È arrivato a Caronno Varesino solamente da tre anni, ma è stato subito identificato dalla società come la pietra su cui costruire il futuro di questa squadra. Cresciuto tra le file del Morazzone, Matteo Tullio sta ora mettendo al servizio dell’Eagles Caronno tutta l’esperienza accumulata sin qui in diverse categorie.

Come giudichi la vostra stagione finora?
“La giudico al di sotto di quelle che erano le aspettative iniziali. La squadra tecnicamente è al di sopra della media di questo girone; penso che ci manchi tanta esperienza. Abbiamo perso punti contro squadre alla portata, mentre ne abbiamo guadagnati contro formazioni molto più quotate: purtroppo ci siamo sempre adeguati al livello degli avversari ma penso che, per quello che sia il livello di questa rosa, siamo più indietro rispetto a dove dovremmo essere”.

Campionato vissuto tra alti e bassi, pareggi con le big, ma anche contro squadre alla portata, a cosa è dovuto?
“È una questione psicologica. Come accennavo prima, ci adattiamo al livello e al ritmo di gioco degli altri. Penso che siamo soggetti ad una sorta di maledizione con i pareggi: a Malnate è diventata ancor più stringente, abbiamo sbagliato un rigore nel finale sullo 0-0 e questo ci ha tolto molto sotto l’aspetto mentale. Il mister ha lavorato proprio sulla mentalità ma, anche con lui, abbiamo avuto momenti più e meno buoni. Il livello è ottimo, tatticamente penso che si possa sempre migliorare, però dobbiamo trovare una via di mezzo equilibrata tra lo spingere sempre al massimo e i cali che abbiamo”.

Cos’è cambiato con l’arrivo di Boy, dopo l’esonero di Maresca?
“Sicuramente il mister, avendo già allenato qui ed avendo conquistato la promozione dalla Terza Categoria alla Seconda, è più ferrato sotto l’aspetto mentale, che è fondamentale per questo livello, e sull’interpretazione dei vari momenti della partita. Inoltre, ci ha fatto capire quanto sia importante questa maglia. Anche in allenamento è cambiato qualcosa, seppur non ci siano stati stravolgimenti: si lavora maggiormente sull’intensità e sull’approccio alle partite”.

Sei per tutti capitan futuro: ti mette entusiasmo o aggiunge responsabilità per dare l’esempio?
“Quando sono arrivato qui era nata come una battuta, ma ora Fabio Mazzetti, il nostro direttore sportivo, continua a ricordarmelo e questo mi rende molto contento. Sono nato nel ’98 ma, essendo una squadra giovane, io e altri come me abbiamo il dovere di ricoprire il ruolo di chi ci mette la faccia e dice una parola in più quando cala la concentrazione. In campo, tuttavia, c’è sempre il nostro capitano Fanali, quindi quel ruolo spetta a lui. In questa rosa ci sono tanti leader in spogliatoio e penso che ciò sia fondamentale per crescere”.

Come hai appena detto siete una squadra molto giovane; quanto pensi che possiate crescere ancora?
“io credo che ci sia molto margine: l’esperienza che ci serve si matura con le partite, non con gli allenamenti. In settimana ci si può preparare tanto a livello tattico, ma le varie situazione della domenica si impara a gestirle solo vivendole. Penso che si possa ancora migliorare tanto proprio su questo, soprattutto perché lo scorso anno non si è giocato; sotto il punto di vista della tecnica, invece, ritengo che ci sia poco margine dato che siamo già ad un eccellente livello”.

Pur avendo ottenuto una sola vittoria siete a soli 7 punti dai playoff, pensi che possiate arrivarci?
“Non voglio giudicarmi come un pessimista, però penso che bisogna sempre guardare anche i lati negativi delle situazioni. Siamo stati bravi a non perderle, ma avremmo potuto e dovuto vincerne molte di più; è un attimo passare dal pareggio alla sconfitta. Ne abbiamo parlato in spogliatoio, guardando la classifica l’obiettivo principale è salvarsi il più in fretta possibile; per i playoff sarà difficile, sempre ammesso che si svolgano completamente. Noi vogliamo prima di tutto salvarci, poi se arriverà qualcosa in più sarà solo di guadagnato, per il momento l’importante è tornare a vincere”.

Un solo goal in questo girone d’andata, speri di farne altri?
“Io non sono mai stato un goleador, ho segnato contro la Cuassese e per il momento va bene così. Gli obiettivi personali sono sempre secondari, a maggior ragione quando si è in Prima Squadra. Sono più concentrato su quelli che sono gli obiettivi del gruppo, poi quelli individuali vanno bene per stimolarsi a far meglio e, se dovessero arrivare, saremmo tutti più contenti. La priorità ce l’ha sempre la squadra”.

Da quel che ho visto sei cresciuto nel Morazzone, cosa ti ha portato a cambiare aria, prima con la Calcinatese e poi a Caronno?
“A Morazzone ho fatto tutta la trafila delle giovanili, fino ad arrivare al Regionale A. In quegli anni i risultati a livello di squadra sono stati molto positivi, ho avuto il piacere di vedere e affrontare realtà importanti anche al di fuori della provincia. Mi ero reso conto, tuttavia, che la Prima Squadra sarebbe stata troppo; in più il gruppo era già formato, quindi non avrei trovato posto. Sono stato proposto a varie squadre e sono andato alla Calcinatese, dove ho trovato un bellissimo gruppo e con alcuni ragazzi sono ancora in contatto quasi giornaliero. Ci siamo sentiti di recente per la scomparsa del presidente perché mi è spiaciuto molto; in quei due anni sono cresciuto molto. Ora sono qui a Caronno da tre anni, anche se sarà di fatto il primo, spero, a concludersi normalmente”.

Andrea Vincenzi

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