Con una Solbiatese in formato super, i giochi per il campionato sembrano essere chiusi in partenza. L’obiettivo dell’Olimpia Ponte Tresa non era certo quello di competere con i nerazzurri, ma di sicuro era lecito aspettarsi qualcosina di più da parte del gruppo di Vincenzo Rinaldi.

L’attuale terzultimo posto (con due partite in più rispetto al Cas a -1 e all’Union Villa Cassano a -5) certifica tutte le difficoltà vissute dalle parti di Ponte Tresa e il presidente/allenatore ha deciso di intervenire massicciamente sul mercato per cambiare rotta e uscire dalle acque turbolente dei bassifondi della classifica. Tra i volti nuovi del gruppo biancoazzurro figura anche Agostino Petriccione, turbo-terzino di spinta classe ’01 proveniente dal Milano City, pronto e determinato a dare il suo contributo per risalire la china e rilanciare la sua carriera.

L’esperienza non gli manca: il terzino napoletano è stato svezzato dal Ravenna e la parentesi con la maglia del Chievo Verona gli ha garantito un notevole boost rispetto a molti dei pari età con cui si trova a giocare da queste parti. Ma, dopo aver già girato l’Italia, com’è arrivato a Ponte Tresa? “Sono qui – spiega Petriccione – grazie ad alcuni miei compagni con cui avevo già giocato al Milano City. Mi hanno parlato bene dell’Olimpia e ho deciso di affrontare con entusiasmo questa nuova avventura della mia carriera. È vero che arrivo da molto lontano, ma ho comunque trovato un ambiente ospitale che mi è piaciuto subito e ci tengo a sottolineare l’accoglienza da parte di Rinaldi che mi ha spiegato chiaramente la situazione della squadra e gli obiettivi. Adesso abito qui a Ponte Tresa e sono già concentrato a dare il massimo”.

Facendo un passo indietro, da dove ha origine la tua passione per il calcio?
“Nasce da sempre, dall’anno zero praticamente, grazie a mio padre che mi ha consentito di cominciare con la Scuola Calcio a Napoli. La passione è sempre stata il motore principale che continua ad animarmi tutt’ora, ma visto che c’era la possibilità di fare carriera mi sono trasferito a Ravenna e da lì sono passato al Chievo”.

Che ricordi hai dell’esperienza con il Chievo?
“Nonostante abbia fatto solo metà anno la reputo un’esperienza fantastica. In quei pochi mesi credo di essere maturato esponenzialmente a livello sia calcistico sia umano; giocando in Primavera1, con parecchi ragazzi che orbitavano già intorno alla Prima Squadra in Serie A, ho imparato davvero tanto e quel bagaglio tecnico rimarrà sempre con me”.

Hai un modello di riferimento cui ti ispiri?
“Per quel che riguarda il mio ruolo Dani Alves senza ombra di dubbio: ha vinto tutto, è un campione fatto e finito e  ha una mentalità di ferro. Poi, il mio cuore napoletano sarà sempre legato a Marek Hamšík perché è stato il capitano della mia adolescenza e ha sempre difeso la città, non solo la squadra. La vicenda Insigne? Sono dispiaciuto. Purtroppo non sappiamo e non sapremo mai tutte le dinamiche, il calcio è un mondo enorme vincolato da mille interessi, ma di sicuro Insigne è napoletano dentro e rimarrà sempre legato alla squadra e alla città”.

Se dovessi presentarti, calcisticamente parlando, cosa diresti? Quali sono le tue migliori qualità?
“Direi l’orientamento in campo: so tenere bene la posizione e leggere le coperture preventive. Una delle mie doti principali è la velocità, la rapidità nel cambio di passo e me la cavo discretamente bene nell’uno contro uno. Da terzino mi piace spingere non appena ne ho l’occasione e prediligo giocare a destra, anche se all’occorrenza posso adattarmi a sinistra. Segno quanto Dani Alves? No, direi proprio di no (ride, ndr); il gol non è il mio punto forte, anche se qualcuno l’ho fatto”.

Tornando alla tua carriera, dal Chievo come sei arrivato al Milano City?
“Dovevo rimanere in Veneto per andare in prestito a qualche squadra di Serie D, ma viste le vicissitudini del Chievo mi è stato suggerito di andare nel milanese. Al Milano City mi sono trovato benissimo: è stato il mio primo anno tra i grandi e lì ho imparato a conoscere il mondo dilettantistico. Magari c’è meno tattica, ma si percepisce molta più cattiveria agonistica e voglia di vincere. Purtroppo a settembre eravamo partiti malissimo e il campionato si è subito interrotto; alla ripartenza ci davano a metà classifica, e invece ce la siamo giocata con tutti. Varesina? Abbiamo onorato la competizione fino alla fine: l’ultima sfida era cruciale per loro, ma noi abbiamo dimostrato più voglia di vincere”.

E adesso sei all’Olimpia: cosa ti aspetti dalla ripartenza del campionato?
“Mi sono informato sulla società: so che è una squadra storica, attiva fin dal 2002 e protagonista di un percorso importante che l’ha portata ad essere una bellissima realtà di Promozione. In passato hanno sempre fatto bene, mentre quest’anno ci sono state alcune difficoltà a livello di rendimento. Io, insieme ai miei compagni, spero di riportarla in alto; sarà difficile, ma ce la faremo. Cosa penso della Promozione? Per me è una realtà nuova perché non ci ho mai giocato; non so di preciso quale sia il livello e sono curioso di scoprirlo al più presto”.

Cosa ti ha chiesto Rinaldi?
“Si è instaurato subito un bel rapporto. Mi ha chiesto il massimo impegno, di mettercela tutta e di dare tutto me stesso in ogni situazione, sia in allenamento sia in partita; voglio fare la differenza, devo uscire ogni volta con la maglia madida di sudore”.

C’è un obiettivo personale che ti sei posto per questa stagione?
“Ovviamente fare bene, poi tutto viene di conseguenza. Facendo bene per te stesso fai bene per la squadra, e mettendo insieme questo binomio possono venir fuori risultati importanti. Dal mio punto di vista, inoltre, disputare una grande seconda parte di stagione potrebbe aprirmi altre porte per il futuro. Al momento, però, ho solo un obiettivo: testa bassa e pedalare”.

Il tuo sogno da calciatore?
“Farcela. Voglio arrivare il più in alto possibile. Ognuno deve farsi il suo esame di coscienza per capire quali possano essere i suoi margini di miglioramento e io voglio sfruttare al massimo le mie capacità. Sono ambizioso e spero davvero di farcela”.

Matteo Carraro

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