Di questi tempi il Città di Varese non tocca certo apici di gradimento tra la tifoseria biancorossa. Sicuramente le ultime politiche societarie (vedi le reazioni all’allontanamento di Donato Disabato prima e Francesco Mapelli poi) non sono piaciute ai tifosi e, ancor meno, il rendimento della squadra a livello di calcio giocato non è stato proprio digerito. Iniziare una stagione con il proclamo di voler vincere il campionato e ritrovarsi, a circa un terzo del campionato, con appena 10 punti in saccoccia e un umiliante -19 dalla vetta (+2 dalla retrocessione diretta) fa davvero male ad un popolo, quello biancorosso, che in estate sognava in grande.

Perché? La domanda che si pongono i tifosi è proprio un secco: perché? Sicuramente, la doverosa, retorica e democristiana premessa da fare è che le annate storte esistono, e se una cosa sembra non poter peggiorare, state pur certi che peggiorerà. Dall’altra parte, tuttavia, attribuire alla malasorte tutto ciò che non gira per il verso giusto è troppo facile e, con un minimo sforzo, risollevarsi è possibile. Basta crederci, avere l’umiltà di fare un passo indietro, la volontà di ascoltare gli altri e, soprattutto, creare il miglior contesto possibile per lavorare serenamente.

Il Città di Varese non è esente da colpe, ma può e deve, per i tifosi, per tutti coloro che ancora credono nei colori biancorossi, riaccendere la fiamma della passione. Ad oggi il Città di Varese non è il Varese della città ed è questa la delusione più grande per il popolo biancorosso che, dopo anni tremendamente bui, sognava di ritornare finalmente alla luce. Intendiamoci, l’augurio è che ciò accada davvero, possibilmente in un futuro il più vicino possibile e, in questa sede, non vogliamo escludere a priori che questa dirigenza possa riuscirci. Eppure, il momento presente dice altro: il sentimento dei tifosi allo stadio (sempre più vuoto) e online (sempre più infuriati) rischia davvero di spegnersi.

Riaccendere Varese, partendo proprio da Varese, sarà il compito primario della società, un compito non facile (diciamocelo) visto che i tifosi biancorossi sono estremamente (forse fin troppo, a volte) esigenti. Un compito impossibile? No, perché imparare dai propri errori è il segreto per il successo. Ciò che è stato e ciò che dovrà essere (concedendoci una serie di giochi di parole), Varese ce l’ha nel nome. V.A.R.E.S.E.: ogni lettera racchiude in sé un significato che, da un risvolto negativo, deve essere traslato in un qualcosa di positivo all’insegna della passione per quei colori biancorossi che non deve mai venire meno.

Vanità – Apatia – Recidiva – Elitarismo – Sconforto – Estinzione

Dopo il capolavoro burocratico del passaggio dalla Terza Categoria alla Serie D, uno dei peccati primari della dirigenza biancorossa capeggiata dal presidente Stefano Amirante è stata la vanità. Il sentirsi superiori agli altri ha generato un sentimento di apatia, e per ceti versi di antipatia, nei confronti di tutto ciò che sta intorno (dalla piazza alla squadra passando per tutto ciò che circonda l’ambiente Varese). La recidiva, il ripetere costantemente lo stesso sbaglio con gli stessi atteggiamenti, ha condotto ad un elitarismo societario che ha allontanato inevitabilmente i tifosi biancorossi, gettandoli nello sconforto; un sentimento cresciuto in maniera esponenziale negli ultimi giorni a fronte delle ultime decisioni. Scelte non motivate in maniera chiara e diretta agli stessi tifosi, i quali richiedevano quantomeno una spiegazione ufficiale del perché di tale politica. Una condotta che, se dovesse perseverare (in assenza di risultati, chiaramente, il vero motore trainante del sentimento di una tifoseria) potrebbe portare all’estinzione del fuoco biancorosso.

Volontà – Attrattiva – Riabilitazione – Estroversione – Speranza – Entusiasmo

Volontà. La base di tutto. Per risollevarsi, riacquisire la credibilità e la fiducia dei tifosi (e non solo) basta avere la volontà di voler cambiare, di scendere dal piedistallo e di aumentare la propria attrattiva per fa sì di riavvicinare giocatori, supporter e chiunque altro possa contribuire a rendere il mondo biancorosso un posto migliore. Un autentico processo di riabilitazione (che il Città di Varese stesso aveva iniziato proprio dalla Terza Categoria pulendo l’immagine di anni bui e difficili) che può essere aiutato dall’estroversione, dalla capacità (e torniamo anche alla volontà) di aprirsi al mondo esterno rinunciando al proprio elitarismo. Semplici mosse che potrebbero risultare fondamentali per riaccendere nei tifosi la speranza di un reale cambiamento: aumentando la sensibilità e l’attenzione nei confronti della città di Varese, il Città di Varese riporterà la gente allo stadio e, abbinando a tutto questo un’importante continuità di risultati (che il gruppo, con un minimo di serenità in più, potrebbe conseguire), potrebbe riuscire a far divampare la fiamma dell’entusiasmo biancorosso.

Matteo Carraro

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