Tornare in gioco, quando meno te lo aspetti, quando meno lo avevi pronosticato, quando quel mondo è lontano al punto giusto da non sentirsi soffocati, ma nemmeno così tanto da non sentirlo più tuo, tornare in gioco perché “sarebbe stato un rimpianto” ed i rimpianti non fanno mai bene né alla mente, né al corpo, nell’anima.
Mirko Colombo è il nuovo allenatore della Valceresio da pochi giorni. Si rimette in gioco dopo l’ultima esperienza a Solbiate Olona, in un mondo, quello della seconda categoria, non l’appartiene. “Ma non per presunzione sia chiaro, è solo che quando hai attorno delle persone che ci mettono la metà della passione che ci metti tu, e magari hanno anche tutte le ragioni per farlo, diventa difficile, o meglio io non riesco a starci, sono fatto così, ma non parlo della Solbiatese Olona, società sana, fatta di grandi persone, parlo più che altro di quella categoria”.
Questo era il famoso anno in cui a dispetto di quelli passati mi sono detto: stop al calcio, ho degli impegni lavorativi indispensabili e che ho fortemente voluto e cercato, non potevo permettermi il lusso di sedere su una panchina…”.

Ed invece arriva la chiamata della Valceresio, o forse sarebbe meglio dire del tuo amico “Tonino”, come lo chiami tu…
Tonino che sta per Antonio Ippolito è un giocatore che ho avuto per tanti anni a Gorla, so che il mio nome arriva dalla sua bocca, vedi, forse potrà sembrare strano, ma in tutte le squadre in cui ho allenato ci sono sempre finito per volere dei giocatori, qualcuno ha sempre fatto il mio nome, ha sempre parlato bene di me, forse qualcosa di buono l’ho fatto anche io”.

Un po’ come Gorla Maggiore: come dimenticare quei 5 anni in cui è stato creato qualcosa di unico ed è successo di tutto…
Gorla per me è un orgoglio immenso. Io credo che un allenatore debba lavorare a tal punto da avere di fronte una squadra che gli assomigli e credo che nessuna squadra mi sia mai somigliata così tanto, si creò un gruppo in quegli anni che ancora adesso è qualcosa di speciale, i ragazzi si sentono, si vogliono bene, a volte l’incontro, a volte mi chiamano, mi aggiornano, lo dico con vanto che quel gruppo fu e resta unico, non riuscimmo ad andare in Promozione, è vero, ma io ho un problema con le finali perse, poi Gorla ci riuscì, io mi tengo stretto quel gruppo che resterà per sempre”.

Che effetto ti ha fatto rivedere Antonio Ippolito ed averlo di nuovo come giocatore? Tra voi c’è sempre stato un legato particolare…
“Innanzitutto l’ho ritrovato sposato ma sono un po’ offeso perché non mi ha invitato al suo addio al celibato (ride ndr), per il resto è ancora uguale, è Ippolito di sempre…sono felice di poter intraprendere una nuova avventura anche con lui”.  

Il presente è solo Valceresio: cosa ti ha spinto a dire sì?
“Questa è una piazza che ho sempre stimato, quando ci giocavo contro venivano fuori delle battaglie ma con rispetto, penso sia una società giusta, con le persone giuste, con un bel settore giovanile, ha i tifosi allo stadio, ha tutte quelle cose che piacciono a me, ad inizio anno qualche no l’ho detto ed in generale l’ho detto anche nella mia carriera persino a categorie più alte, ma in questo caso non potevo, me ne sarei pentito, oltretutto si sono dimostrati subito super disponibili e comprensivi, ho manifestato delle problematiche di lavoro reali e mi sono venuti in contro, mi sento al posto giusto”.

È passato un po’ di tempo da quella prima categoria, che campionato ti aspetti?
“Ti racconto un altro aneddoto: io non sto seguendo nulla, non vado al campo a godermi una partita da anni, ogni volta sono tentato ma poi non lo faccio, però ho un’app sul telefono dove le uniche notifiche lasciate attive sono quelle della Prima Categoria e quindi l’occhio ogni tanto mi è caduto, non so bene cosa aspettarmi ma so che in un modo o nell’altro sono rimasto ancorato proprio a questa categoria”. 

La classifica è un po’ deficitaria, però: 10 punti e quint’ultima piazza, inutile nascondere che ci si aspettava di più da una squadra che ha fatto i playoff lo scorso anno…
“Ho detto ai ragazzi di resettare, di non pensare a ciò che sarebbe potuto essere, ma di vivere da zero ogni partita, la società mi ha tranquillizzato ma sono io che devo tranquillizzare loro, non ho mai fatto pretese e credo che un allenatore debba riuscire a far rendere al meglio la rosa che ha a disposizione, io non so se questa squadra può puntare a salvarsi o puntare a vincere tutte le partite che restano, ma so che bisognerà lavorare per avere l’atteggiamento e la sensibilità giusta verso ogni sfida, lavoreremo per questo e vedremo cosa succederà”.

Hai già iniziato a conoscere la squadra?
“Li ho visti per la prima volta domenica contro il Luino da fuori e penso che la squadra non abbia demeritato, anzi, ci sono giocatori validi, di qualità, credo che si sia entrati in un mood di poca serenità e che questo vada ad influenzare i risultati, di più non saprei dire perché onestamente non i ricordo nemmeno i nomi di tutti, come ho detto so che c’è da affrontare una realtà guardandola negli occhi e senza paura, faremo di tutto per farlo nel miglior modo possibile”.

La tua carriera è lunghissima: sei partito da Crenna, passando per Cardano, Casorate, Besnate, Marnate, Solbiate Arno, Castelletto Ticino, Gorla Maggiore, Ispra, Antoniana, Solbiate Olona e forse dimentico qualcosa, hai sempre ottenuto dei bei risultati ma quanto a campionati vinti puoi contarne “solo” uno con la juniores nazionale ed uno con gli allievi regionali A, ti manca un campionato con una prima squadra?
“Te l’ho detto, ho qualche problema con le finali…(ride ndr) ne ho perse diverse, sono certo di aver avuto altre vittorie, credo che quell’ultimo atto playoff con il Busto 81 allo Speroni finito in pareggio ma che ci ha visto eliminati vale tanto quanto un successo, sono orgoglioso di quella squadra, di ciò che si creò intorno, del palo di Andrea Ranieri all’ultimo secondo, quell’esperienza è qualcosa di unico che tutti noi ci porteremo sempre dentro”.

Ora, però, tocca alla liaison Colombo – Valceresio. C’è una nuova storia da scrivere.  

Mariella Lamonica

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