Il capitano è, per definizione, l’uomo simbolo di una squadra e di certo Donato Disabato incarna alla perfezione quello che è lo spirito varesino. Il Città di Varese ha creduto in lui fin dal primo momento e, dopo il calvario infortuni, già nella scorsa stagione “Dido” ha trascinato i biancorossi alla salvezza. La naturale riconferma del capitano quest’anno ha contribuito a proiettare il Varese in alta classifica, dove deve stare, e la sua presenza garantisce stabilità ed equilibrio al centrocampo.

Il suo ritorno l’anno scorso è stato fondamentale nel dare slancio ad un gruppo ancora in cerca di una propria identità e i tre gol (a Lavagnese, Legnano e Sanremese) hanno portato in dote ben sette punti cruciali per la permanenza in Serie D. La sua titolarità non è mai stata in dubbio e quest’anno non fa eccezione, anche se alcune scelte di mister Rossi hanno fatto discutere non poco.

Il riferimento, quasi superfluo specificarlo, è la panchina del classe ’90 nel big match contro il Novara (nella foto a destra contrariato per il risultato finale), vinto poi dagli azzurri per 1-0. Il discorso trascende ovviamente la questione della fascia (per inciso, Francesco Mapelli ha dimostrato di poterla portare in maniera più che dignitosa e non è certo una fascia al braccio ad indicare il valore di un calciatore e di un uomo), ma si concentra su una questione tattica e psicologica.

Analisi tattica. Presentando la trasferta di Gozzano, a cinque giorni di distanza da quel 6 febbraio che vide trionfare il Novara al “Franco Ossola”, Ezio Rossi aveva spiegato la sua scelta con un ragionamento tattico ineccepibile. Premettendo che: “In un centrocampo a tre Disabato per me sarebbe sempre titolare”, Rossi aveva aggiunto: “Giocando a due in mezzo la situazione cambia e un allenatore si trova costretto a fare delle scelte, magari dolorose, per il bene della squadra”.  In quello specifico caso, la fisicità di D’Orazio e Premoli in mezzo al campo, unita al prezioso lavoro di Piraccini in copertura, ha permesso al Varese di annullare completamente Di Munno, il regista del Novara. Di conseguenza né Gonzalez Alfiero né soprattutto Vuthaj sono riusciti ad avere palloni giocabili.

Il risultato? Il Novara non è mai riuscito a fare gioco. Un riscontro oggettivo che, secondo il tecnico, non avrebbe portato allo stesso esito con Disabato in campo: per le sue caratteristiche, infatti, il capitano biancorosso sarebbe stato in grado di schermare il centrocampo avversario in quel modo. Il suo ingresso a 20’ dalla fine, viceversa, doveva dare quella scossa qualitativa per vincere il match, ma la “schiacciata” di Benassi ha spento le speranze biancorosse.

Se dal punto di vista tattico il ragionamento di Rossi non fa una piega, però, l’analisi psicologica rimescola le carte in tavola. Ovviamente qui si entra nel campo della pura speculazione (dato che il riscontro non lo avremo mai) ma è inevitabile chiedersi: con il capitano, uomo simbolo del Varese, in campo dall’inizio sarebbe finita diversamente? Di sicuro “Dido” sa cosa vuol dire per Varese giocare partite del genere e la sua presenza dal primo minuto avrebbe potuto dare ai biancorossi quel qualcosa in più per volgere fin da subito a proprio favore il match. Vero che il Novara non ha mai creato alcun pericolo alla porta di Trombini, ma è anche oggettivo il fatto che il Varese abbia costruito troppo poco, se consideriamo che quella partita era da vincere a tutti i costi.

Le occasioni più nitide sono arrivate dopo aver subìto il gol, con Disabato in campo, anche se ad onor di cronaca l’assalto finale per trovare il pari ci sarebbe stato a prescindere. Sarebbe interessante però poter rivivere il match al contrario con Disabato titolare: meno fisicità in mezzo al campo, più peso psicologico. Con i se e con i ma la storia non si fa, ma l’aver lasciato il capitano in panchina nel match più importante della stagione è stata una mossa che col senno di poi non ha pagato. Se la partita fosse finita diversamente, tutti avrebbero elogiato il coraggio di Rossi per una scelta del genere. Fa parte del gioco.

Ciò significa che con Disabato si vince sempre? Nient’affatto. Se è vero che con il capitano titolare il Varese ha sbancato Gozzano, è altrettanto vero che il Borgosesia ha espugnato l’Ossola contro una squadra timonata proprio da Disabato. Match in cui il classe ’90 è stato protagonista nel bene e nel male: gol per riaprire le speranze di rimonta ed errore dal dischetto a negare il pareggio (che avrebbe inaugurato un finale di fuoco orientato alla vittoria) e a chiudere virtualmente i conti. Spezziamo una lancia a favore di Rossi: con un centrocampo meno fisico e meno propenso alla fase difensiva, ci sono state parecchie scorribande offensive del Borgosesia. Dall’altra parte, però, la personalità di Disabato non ha mancato di farsi sentire e, al netto dell’errore (pesante) dagli undici metri, il gol dell’1-2 cercato con fame e rabbia lo testimonia.

Il pareggio di Chieri (con Disabato, subentrato, che ha sfiorato il gol vittoria) ci regala la certezza finale. Con Disabato titolare si vince, si perde e si pareggia; con Disabato in panchina si vince, si perde e si pareggia. Di sicuro, però, il popolo biancorosso preferisce vedere sempre il suo capitano là in mezzo al campo.

Matteo Carraro

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