Individualità, gruppo coeso, esperienza e gioventù: il Morazzone ha tutte le qualità di una grande squadra e risultati che i rossoblù stanno raccogliendo lo testimoniano. Oltre al secondo poto nel Girone A alle spalle della corazzata Solbiatese, i ragazzi di Giorgio Dossena sono in corsa per raggiungere i quarti di finale di Coppa Italia (ottavi contro l’Accademia Inveruno in programma per mercoledì 9 marzo); dalle parti di Morazzello si vuole respirare aria d’impresa.

Dopo la doverosa gavetta, Daniel Giordano si è ritagliato un ruolo da protagonista al fianco di bomber Ghizzi e il classe ’00 è una delle frecce più pericolose nella faretra di mister Dossena: sei reti stagionali (quattro in campionato e due in Coppa), senza contare gli assist, che hanno contributo a trascinare il Morazzone in alto. Giordano ha messo il suo zampino anche domenica scorsa nella rocambolesca vittoria sul CAS Sacconago ed è proprio dai tre punti dell’ultimo turno che parte la nostra chiacchierata con l’attaccante rossoblù.

“In questa fase stiamo portando qualche innovazione al nostro gioco – spiega Giordano – i infatti domenica abbiamo fatto un po’ di fatica soprattutto nel chiudere le linee dei passaggi. Il rammarico dei primi 45’ è stato quello di non aver difeso il vantaggio, ma all’intervallo il mister ha saputo darci le giuste indicazioni e la carica necessaria per approcciare al meglio la ripresa. Dispiace per le espulsioni di Loielo e Vezzoli: dovevamo chiudere prima la partita, invece, per come si era messa, poteva vincerla chiunque. Alla fine siamo stati noi a trovare il guizzo vincente e direi che la vittoria è meritata”.

Un successo del genere testimonia la grande maturità del gruppo e si rivede lo spirito che vi contraddistingueva ai tempi di Stincone. Quanto è stato importante mister Dossena in questo passaggio?
“Con mister Stincone ho imparato tanto a livello umano; Dossena è riuscito a migliorarci tecnicamente  e il Morazzone è ora una squadra che gioca a calcio. Noi siamo un gruppo veramente giovane, ho letto le parole di Christian Conte relativamente al fatto che siamo una delle squadre dall’età media più bassa della Lombardia, e fino a questa stagione siamo arrivati ad ottenere risultati contro squadre più forti mettendo qualcosa in più a livello di spirito di gruppo. Come ho anticipato, mister Dossena è riuscito quest’anno a dare a tanti giovani, me compreso, un indirizzo calcistico: giochiamo per la squadra, a due tocchi, e abbiamo maturato un’ottima intelligenza tattica”.

Senza la Solbiatese sareste primi in classifica; quanto vi rammarica il fatto che, senza una corazzata del genere nel girone, avreste potuto ambire direttamente all’Eccellenza?
“Direi di sì, ma la forza del Morazzone va oltre: il mister ci crede tutt’ora e ha sempre detto che anche noi dobbiamo farlo. Ci ha dato una bella botta motivazionale nel vincerle tutte e non ci interessa guardare la classifica, ma vogliamo concentrarci solo su di noi. La nostra forza è il gruppo e ogni domenica vogliamo spingerci sempre oltre, senza pensare alla Solbiatese o a chiunque altro”.

Il distacco sulla sesta è importante: sentite di aver già ipotecato i playoff?
“Il vantaggio c’è ed è abbastanza corposo, ma finché non si arriva alla fine del campionato bisogna restare umili e lavorare con passione allenamento dopo allenamento e partita dopo partita. Chiaro che se continuiamo con questo trend potremmo iniziare a farci ben più di un pensiero, ma ora dobbiamo guardare solo alla prossima sfida”.

Occhi puntati sul Gallarate dunque?
“Se non l’avessi nominato tu non avrei saputo risponderti perché di solito guardo contro chi giochiamo solo il venerdì. Il mister ci ha insegnato a concentrarci solo su noi stessi e a non cercare alibi: in settimana lavoriamo per migliorare a livello tecnico, per velocizzare il gioco. Agli avversari ci pensa il mister e ci spiegherà come affrontarli al meglio. Per noi, comunque, ogni partita si  prepara allo stesso modo: giù la testa e lavorare come se sfidassimo sempre la Solbiatese”.

Venendo a te, è la tua miglior stagione?
“Direi proprio di sì. Nelle scorse stagioni ho fatto tanta gavetta e mi sono impegnato per guardare e apprendere il più possibile da chi stava davanti a me. Ora gioco libero mentalmente, non ho pressioni e mi sento costantemente in crescita. Inutile specificare che senza Mattia Ghizzi non sarei nemmeno quel piccolo giocatore che sono ora”.

A proposito di Ghizzi, cosa significa giocare sapendo che là davanti c’è un certo bomber?
“La sua presenza è fondamentale e si sente anche in ogni allenamento. Personalmente gli sto sempre addosso perché so che se voglio imparare devo farlo dai migliori: per me è un punto di riferimento importante, una persona da seguire per diventare un calciatore. Senza Mattia mi sentirei perso e pregavo di poter giocare titolare per stare al suo fianco: tecnicamente è devastate e può giocare anche da fermo. Io faccio della velocità la mia forza, non siamo certo uguali a livello calcistico, ma non si può che imparare da gente come lui. Idolo a livello professionistico? Per un attaccante è impossibile non venerare Ronaldo il fenomeno: è stato il centravanti più forte di tutti i tempi”.

Hai parlato di Ghizzi; aggiungiamo anche Libralon, Gerevini e Martignoni. Ricollegandoci al discorso precedente, possiamo dire che il Morazzone abbia trovato la giusta alchimia tra esperienza e spregiudicatezza?
“Assolutamente sì. Noi siamo fortunatissimi ad avere i nostri anziani (ride, ndr) perché, oltre al valore calcistico, sono persone fantastiche: sanno quando darti la cazziata, ma anche quando starti vicini nel momento in cui commetti un errore. I giovani hanno bisogno di persone del genere e, lo ripeto, il Morazzone fa della sua forza il lato umano. Se è vero che siamo migliorati tanto a livello tecnico, il gruppo è sempre quello: una famiglia, umanamente siamo imbattibili”.

Concludiamo: qual è il tuo obiettivo personale per questa stagione?
“Non posso rispondere per scaramanzia (sorride, ndr); diciamo che mi piacerebbe arrivare in doppia cifra. Di sicuro voglio mantenere la mente libera: ciò che arriva è tanto di guadagnato. Di sicuro sono felice quando gioco bene, quando segno o faccio assist, ma continuo a pensare che il gruppo sia più importante dei miei obiettivi personali”.

Matteo Carraro

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