durissimo: credevo di aver buttato via una stagione, ho pensato ai miei compagni ed a ciò che non avrei potuto fare. Devo ringraziare il dottor Morelli, che è stato super tempestivo e preparato, ma anche lo staff, la società e Petazzi che mi hanno aiutato. È stato lungo e difficile, ma gli infortuni fanno parte dello sport e vanno affrontati nel miglior modo possibile”.

Quando sei tornato in campo cos’hai provato?
“Nell’ultima partita, quando finalmente ho giocato un azione e non sono solamente entrato a tirare un rigore, l’emozione è stata forte. C’era ovviamente anche un po’ di paura, ma una volta passata mi sono sbloccato e mi sono trovato bene in campo. Avevo tanta voglia di tornare a giocare”.

Cosa pensi di poter dare a questa squadra ora che sei tornato a disposizione?
“Sicuramente il mio 100% è ancora lontano. Ora ci sono due settimane di pausa e le userò per tornare alla condizione ottimale. A questa squadra posso dare esperienza, essendo un gruppo molto giovane in cui io sono il più stagionato, e posso portare un po’ di tiro da fuori che è mancato in questo inizio. Siamo un’ottima squadra, con tante soluzioni e ben motivata, quindi il mio rientro farà bene a tutti”.

Dopo la bella vittoria contro Bozen come si approccia la prossima partita?
“La vittoria di domenica ci ha dato grande fiducia ed autostima. Ci ha caricato molto perché siamo consapevoli di aver fatto tanti errori e potare a casa due punti sbagliando dà grande consapevolezza sui margini di miglioramento. Sappiamo cosa dobbiamo e possiamo fare, quindi in queste settimane lavoreremo per preparare al meglio il tour de force che ci aspetta al rientro: dopo la sosta avremo quattro partite in undici giorni contro le prime quattro in classifica, in cui dovremo fare punti perché, finché la matematica non ci esclude, noi crediamo ai playoff”.

Andrea Vincenzi

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