La France Sport, come già ricordato nell’intervista ad Alessandro Sommaruga, è una delle migliori realtà del calcio giovanile nei territori della alta provincia di Varese. Fondatore e faro di questa società è l’ex professionista Marco Franceschetti che, dopo aver allenato in seconda il Venezia, si è dedicato al settore giovanile. Pian piano i giovani promettenti si fanno strada nelle loro rispettive categorie e c’è da chiedersi: a cosa è dovuto questa grande qualità? A rispondere è proprio il presidente che ci spiega come sta andando questa prima parte di stagione per la France Sport e quali sono i suoi metodi per ottenere questi risultati.

A livello giovanile siete una delle realtà di punta della provincia: come vi siete organizzati in questi anni?
“Non ci siamo fatti cogliere impreparati dopo due anni praticamente fermi: abbiamo tenuto stretti i nostri ragazzi allenandoli e impegnandoli quante più possibili attività in questo periodo. Gli Allievi del 2005 sono un gruppo ormai consolidato da anni e si ritrovano meritatamente primi del loro girone; i 2006, che hanno iniziato il loro percorso nel pieno della pandemia, sono il gioiello nostra società e siamo molto orgogliosi di loro. Anche i 2007/08 stanno facendo un’ottima annata insieme. Questi risultati sono il segno di cose che funzionano”.

In questa prima parte di 2022 si sta ripresentando il problema Covid: come lo state gestendo?
“Ci stiamo regolando secondo le direttive. Abbiamo iniziato, dagli Esordienti in giù, questa settimana con gli allenamenti consentiti; l’agonistica, invece, ha iniziato una settimana prima. Cerchiamo di stare insieme il più possibile, ma nel rispetto delle regole perché non vogliamo far perdere altre partite ai nostri ragazzi. L’obiettivo più importante come società calcistica, ma soprattutto come scuola calcio, è appunto il benessere e la crescita del ragazzo in un ambiente sano. Noi come staff dobbiamo dare il buon esempio ma speriamo di poter continuare a divertirci insieme”.

A vedere le classifiche dovete essere felici di dove si posiziona la France Sport: erano questi gli obiettivi con cui eravate partiti?
“Gli obiettivi non ce li eravamo neanche posti. Era difficile aspettarsi una partenza così buona da parte nostra; sapevamo il valore dei 2005 ma non quello delle nostre altre squadre. Ora che ci mostriamo ai vertici delle nostre classifiche ci fa piacere esserci. In questi 15 anni abbiamo sempre avuto buone squadre ma non abbiamo mai avuto una partenza così buona e orientata verso una vittoria su così tanti campionati. Anche nei campionati dove non c’è classifica siamo praticamente primi o secondi; siamo molto felici di loro”.

Qual è la vostra filosofia di lavoro?
“Siamo una società diversa da molte altre, con una filosofia che non guarda al risultato ma alla crescita: i risultati sono arrivati, dal punto di vista sia calcistico sia di crescita della società. Cresciamo ad una velocità esponenziale perché lavoriamo in maniera da mettere al centro del nostro progetto i ragazzi, senza inseguire a tutti i costi i primi posti. Essere in cima alla classifica in provincia è sempre un simbolo di qualità per noi e dimostra che il nostro modo di lavorare funziona. Ogni anno, poi, cerchiamo di portare qualche ragazzo dalle giovanili in Prima Squadra e in questa stagione hanno praticamente esordito tutti, e non per esigenza. Alcuni hanno anche segnato mostrando la grinta che serve e che i nostri metodi funzionano su tutte le età. Questi ragazzi se lo meritano e quando c’è la possibilità siamo felici di farli esordire; è quanto successo, per fare un esempio, ad Alessandro Canuto che militava nella Juniores e ora è praticamente titolare in Prima Squadra”.

Come allenate i più giovani?
“Per noi è importante far giocare i ragazzi e tenerli uniti. Il calcio per loro è uno sfogo e in questo periodo è fondamentale avere spazio e tempo per esprimersi liberamente. Chiamiamo e facciamo giocare i più giovani perché per loro è fondamentale, facendogli fare la routine di allenamento classico, più importante per le categorie superiori”.

Come mai da calciatore professionista e allenatore di prime squadre ti sei concentrato sul settore giovanile?
“Ho fatto il professionista per un paio d’anni, ho fatto il secondo nel campionato di Serie B e poi mi sono fatto un anno di studio a Coverciano; da lì, con una quindicina di ragazzi del posto ho imbastito questo progetto. Mi è piaciuto talmente tanto che ho deciso di ampliare il tutto ed ho fatto la scelta giusta. È appagante insegnare il calcio ai giovani ma soprattutto è un prestigio per dove ci troviamo geograficamente: avere 150 ragazzi in tutte le categorie a Maccagno significa essere un punto di riferimento nel territorio. Il nostro lavoro è stato ampliamente ripagato dai risultati e dalle affluenze”.

Il lavoro passa anche dalle capacità degli allenatori e degli istruttori; quanta attenzione c’è nei loro confronti?
“Tanta, davvero tanta. Sovvenzioniamo i nostri allenatori per andare a fare il corso da allenatori in modo da avere il patentino. Se si vuole iniziare ad allenare i giovani ha necessità di tenersi aggiornato. Non dobbiamo dimenticare che, avendo a che fare con ragazzini, gli allenatori devono essere anche dei formatori e dar la possibilità di far crescere i propri giocatori in un ambiente sano e stimolante che gli permetta soprattutto di crescere bene divertendosi con il calcio. I risultati arrivano col tempo ma la formazione del bambino è fondamentale”.

Simone Canil

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