Matteo Ferè, portiere 2003 da questa stagione veste la maglia neroverde della Castellanzese. Cresciuto fra i vivai di Olgiate Olona (ora Valle Olona, ndr) e Pro Patria per ben sei anni, dall’estate 2021 è stato prelevato dai neroverdi. Terzo portiere della Prima Squadra – ora secondo visto l’infortunio di Asnaghi – ha giocato prevalentemente fra le fila della Juniores Nazionale, che proprio ieri pomeriggio ha riconquistato la vetta del Girone B dopo aver abdicato per qualche giorno a scapito dell’Alcione.

Da questa stagione hai iniziato a vestire neroverde, come ti trovi in Castellanzese?
“Mi trovo molto bene in Castellanzese, ho trovato una società vicina a casa con un campo in sintetico molto bello. I mister con i quali lavoro sono molto bravi e il gruppo di compagni è molto unito, siamo tutti giovani e mi trovo veramente bene”.

Cosa ne pensi di questa stagione e della rosa neroverde? Dopo una prima parte di stagione decisamente complicata c’è stata un’inversione di marcia.
“A inizio stagione penso che nessuno fosse arrivato qui per giocarsi la salvezza; dopo una prima parte non soddisfacente sono venuti fuori i valori e gli ultimi risultati ci stanno dando ragione”.

Quest’anno sei stato impiegato prevalentemente in Juniores Nazionale, ma da qualche domenica hai avuto l’occasione di sedere in panchina con la Prima Squadra. Che emozioni hai provato?
“La differenza c’è, in prima squadra il calcio è sicuramente più vero rispetto a un campionato Juniores. Ti relazioni con giocatori dalla grande esperienza, ma sono fortunato anche ad allenarmi ogni giorno con i miei compagni”.

Quale è il tuo obiettivo personale per questa stagione? Con l’Under 19 sono già due i rigori parati e in entrambi i casi i neroverdi hanno messo in saccoccia tre punti.
“L’obiettivo resta quello di vincere il campionato con la Juniores, vincere tre partite sperando che l’Alcione faccia un passo falso; a fine girone d’andata avevamo 10 punti di vantaggio e ora ci aspettano veramente tre finali”.

Ogni giorno ti alleni con Sabatino Nese, preparatore dei portieri della Castellanzese, e con Cincilla e Asnaghi. Pensi che anche i tuoi compagni ti abbiano aiutato nel percorso di crescita?
“Cincilla e Asnaghi sono sempre andati a 2000 e io dovevo stargli dietro. Mi hanno aiutato moltissimo, esercizi di forza, la posizione delle mani e del corpo quando bisogna parare. Spesso mi metto a osservare Cincilla, semplicemente perché è il più esperto, e ogni giorno imparo qualcosa di più”.

Essere portiere vuol dire avere un ruolo di immensa difficoltà, perché l’errore è ovviamente più visibile. Quando hai capito di voler avere il numero 1 sulla schiena e cosa ti ha spinto a voler ricoprire questo ruolo?
“Con tutta onestà da quando ero piccolino, perché a giocare fuori non ero capace. Però la svolta è stata in prima media, quando a Olgiate mi allenava un mister che ha tirato fuori quel qualcosa in più, da lì ho capito che quello era il mio ruolo”.

Oltre al calcio, come impieghi il tuo tempo?
“Studio al Liceo Scientifico Tosi a Busto Arsizio. Per ora ho fatto il test per Scienze Motorie, e aspetto il risultato; mi piacerebbe seguire quella strada”.

Martina Crosta

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