Da un vecchio autobus trasformato in spogliatoio a faro di riferimento del calcio giovanile della Provincia di Varese: la storia del Bosto Calcio e dei colori gialloblù continua da più di 60 anni e ogni stagione brilla sempre di più.

Una scuola calcio, che è anche scuola di vita come scritto sugli spogliatoi, di una società che mette al centro la crescita del giovane calciatore e il suo benessere. Ne parliamo con Davide Giardini, che ha iniziato come allenatore dell’Attività di Base dei piccolissimi e, man mano, la passione, l’entusiasmo e la voglia lo hanno portato, insieme a Mauro Brattesani, a supervisionare la parte Pre-Agonistica, dai Primi Calci agli Esordienti, ed organizzare la programmazione di tutta la società.

Iniziamo parlando di come vi siete comportati in questo biennio complicato.
“Siamo felici di avere mantenuto un buon numero di ragazzi. In questi anni traballanti, per così dire, c’è stato il rischio di perdere i più giovani per via di una mancanza di attività e quindi di passione. Nei limiti dei protocolli, li abbiamo ingaggiati il più possibile, anche con allenamenti online o videochiamate, per passare del tempo con loro. Quando ci è stata data la possibilità di incominciare a fare allenamenti individuali siamo ripartiti. Speriamo di essere riusciti a dare ai nostri giocatori tutto il supporto possibile in questo periodo particolare”.

Come sta andando quest’anno finora?
“Quest’anno è iniziato molto bene. Nei piccolini c’è stato grande entusiasmo e voglia di ricominciare, siamo più di 450 iscritti e quindi le attività che proponiamo sono di gradimento e funzionano. Tutti i gruppi hanno dato risposte positive, anche i più piccoli che per politica societaria non spingiamo di certo al risultato: il loro percorso è diverso, ha altre finalità, e sta andando alla grande. Un paio di gruppi hanno avuto comprensibili momenti di difficoltà ma siamo tranquilli: gli allenatori e i ragazzi non hanno mai smesso di lavorare e di impegnarsi. Quando si riprenderà a giocare i risultati arriveranno, soprattutto per i più grandi”.     

Che traguardi avete per questa stagione?
“Prima di tutto vogliamo finire questa stagione: è la prima speranza che va oltre qualsiasi risultato abbiamo in mente (ride ndr). Gli obiettivi stagionali partono dal continuare il percorso positivo con la Prima Squadra, composta da elementi giovani, arrivando fin dove possiamo. Con la Juniores U19, che alleno io, vogliamo vincere il campionato; l’altra Juniores U19 sta facendo bene e sta continuando egregiamente il suo percorso di crescita. I 2005 stanno incontrando qualche difficoltà, sono una squadra nuova in un campionato difficile, ma hanno usato questi mesi per conoscersi e speriamo che questa seconda parte di campionato li possa veder riscattare il girone d’andata. Per i Giovanissimi 2006/07 l’ambizione è quella di vincere il campionato; per i 2008, una squadra si è garantita l’accesso ai Regionali e siamo molto fieri di loro, mentre l’altra squadra è un po’ più acerba e sta maturando esperienza tra i Provinciali”.

Come allenate i più giovani?
“La prima cosa che andiamo a sviluppare è la tecnica individuale: lavoriamo su come il bambino si deve muovere in campo. Una volta che ha imparato i fondamentali lo inseriamo in un contesto di squadra dove non è più da solo ma deve comunicare con altri compagni. Quello su cui puntiamo di più è far capire ai ragazzi che commettere errori fa parte del gioco e non è un dramma: non bisogna entrare in campo temendo di poter fare la scelta sbagliata. Non si potrà vincere ogni partita, ma si impara sempre da ogni errore. Sproniamo i nostri ragazzi a provare qualsiasi cosa: quando crescono possiamo limare gli errori ma da piccoli riteniamo opportuno lasciare loro la libertà di fare quello che preferiscono”.

Qual è la vostra filosofia di lavoro?
“Puntiamo su un percorso di crescita in un ambiente sano e pulito, dove non ci sono pressioni. Non bisogna dimenticarci che stiamo facendo far sport ai ragazzi e non deve andare oltre: il nostro focus è sulla loro crescita. Poi se noi allenatori siamo bravi nel nostro lavoro i risultati arrivano. Insegniamo che si può vincere come si può perdere: la cosa fondamentale è imparare dal risultato ottenuto”.

Simone Canil

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