Nessuna proroga alla partenza dell’abolizione del vincolo sportivo. Questo è quanto emerge dal decreto correttivo sulla riforma dello sport, approvato lo scorso 28 settembre dal Consiglio Dei Ministri. Una decisione che lascia così invariata la scelta di “liberare” tantissimi atleti da ogni sorta di vincolo a partire dal 31 luglio 2023.

Scelta divisiva che respinge la richiesta della FIGC, della FIP e di altre federazioni, le quali premevano per una norma transitoria che potesse portare tale abolizione a partire da luglio 2025. Nulla da fare dunque, anche se non è da escludere che le Federazioni tornino a fare pressioni non appena si insedierà il nuovo Governo. In tal senso, è stato forte il grido di protesta del presidente della Federazione Italiana Pallacanestro Gianni Petrucci che, tramite una nota ufficiale, ha espresso così il suo pensiero: “Il Presidente federale, pur condividendo i principi del decreto correttivo in materia di riforma del sistema sportivo, si dichiara sorpreso circa le assurde tempistiche in esso contenute. Non può ritenersi ragionevole, né opportuno, intervenire a metà stagione sportiva con una diversa e complessa nuova normativa contrattuale. Riguardo al vincolo sportivo la Federazione si era espressa chiaramente nell’interesse delle proprie associate, chiedendo un’entrata in vigore differita e graduale per consentire ai club di pianificare l’attività tecnica e non depauperare gli investimenti compiuti nel corso degli anni. La preoccupazione è relativa soprattutto all’impatto che le nuove norme produrranno in seno alle società sportive, ma anche alle Federazione, non solo sotto i profili economici, ma anche in ambito gestionale e tecnico. La Federazione confida che questo grido di allarme non cada nel vuoto, ma possa trovare immediato e favorevole riscontro“.

Se dal punto di vista dell’abolizione del vincolo sportivo non ci sono state dunque novità, ve ne sono diverse invece per ciò che concerne la disciplina del lavoro sportivo dilettantistico, con la soglia esentasse che si riduce del 50%, passando da 10.000 a 5.000 euro, somma minima al di sopra della quale il lavoratore sportivo dovrà versare, d’ora in poi, i contributi previdenziali.

Per chi invece guadagnerà oltre 15.000 euro, oltre agli oneri previdenziali, vi sarà l’obbligo di versare anche le ritenute fiscali previste. Infine, per aiutare le società sportive è stata introdotta in questo testo correttivo una nuova norma secondo cui fino al 31 dicembre 2027, la contribuzione previdenziale sarà dovuta nel limite del 50% dell’imponibile contributivo, riducendo in maniera equivalente la prestazione pensionistica.

Questo il testo integrale del decreto correttivo.

Alessandro Burin

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