La dura vita del direttore sportivo di prima categoria o forse sarebbe meglio dire la “bella” vita del ds di prima categoria? “Bella, bella, io mi diverto un sacco”. 
Marco Cracas non ha dubbi: era proprio questo ciò che voleva fare una volta appese le scarpette al chiodo. “Mi piaceva già da giocatore ed avendo avuto davanti degli esempi di livello penso di aver appreso abbastanza bene, mi viene naturale perché mi piace parlare, mi piace avere a che fare da vicino con i giocatori ma anche confrontarmi con il mister, sempre nel rispetto dei ruoli sia chiaro”.

Il passato di Marco Cracas racconta di piazze importanti, come Lecco, Seregno, Saronno, Juventus Domo, Stresa, Tavernole, vissute in annate importanti ed in categorie altrettanto importanti, tra serie D ed eccellenza, collezionando gol e ricordi da brividi, poi c’è un presente, invece, che parla di un approdo in seconda categoria e di una conseguente prima categoria. “Imparare a conoscere questi campionati non è stato semplice perché non avendoli mai vissuti da giocatore per me era tutto nuovo, però mi sono documentato e li sto vivendo con estrema passione, questo aiuta tantissimo, oggi posso dire di essere soddisfatto del lavoro fatto”.

Facciamo un passo indietro: come è nata la sfida Luino?
“Sono arrivato qui praticamente tre anni fa, è stato un atto doveroso verso una società che ha una storia di 110 anni, verso una città che è la città di mia moglie ma anche la città che mi ha adottato da 12 anni a questa parte, all’inizio ho indossato i panni dell’allenatore ben conscio che non avrei ricoperto quel ruolo, vuoi perché non è il mio, vuoi perché il progetto è partito subito con le idee chiare e la voglia di inserire mister Iori, ma c’erano dei tempi tecnici da rispettare e così è stato, devo dire che è stata comunque un’esperienza che mi è servita; poi sono diventato ds ed ho ricevuto piena fiducia, ci sono delle direttive, ovvio, ma qui ho carta bianca e questo devo dire che è molto appagante”.

Appagante come una vittoria in seconda categoria?
“È stata una grande soddisfazione, volevamo salire e ci siamo riusciti al primo anno, abbiamo posto delle basi solide su cui appoggiarci e devo dire che stanno funzionano bene, per me il calcio è idee, progettualità, passione, se mancano questi tre ingredienti non si può andare da nessuna parte, soprattutto in campionati come questi”. 

Oggi da neopromossa, come tieni sempre a rimarcare, avete 19 punti dopo un girone d’andata, che te ne pare?
“io sono estremamente soddisfatto, per i punti, ma anche perché fino a questo momento ce la siamo giocata con tutti e lo abbiamo dimostrato, abbiamo titubato in avvio, è vero, ma ci siamo ripresi alla grande, devo dire che mi sto divertendo molto e che questo campionato mi ha anche sorpreso per il livello, è un bel campionato”.

Hai una favorita?
“Una favorita assoluta no anche perché davvero è molto livellato questo girone, sembrerà una frase fatta ma ogni partita è da tripla, però un paio di idee le ho e faccio due nomi: la Valceresio è la squadra che ci ha messo più in difficoltà nonostante la vittoria in extremis, io credo loro stiano lavorando bene da anni ed oggi raccolgano i frutti, potrebbe davvero essere il loro anno; poi dico Ferno perché con quella rosa ad oggi occupano una posizione che non gli compete, certo devono rincorrere e non è facile, ma hanno i mezzi per farlo”.

E il Luino dove può arrivare?
“Ovunque, siamo una mina vagante giusto? No a parte gli scherzi, Luino deve conquistare la salvezza e poi pensare a tutto il resto, ce la giochiamo senza paura ma anche senza porci limiti, dipende da noi, da quanto saremo bravi, da quanto saremo squadra: ecco a dire il vero su questo non ho dubbi. C’è un gruppo meraviglioso, ma meraviglioso per davvero, questi ragazzi sono spettacolari e guai a chi me li tocca, io per loro sono pronto a tutto, sono un amico, un fratello, un magazziniere, un ds, gli piego le maglie, vivo lo spogliatoio dall’interno, è talmente facile entrare qui che chiunque arriva ci mette poco ad inserirsi e questo facilita anche il mio lavoro”.

È questa la vera vittoria?
“Sì, decisamente, mi inorgoglisce molto essere stato capace di costruire un gruppo così, anche perché siamo ancora in un calcio in cui il budget non è tutto, ci sono valori umani che sopperiscono alle mancanze tecniche, questo rende gli esiti più incerti e allo stesso tempo più affascinanti”.

Da direttore sportivo c’è un giocatore che ti piacerebbe portare qui?
“C’è un giocatore che ho corteggiato per due anni e che risponde al nome di Francesco Giardino, sì, il nostro ultimo acquisto; lo stimo particolarmente e finalmente ce l’ho fatta, devo ringraziare la Solbiatese per avercelo ceduto, con Gorrasi e Barban ho un feeling particolare forse perché viviamo e vediamo il calcio allo stesso modo, oltre lui devo dire che ad oggi non ho un pupillo in particolare”. 

A proposito: questa sosta invernale vi ha portato Giardino ma anche uno stop forzato, a te come a tutto il calcio dilettanti, causa pandemia, come la state vivendo?
“Premesso che sono d’accordissimo con la ripresa dei campionati a febbraio e che non poteva essere diversamente, anzi aggiungo che sarebbe opportuno prendere spunto dalla Svizzera ed optare sempre per una sosta invernale più lunga, così da preservare i campi, devo dire che a parte qualche quarantena fiduciaria ce la stiamo cavando abbastanza bene, i ragazzi sono tutti vaccinati, fino a questa settimana abbiamo fatto due allenamenti piuttosto blandi, dalla prossima spingeremo un po’ di più, è ancora lunga prima di riprendere”.

Chiudiamo con un obiettivo a medio – lungo termine: dove sogni di arrivare con questa società?
“Senza mezzi termini, in promozione. Vorrei arrivarci e mantenere la categoria, non penso di fare torti a qualcuno se dico che il nostro campo è il più bello della provincia, che abbiamo le strutture, le ambizioni e soprattutto le idee per farcela, siamo partiti dal basso, il settore giovanile che stiamo costruendo è il futuro a cui attingeremo, abbiamo una juniores regionale che dobbiamo mantenere con le unghie e con i denti, so che non è un percorso semplice ma ci arriveremo, al momento giusto, ci arriveremo”.

Mariella Lamonica

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