Biancorossi in vetrina, inizia oggi il nostro viaggio nel mondo Città di Varese. Un percorso che ci permetterà di farvi conoscere settimanalmente i protagonisti della squadra della Città Giardino.
Iniziamo da Francesco Gazo, ragazzo speciale, calciatore speciale che già nella data di nascita ha qualcosa che lo rende particolare: 29 febbraio 1992.

Ti senti un predestinato?
“Non esageriamo, predestinato no, speciale sì. Ora che mi ci fai pensare sono l’unico che conosco che è nato il 29 febbraio. Da piccolo ci tenevo a festeggiare: ogni 4 anni proprio il 29, poi il 28 perché io sono nato a febbraio! Ora non ci faccio più caso, non sono un amante delle feste, mi piace pensare al mio compleanno come un’occasione per stare con gli amici e con i parenti”.

A proposito di date: 15 settembre 2021.
“Era un mercoledì mattina, era la settimana che ci portava alla prima di campionato dopo che avevamo fatto tutta la preparazione e arrivavamo dalla partita di Coppa con l’Arconatese. Ero in bagno a prepararmi perché avevamo doppio quella mattina e dovevo andare ad Albizzate. Ho avuto dei giramenti di testa, poi non riuscivo più a vedere e ho subito chiamato Claudia la mia compagna. Sono sempre stato cosciente, il mio primo pensiero è stato quello di chiamare il Prof. per dirgli che non sarei andato la mattina… il pomeriggio forse. Poi è arrivata l’ambulanza, gli esami, la diagnosi (ischemia, ndr), ma ho iniziato subito a stare meglio, già dal giorno dopo”.

Hai mai pensato: non potrò più tornare a giocare?
“Sono stato una settimana in ospedale, in quei primi giorni ho pensato a tantissime cose, la mia mente girava come un frullatore. Ho anche pensato che forse non avrei più giocato e mi dicevo: “Hai Claudia, la tua famiglia, il tuo percorso di vita”. Stavo comunque bene, ogni giorno meglio, e dopo l’operazione al cuore ho iniziato ad avere un solo pensiero: tornare in campo. Se ci penso oggi tutto è andato alla grande e ho bruciato le tappe. Siamo passati dal ‘non poter tornare a giocare’, al ‘forse tornerai ma tra un anno’, all’essere in campo per allenarmi dopo solo tre mesi e alla prima partita ufficiale giocata dopo quattro. Devo ammetterlo Miky, forse hai ragione tu: sono speciale”.

Ha iniziato nel Bosto la sua carriera da calciatore, poi è passato al Varese Giovanile, quello di Barassi che si allenava proprio alle Bustecche dove gioca ora, e quindi l’Azzate Calcio. Dai giovanissimo la sua prima volta col Varese Calcio fino agli Allievi, poi il grande salto nella Primavera dell’Albinoleffe e quindi alla Pro Vercelli.
Prima di tornare al Varese in Eccellenza nel 2015-2016 per te 72 presenze in Serie C1 con le maglie di Prato e Albinoleffe: cosa ti aveva spinto a scendere così tanto di categoria?
“Varese è la mia città, vestire la maglia del Varese era il mio sogno: potevo coronarlo. Il progetto era importante e le ambizioni pure. C’era anche il mio grande amico Luoni che aveva già firmato e quando mi hanno fatto la proposta ci ho messo 30 secondi a firmare. Abbiamo disputato una stagione spettacolare, ci sentivamo dei professionisti e lo stadio era sempre pieno: è stata una marcia trionfale”.

Poi due anni alla Pro Patria e uno e mezzo al Seregno prima di tornare a ancora al Varese.
“Anche con la Pro Patria in Serie D è stato tutto perfetto. Abbiamo vinto il campionato conquistando la Serie C e abbiamo vinto anche lo scudetto Dilettanti. Il gruppo era splendido, compagni ideali e la società pure con il trio Testa-Turotti-Javorcic che aveva tutto per far andare le cose al meglio. Dopo un anno in C ho scelto di andare a Seregno e lì ho fatto un errore: potevo restare alla Pro, ma volevo cambiare per avere più stimoli e responsabilità. Non è andata come mi aspettavo. Ecco, questo è forse l’unico rimpianto che ho, non essere rimasto a Busto”.

