Salvata la Pro Patria, bisogna ora garantirle sostenibilità di medio/lungo periodo. Il senso del comunicato con cui lo Studio Spreafico di Busto Arsizio ha certificato la formalizzazione della proposta presentata al Consorzio Sgai di acquisizione del 90% delle quote del club (“Si comunica che, in data odierna, martedì 31 maggio 2022, lo Studio Spreafico di Busto Arsizio, advisor incaricato da un pool di industriali di condurre le trattative, ha presentato al Consorzio Sgai una proposta di acquisto per le quote che rappresentano il 90% del capitale sociale di Aurora Pro Patria 1919 S.r.l. Nell’auspicata attesa che la proposta formulata ottenga esito positivo, lo Studio Spreafico è stato altresì incaricato di raccogliere eventuali manifestazioni di interesse di tutti coloro che volessero partecipare alla realizzazione del progetto volto a garantire a Pro Patria un futuro di ampio respiro”), va decisamente nella direzione tratteggiata qui ieri.

SPAC e chiudo. Cioè, dato per acquisito (non lo è, ma proviamo a precorrere i tempi), che la proprietà consortile passi la mano come da script abbozzato nell’incontro napoletano di mercoledì scorso, il 3+1 composto da Sara Tosi (Istituto Clinico San Carlo), Christian Cerrone (CC Gestione Logistica), dal professionista David Alberti più la sponda di Patrizia Testa non può che rappresentare un link verso una compagine futura più strutturata. Nell’ottica più volte evocata di una SPAC (chiaramente non in senso stretto), utile a veicolare la società di via Cà Bianca verso un orizzonte ben più ampio di quello stringente volto nell’immediato a preservare 103 anni di storia tigrotta.

Solo distintissimi. Nel Tinder biancoblu (si fa per dire eh), lo Studio Spreafico si pone dunque come collettore di un’idea di calcio condivisa in cui il tessuto imprenditoriale del territorio tuteli le eccellenze sportive locali. Progetto fattibile? Sfrondata la retorica, resta il beneficio del dubbio. Visto che altrove questa architettura sembra aver già fatto il suo tempo. Quindi giusto provarci. Senza farsi però illusioni.         

Giovanni Castiglioni  

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