All’orizzonte un sacco di guai”. Lo scenario evocato oggi su TuttoC.com da Nicolò Schira (esperto di calciomercato, profondo conoscitore della Serie C e giornalista de Il Giornale), non lascia molto spazio alla fantasia.   

…peccato che ai nuovi acquirenti, il consorzio Sgai di Napoli, non sia bastato neanche il tempo di brindare all’acquisizione del club che sono scattati i tintinnii delle manette. A novembre è stato arrestato Roberto Galloro, presidente del consorzio, per una maxi-truffa nel settore energetico, mentre settimana scorsa la Procura della Repubblica di Napoli ha invitato la Guardia di Finanza a effettuare un sequestro preventivo relativo ai 110 milioni di crediti d’imposta relativi al Superbonus 110%. Il Consorzio Sgai, infatti, avrebbe beneficiato di oltre 109 milioni di euro di crediti di imposta per lavori in realtà mai effettuati ed eseguiti che sarebbero poi stati ceduti e finalizzati per un importo di 83 milioni di euro. Una vicenda che segna probabilmente la fine della (breve) avventura Sgai al timone dei Tigrotti…Che ne sarà della Pro Patria? Difficile dirlo, ma il futuro è a dir poco incerto e nebuloso, visto che gli imprenditori locali latitano. All’orizzonte un sacco di guai. La Testa, infatti, non ha trovato sostegno e supporto concreto al momento della decisione di vendere il club in autunno. Tanto che la società è finita nelle mani (sbagliate?) di forestieri. Il nuovo presidente Domenico Citarella ha invitato tutti alla calma, però il biglietto da visita iniziale è tutt’altro che rassicurante. Tanto che – si sussurra – alcuni importanti esponenti del Consiglio Comunale di Busto Arsizio si siano già attivati nel cercare (nuovi) acquirenti…”.

Un quadro a tinte fosche cui va sommato un riferimento temporale. E cioè l’armageddon del 31 gennaio. Data entro la quale il Consorzio Sgai dovrebbe ottemperare alle condizioni (immaginiamo soprattutto economiche), concordate con Patrizia Testa. Il buon esito del definitivo passaggio di consegne è impronosticabile. Ma la sensazione che, in forza delle vicende giudiziarie, la proprietà consortile abbia messo a punto anche una exit strategy è parecchio plausibile.

A secco di prese di posizione ufficiali sul futuro della Pro Patria, restano scolpite nel web le repliche del Presidente Citarella alle provocazioni dei tifosi tigrotti postate sul suo profilo Facebook. Con sintassi non sempre cristallina, nell’ultima settimana l’attuale numero uno biancoblu ha tenuto il punto circa la sua veste professionale (“forse non le è chiaro io non sono un dipendente sgai, sono un dirigente chiamato a dirigere la Pro Patria. Se vuole notizie relative al consorzio può contattarli direttamente”); seminato qualche indizio sul fatto che l’acconto versato possa essere perso in toto o in parte (“non tutto, ma l’acconto lo perdono i proprietari. Io non sono il proprietario”), e infine respinto al mittente le possibili ricadute del sequestro preventivo di cui è stato fatto oggetto il Consorzio (“voi avete le prove? È inutile parlare fino a quando non ci sta una sentenza. Al momento il consorzio è operativo ed estraneo ai fatti successi nel trevigiano. Poi il tempo darà le risposte. Adesso è inutile che offendete senza avere prove”).

Al di là dell’ammirevole disponibilità al contraddittorio (eufemismo), restano i contorni di una vicenda davvero poco commendevole per tempistiche adottate ed opacità della sceneggiatura. Ancora 100 ore (o giù di lì’), e il groviglio Pro Patria dovrebbe (auspicio) venire finalmente sciolto.

Giovanni Castiglioni          

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