Sì proprio così, anche mio papà mi chiama ‘Coach’! Una storia cominciata sui banchi di scuola con un professore che ti storpia il nome e i compagni che ci ricamano sopra. Se poi ci mettiamo anche il fatto che in pantaloncini e maglietta ero prodigo di consigli a chi mi giocava accanto, abbiamo chiuso il cerchio del perché per tutti sono il Coach”.

Comincia così la nostra chiacchierata con Marco Caccia, classe ’74, cantellese fino al midollo. Genitori di Ligurno, fino a 35 anni a Gaggiolo ed ora con la moglie Chiara ed i piccoli Francesco e Lorenzo a due passi dal palazzo della Municipalità, dove il Sindaco (la sua grande amica Chiara Catella) gli ha chiesto, in qualità di Assessore, di mettere al servizio della comunità la sua grande esperienza nel campo dello sport.
“Io e Chiara ci conosciamo da una vita, ha un entusiasmo contagioso e si è buttata con tutte le sue forze in questa esperienza amministrativa, coinvolgendo persone competenti da mettere al servizio della collettività. Del resto anche Chiara ha il marchio di fabbrica dello sport, con una carriera di tutto rispetto nel basket. E’ un impegno che mi gratifica e devo dire che mi aiuta molto avere alle spalle tanti anni di carriera nel calcio. Quando incontro dirigenti ed atleti mi ritrovo sempre nei loro problemi e necessità, avendoli vissuti in prima persona per tanto tempo”.

Allora parliamo un po’ di questa carriera…
So che è difficile da credere perché oggi sono una persona molto pacata ma da bambino ero molto molto vivace e solo il consiglio dato da un parente ai miei genitori è riuscito a placarmi: ‘Ma fatelo giocare a calcio, così si sfoga e si calma un po’…’. Detto fatto, a sei anni ho cominciato a dare i primi calci ad un pallone sul campo del Cantello. Allora la Società era presieduta da Domenico Antonini che aveva una particolare attenzione per la prima squadra, così che il settore giovanile era lasciato un po’ a se stesso. Ricordo che un anno non avevamo neppure l’allenatore, i genitori si arrangiavano in tutto. E’ capitato più volte che mia mamma lavasse le divise da gioco e che con le nostre due auto di famiglia (del papà e della mamma) si andasse in trasferta, caricando tutta la squadra. Non potrò mai ringraziarli abbastanza per quello che hanno fatto. Mio padre era entrato anche in Società e mi seguiva sempre, mettendosi a disposizione anche come guardalinee. E pensare che lo avevo “tradito”… era ed è un grande tifoso juventino, ha dovuto accettare la mia fede nerazzurra, ma che dico fede… sono interista dalla testa ai piedi e i miei figli sembra seguano le mie impronte… azzurre e nere!!! Tutta “colpa” di un ragazzo di Milano che trascorreva le vacanze a Cantello raccontandomi delle partite viste a San Siro e della magia di quelle maglie. Un po’ per questi racconti e un po’ perché ero un “bastian contrario”, ho cominciato a tifare per gli acerrimi avversari dei “gobbi”, per buona pace della mia famiglia”.

Qualche ricordo particolare di quegli anni passati nel settore giovanile?
Davvero tanti, a cominciare dagli allenatori che più mi hanno insegnato calcio… e vita. In particolare Franco Procopio che da ala sinistra (anche se sono un destro) mi ha trasformato in mediano. Poi da allievo, giocavo la mattina e il pomeriggio andavo con la prima squadra di Maurizio Maroni. Emozioni tante, su tutte due gol alla Nicolino Berti (chi non ricorda quella cavalcata di 70 metri per andare ad infilare la porta del Bayern Monaco), uno segnato a Porto Ceresio e l’altro a Mozzate, a tempo quasi scaduto e con loro che ci stavano schiacciando in area. Su una respinta della nostra difesa ho fatto un “coast to coast” per suggellare una vittoria 3 a 1 che ribaltava la sconfitta patita a Cantello. Era uno spareggio di fine stagione a livello provinciale. Giocavo nella categoria superiore a fianco di mio fratello (che è più grande di me) e mio padre che come al solito faceva il guardalinee. Non dimenticherò mai la sua corsa in mezzo al campo per venirmi ad abbracciare… al pensiero ho ancora i brividi”.

