A guidare il Lonate Ceppino in un’altra stagione ai vertici della Seconda Categoria, ricoprendo il ruolo di capitano, è stato Luca Marcon. Il classe ’92 ha condotto, insieme al mister, i compagni al grande salto verso la Prima Categoria che la società cercava da ormai quattro lunghi anni.

Vissuta sul campo e da capitano, che stagione è stata per voi?
“Era una stagione dalle alte aspettative, perché volevamo il salto di categoria dopo due anni di lavoro. Il sogno l’abbiamo inseguito fino alla fine, ma la sconfitta col Laveno ci ha sicuramente tolto energie mentali. Sapevamo di dover passare dai playoff dopo quella gara e siamo stati bravi a scendere in campo motivati ad ogni partita. Abbiamo fatto un campionato di livello, parlano i punti e dicono che in altri gironi saremmo stati primi. Faccio un applauso al Laveno ma anche noi siamo stati allo stesso livello, solo un po’ più sfortunati. Non abbiamo nulla da recriminarci, con 60 punti è difficile arrivare secondi”.

C’è stata una partita che ti è rimasta particolarmente impressa nella memoria?
“Sicuramente quella più negativa è stata la sconfitta col Ceresium, arrivata dopo quella col Buguggiate alla ripresa del campionato. Poi ho sofferto mentalmente il 2-2 col Marnate subito al 92’ quando non ho rinviato la palla abbastanza lontano, ma siamo stati bravi a reagire ed usarla come monito per arrivare all’obiettivo. Quella più bella non l’ho nemmeno giocata per infortunio: il 3-1 col Marnate in casa loro è stato speciale perché abbiamo imposto il nostro gioco, facendo vedere che eravamo qui per vincere quest’anno”.

Avete avuto degli spettri dal passato quando avete chiuso la stagione in seconda posizione?
“Ovviamente sì, perché dopo la sconfitta col Laveno le speranze di vincere erano poche e le paure si sono fatte avanti. A differenza del passato, però, eravamo più tranquilli ai playoff: avevamo a disposizione due risultati su tre. Poi per noi quella col Marnate Gorla non era solo una partita: era l’ex squadra del mister e conoscevamo tanti ragazzi che giocavano contro di noi, ma eravamo consapevoli della nostra forza e ce la siamo giocata con grande determinazione puntando al risultato. In quella partita l’ultima cosa di cui ci importava era mettere in mostra un bel gioco”.

Era da qualche anno che cercavate questa promozione, quanta soddisfazione dà averla raggiunta?
“La soddisfazione è enorme perché lo volevamo e sapevamo di meritarlo; negli ultimi anni mancava sempre qualcosa, ma non abbiamo mai capito cosa fosse. Sembrava solo che non fossimo pronti, ma sapevamo che avremmo avuto le possibilità. Domenica il triplice fischio è stato una liberazione, perché durante un campionato si fanno tanti sacrifici per esserci sempre e, quando non vengono ripagati, si sta male. È stata un’apoteosi la vittoria con l’Ardenno, ci siamo tolti una delle soddisfazioni sportive più grandi in assoluto. Ha reso ancor più bello il momento sapere di aver coinvolto ragazzi giovanissimi, come Laita, che hanno messo il cuore come se fossero con noi da tanti anni pur non sapendo tutte le fatiche e le delusioni degli anni passati”.

Qual è stata la partita più complicata di questi Playoff?
“Dal punto di vista mentale sicuramente quella col Marnate, che era il traguardo minimo per superare gli ostacoli degli anni precedenti. Le due partite con Rogoredo ed Ardenno le abbiamo affrontate in scioltezza, giocando tranquilli e con un obiettivo già raggiunto, quindi ogni risultato positivo sarebbe stato solo di guadagnato. Abbiamo trovato squadre pronte e preparate dal punto di vista tecnico, senza considerare che i ragazzi dell’Ardenno erano molto prestanti fisicamente, ben al di sopra della categoria. Inoltre hanno giocato molto bene e mi complimento con loro anche per il fair play mostrato sia durante che dopo la partita, quando ci hanno fatto i complimenti”.

Quando avete capito che questo sarebbe stato l’anno giusto?
“Fin da subito, a prescindere dall’imbattibilità del girone d’andata. Durante la preparazione estiva ho visto un gruppo con i volti, gli sguardi e l’atteggiamento giusto nonostante fossimo fuori forma. C’era tanta fame di ottenere questo risultato e si capiva benissimo, quindi non ho mai avuto dubbi sul fatto che ce l’avremmo fatta. Il bello del calcio è anche questo: ci è sfuggito un treno, ma ci ha dato subito la possibilità di salire sul successivo e noi siamo stati bravi a prenderlo”.

Avete sempre avuto molto pubblico a sostenervi, vuoi dire qualcosa ai tifosi?
“Prima di tutto devo dire che quando sono stati chiamati in causa, i lonatesi hanno dato uno spettacolo eccezionale. Siamo fortunati perché ci seguono sempre, anche in trasferta e soprattutto nel momento del bisogno. Voglio ringraziare tutti: da chi ha seguito solo i playoff, a chi invece ci ha tifato per tutta la stagione ad ogni appuntamento e chi è venuto fino ad Ardenno. È stato molto bello vedere come un tifoso benefattore abbia messo a disposizione un pullman da 54 posti per andare con tifosi e familiari all’ultima partita, dimostra quanto la gente voglia starci vicino. Ci sono tanti genitori sugli spalti ed è bello vedere come seguano i loro figli anche se ormai, alcuni, sono cresciuti”.

L’anno prossimo sarai ancora a Lonate per combattere con i tuoi compagni?
“Diciamo che se non sono scappato in questi anni, non lo farò di certo ora che questa promozione l’ho conquistata sul campo: voglio portare con orgoglio questo stemma sui campi di Prima Categoria. Non nego che negli anni c’è stata la tentazione di andare via, ma sono rimasto perché sono legato ai miei compagni, che sono tutti amici. Alla mia età voglio divertirmi e non ho più grandi ambizioni. Ho avuto un figlio ad Aprile ed ho pensato a smettere perché il calcio porta via tempo ed energie, ma il dubbio è stato tolto dal superamento del primo turno; ci ripenserò il prossimo anno”.

Andrea Vincenzi

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