177 gare in sette anni fra campionato, Supercoppa e playout. In mezzo solo un apostrofo di sei partite proprio con Oleggio. Per Matteo Maruca quella della Robur è certamente una seconda pelle difficile da dimenticare nel breve periodo. Dall’affacciarsi in prima squadra come giovane dal discreto potenziale al divenirne uno dei punti fermi e di forza nell’ambito di un percorso di crescita che non è stato solo sorrisi (c’è stato anche un serio infortunio a un ginocchio che ha stoppato sul nascere la stagione 2017/18). Ebbene, nella prossima annata Maruca vestirà con soddisfazione la maglia di Oleggio dopo il sofferto addio alla Robur in questa estate.

“E’ una decisione nata negli ultimi giorni – spiega Maruca -. Diciamo che ho atteso un pò prima di dare risposta al nuovo progetto di Bernareggio/Brianza Basket anche perchè, come ben sapete, volete capire anche quale potesse essere di Chiara (la sua fidanzata, Premazzi, anche lei giocatrice e in uscita da Varese Femminile, ndr). Poi, è arrivata l’offerta di Oleggio e non ho indugiato nell’accettarla. Devo dire che il quintetto non è niente male con Buono in regia, un giocatore che ha fatto sempre bene nei gironi del Sud Italia, io in guardia, Oliver Giacomelli come ala, Colussa l’unico confermato come ala forte e Ingrosso che è un ottimo pivot per la categoria”.

Per te Oleggio significa anche tornare in un posto dove arrivasti nel 2020 poco prima del Covid quasi come transfuga da una Robur che faceva molto fatica e da cui, onestamente, non si capì molto il motivo della tua privazione.
“Quell’anno è stato molto particolare e, a dirla tutta, non si è capito molto di quella annata. Ora posso svelare un retroscena: in realtà in estate ero già convinto di restare ad Oleggio dato che nel breve periodo prima dello stop per il Covid mi ero trovato molto bene sia con la società che col presidente, ma il fatto di dove giocare a Cameri anziché a Borgomanero ha un po’ cambiato i piani. Invece, per questa nuova esperienza mi hanno chiesto un ruolo sia da leader che di coinvolgere i giovani ed aiutarli nel loro processo di crescita e ciò mi piace molto”.

Si chiude una parentesi importante della tua vita.
“Innanzitutto voglio ringraziare Dal Ben e Colombo che sanno tutti i motivi della mia scelta. Per la Robur si tratta di un anno zero e di una svolta che può essere importante per il suo futuro: ci vorrà del tempo per capire se la scelta fatta quest’anno sarà giusta. A me spiace veramente lasciare la Robur: la sua maglia è per me come una seconda pelle. Chissà che in futuro le nostre strade non possano re-incontrarsi”.

Penso di non sbagliare nell’identificare il momento più brutto di questi sette anni nell’infortunio al ginocchio che ti fermò ai box nel 2017/18.
“Concordo anche perché n quell’anno stavo prendendo spazi, minuti e, soprattutto, responsabilità con Vescovi in panchina. Insomma, stava girando tutto per il verso giusto e poi capita questo evento. Non è stato facile anche perché era dicembre e sono rimasto fermo fino a settembre. Nove lunghissimi mesi lontano dal campo, ma devo ringraziare enormemente chi mi ha seguito allora nella riabilitazione e il preparatore gialloblu dato che fece un ottimo lavoro”.

Matteo, chiudiamo, invece, col ricordo più bello in gialloblu.
“Potrei dirti l’ultima gara di quest’anno con questo splendido gruppo di ragazzi. Anzi, direi tutta la stagione. Si è vissuto proprio lo spirito Robur e sono contento che siamo riusciti a riportare sia un po’ di voglia sia la gente sugli spalti, tra cui anche tanti bambini. Il basket piace ai più piccoli, ma bisogna saperli coinvolgere. Ci terrei a ricordare questa annata perché siamo partiti con una sonora scoppola da -40 punti per finire ad un fischio mancato dall’entrare ai playoff su quella tripla di Spatti. E’ stato un anno indimenticabile per il percorso che abbiamo vissuto tutti insieme”.

Matteo Gallo

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