Ci hai parlato degli allenatori, dicci ora dei compagni…
In trenta e passa anni di attività ho giocato con tanti ottimi giocatori, difficile ricordarli tutti. Cito Sergio Ferretti, un giocatore di altre categorie che a fine carriera è passato da Cantello. Era un piacere correre per lui! Poi ha smesso gli scarpini ed è passato alla panchina… non facendomi giocare… per me una delusione. Ricordo poi con piacere Calcagni, che ho avuto come compagno a Cuasso nella vittoria del campionato di terza categoria, per le nostre “latitudini calcistiche” un vero fuoriclasse, così come Davide Corso”.

Tra i tanti spogliatoi frequentati ne ricordi qualcuno in particolare?
Questa domanda mi permette di dirti subito che io ho sempre messo davanti a tutto il cosiddetto “gruppo”. Ho smesso molto presto di associare il calcio a qualcosa che non significasse lo stare bene insieme, il rispettarsi uno con l’altro, il divertirsi. Sotto questo punto di vista l’esperienza che ho fatto a Brenno è stata fantastica. Avevo 23 anni, la Società era stata da poco costituita (poi divenne City Varese), allenatore un personaggio conosciutissimo come Pier Cunati. Il campionato era quello di terza categoria e la Rasa era la squadra da battere, con una rosa formata da giocatori molto validi. Ebbene siamo riusciti a vincere con la forza del gruppo, dentro e fuori dal campo! Ancora oggi siamo molto legati. Ecco il “mio” calcio è questo, quello che mi ha aiutato ad essere la persona che sono e a cui devo moltissimo. Spero che anche i miei figli, se lo vorranno e senza nessun assillo da parte mia (così come ha fatto mio padre con me) possano vivere lo sport con questo spirito”.

Torniamo a parlare degli attuali impegni dell’Assessore allo Sport del Comune di Cantello…
Stiamo lavorando sul progetto di riproporre il “Premio Cantello” che a cavallo degli anni duemila era considerato uno degli appuntamenti più prestigiosi nel panorama sportivo nazionale. Nella serata di gala venivano premiati atlete ed atlete plurimedagliati olimpici, campioni del mondo, recordman delle più svariate discipline, dirigenti, arbitri, allenatori ed agonisti delle più importanti Società di calcio, basket, volley, ciclismo e di molte altre discipline, con una particolare attenzione e sensibilità rivolta alla disabilità sportiva. Ora noi vogliamo riproporlo ed arricchirlo con altri appuntamenti che a vario titolo coinvolgano tutti gli abitanti, rendendo Cantello degno dell’appellativo di “Paese dello Sport”! Con il fondamentale contributo di Roberto Bof abbiamo già dato vita ad alcuni incontri delle nostre scolaresche con atleti disabili di livello internazionale. E’ stata un’esperienza fantastica per i nostri ragazzi! Ora ci dedicheremo alla serata di gala di settembre, senza dimenticare il palio dei rioni che vede misurarsi nel mese di giugno in epiche partite i rappresentanti di Gaggiolo, Ligurno, San Giuseppe, Cantonaccio e Borghetto. Storiche discipline sono calcio, pallavolo e basket e corsa in staffetta di uomini, donne e bambini, alle quali si sono via via aggiunti ping-pong, scopone scientifico, calcio balilla, caccia e pesca. Per la cronaca Ligurno ha vinto l’ultima edizione disputata nel 2019, dove aveva debuttato una camminata rivolta a anche alle famiglie, che attribuiva punti ai gruppi più numerosi. Purtroppo questo maledetto virus ha messo tutto in discussione, stiamo lavorando per cercare di capire se ci sono le condizioni per poter organizzare a breve una edizione, seppur in forma limitata, del nostro Palio”.

Nelle parole di Marco, dell’Assessore Marco Caccia, tutta la passione e l’amore per il suo Paese. La stessa passione e determinazione che metteva in campo è ora al servizio della sua nuova squadra che ha i colori di Cantello, Paese dello Sport!

Roberto Destro

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