Ti sei mai chiesto se non avessi fatto il calciatore cosa avresti fatto?
“Onestamente no, non ci ho mai pensato. Fin da piccolo vedevo il mio cammino segnato e crescente di anno in anno. Ho studiato per diventare geometra, ho attenuto il diploma, ma onestamente non ho mai pensato di farlo”.

Cosa ti piacerebbe fare dopo, post calcio
“Lo scorso anno volevo iniziare l’Università, in futuro vorrei fare il personal trainer, ma rimettersi in gioco con lo studio non è facile. Ho visto che bastano dei corsi per poter iniziare questo percorso ed è quello che farò. Penso che seguirò quella via”.

La tua famiglia: Claudia, Cecilia e Ludovica.
“Troppo facile dire che sono tutto, anche se lo sono. Nel momento del bisogno, nella difficoltà, ho capito ancora di più quanto siano importanti per me. Sono orgoglioso di avere una famiglia come quella che io e Claudia stiamo costruendo con le nostre due splendide bambine”.

Restando in tema di date: se ti dico 2 luglio 2023?
“Ma sai tutto, sei micidiale! Mi sposerò con Claudia, il giusto coronamento di quello che stiamo facendo. Ti confesso che ci abbiamo pensato spesso, poi il mio malore aveva accantonato tutto e invece è stato proprio quello che mi ha convinto ad accelerare ed eccoci qui”.

Hai chiesto tu la mano alla sposa?
“Assolutamente si, come deve essere. Ho ordinato l’anello di fidanzamento e l’8 dicembre 2021 ho portato la mia futura moglie ai giardini pubblici di Varese. Era tutto addobbato per il Natale, il clima era perfetto e le ho fatto la proposta. Non chiedermi altro perché ero talmente emozionato che non lo ricordo. Ricordo benissimo però che a tutti e due è scattata la lacrimuccia, una lacrimuccia di gioia”.

Se ti dico Francesco-Francesco e Claudia-Claudia?
“Anche qui entra in gioco il destino. Io sono un Francesco, l’altro è Luoni. Una Claudia è la mia compagna, l’altra, oltre che essere mia cugina, è la compagna del Luo. Stiamo spesso insieme e non è facilissimo quando dobbiamo chiamarci (ride, ndr).  Pensa che mia cugina l’ho presentata io a Francesco, era l’anno dell’Eccellenza a Varese dopo una cena di squadra: è scoppiato subito l’amore. Siamo molto legati, diciamo che è una famiglia nella famiglia: lui è sicuramente un punto di riferimento per me, soprattutto per la vita, io magari lo sono per lui un po’ più per il mondo del calcio visto che spesso lo consiglio (ride ancora, ndr). Questo perché ho sempre vinto io tutte le volte che abbiamo giocato contro, la sua prima vittoria è stata proprio una decina di giorni fa quando abbiamo perso con l’Arconatese all’Ossola. Ora avrà diritto di parola anche lui”.

La tua cena ideale?
“Con Claudia in un ambiente romantico. Non ho particolari preferenze, mangio tutto e mi piace farmi guidare da quello che propone il ristorante. Vado anche pazzo per il Sushi”.  

Tornando al calcio: è un Città di Varese che soffre…
“La sofferenza c’è sempre, diciamo che quest’anno è più complicato del previsto, ma sono convinto che basta poco per risollevarsi e vedere la luce. Siamo un ottimo gruppo e abbiamo tutto per poter uscire da questa situazione e tornare a dare gioie ai nostri tifosi”.

Stretta attualità, domenica arriva il Sona: vietato fallire.
“Penso che sia sempre vietato fallire. Ci prepariamo sempre con l’obiettivo di fare bene e portare a casa il risultato. La dedizione al lavoro, la concentrazione e la voglia di vincere non manca mai. Ce la metteremo tutta e sono d’accordo con te: domenica è vietato fallire… e non falliremo!”

Michele Marocco

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