Qualsiasi pallone tocchi, lo trasforma in gol: è un momento d’oro per Alberto Stefanazzi l’attaccante del Tradate che ha già messo a segno 12 reti e che sta trascinando la sua squadra sempre più in alto.
La formazione di mister Fera, infatti, dopo un avvio così così, ora occupa la 4° posizione con 19 punti e non ha nessuna intenzione di fermarsi.
Sono felice, sta andando tutto bene, ho acquisito una certa serenità fuori dal campo sia con la mia fidanzata, sia sul lavoro, e questo inevitabilmente si ripercuote dentro il rettangolo verde, quando stai bene di testa affronti tutto in modo diverso”.

Ti aspettavi un avvio così?
Proprio così forse no, 12 gol sono tanti, di solito sono un attaccante di quelli che prende più ‘botte’ e fa segnare gli altri, quest’anno invece riesco a sfruttare meglio gli spazi ed il lavoro che la squadra fa (anche) per me”.

Non volermene ma forse dopo dieci giornate in cima alla classifica capocannonieri mi aspettavo di più un Mehmetaj che uno Stefanazzi…
È un ragionamento che ci sta eccome, lui è probabilmente più bomber di me; Il gol è il gol, un attaccante vive per questo e posso immaginare che lo stesso ‘Meme’ un pochino patisca questa cosa del non segnare anche se non lo fa vedere, io gli devo tantissimo, sta giocando per la squadra e sta facendo un lavoro enorme, tocca tantissimi palloni, li difende, attira l’attenzione dei difensori, ci sono palle imprendibili per chiunque e che invece Mehmetaj riesce comunque a farmi arrivare, davvero parliamo di un centravanti fortissimo ed ha grandi meriti sia nelle mie reti sia nei 19 punti conquistati dal Tradate, sono certo che si sbloccherà e che con ogni probabilità farà anche gol pesanti però diciamola tutta, non è importante chi finisca in copertina, è importante il cammino della squadra”.

E la squadra sta andando bene dopo un avvio claudicante: cosa è cambiato nell’ultimo mese soprattutto?
All’inizio abbiamo fatto fatica ad ingranare, forse anche l’assenza dai campi di gioco per lungo tempo ha influito, l’ago della bilancia è stato la gara con la Faloppiese: abbiamo preso una ‘rumba’ non da poco (4-0) ed il martedì successivo ci siamo guardati in faccia, ci siamo confrontati, ci siamo anche sfogati dicendoci tutto quello che avevamo dentro, è stato un momento che ci è servito molto, poi siamo tornati sul campo ed abbiamo ripreso a lavorare sodo, oggi raccogliamo i frutti”. 

Come è stato tornare a giocare dopo praticamente due anni? 
Come dicevo prima da un lato non è stato semplice dall’altro una liberazione, al di là dei risultati, credo che avessimo tutti l’incredibile desiderio di tornare a divertirci e non voglio fare l’ipocrita ma è questa la cosa più importante, il calcio mi e ci è mancato per tanti motivi, il divertimento sta in cima a questa lista”.

Tra l’altro ci si aspettava un campionato più contenuto qualitativamente parlando, ed invece la prima categoria sta sorprendendo tutti per il livello. Che te ne pare?
Ma io credo che la voglia incida tantissimo in questo, non aver giocato per due anni ci ha caricato come delle molle e questa prima categoria è davvero un campionato livellato verso l’alto, è difficile giocarla, è difficile vincerla, forse in troppi non si rendono conto che qui ci sono giocatori che arrivano da altre categorie, di grande talento, e a questo si aggiungono una serie di variabili decisive, io personalmente non mi sto sorprendendo nel vedere un campionato così combattuto, con una classifica cortissima e con tante squadre che possono dare fastidio”.

Quando parli di giocatori di altre categorie in questo campionato ti riferisci a qualcuno in particolare?
Ce ne sono diversi, uno potrebbe essere Casiraghi del Ferno che conosco bene, il Ferno tra l’altro insieme all’Ispra è una delle squadre più attrezzate a livello individuale a mio avviso, ma se devo parlare di solidità allora cito la Valceresio e non posso non citare il mio amico Ippolito, credo sia il giocatore più rappresentativo di questo campionato, non sono mai riuscito a giocare con lui, magari un giorno mi piacerebbe, questo però non significa che io stia male qui, anzi, a Tradare sto veramente bene e vorrei togliermi tante soddisfazioni”.

Che rapporto hai con mister Paolo Fera? Che tipo di allenatore è?
È un mister molto adrenalinico, sente tanto la partita, ci tiene, pretende, come è giusto che sia, con lui nascono anche confronti accesi ma sempre costruttivi, parliamo molto e credo che a questi livelli, soprattutto, sia fondamentale per crescere individualmente e per fare bene come collettivo”.

Si dice spesso che questa squadra sia più cinica che bella, è riduttivo nei vostri confronti? Vi dà fastidio?
Personalmente no, io sono un ‘Allegriano’ ed essere belli è un qualcosa in più, nel calcio ci si ricorda dei risultati, di chi vince, nella storia spesso finiscono i cinici mentre i belli si leccano le ferite“.

Il girone d’andata lo chiudete con un bel trittico: San Michele, Mozzate, Bosto. Ti sbilanci?
Sì mi sbilancio e dico che sarà durissima. Paradossalmente mi preoccupa di più il San Michele fra le tre perché è una squadra che ha una posizione in graduatoria che non rispecchia il suo reale valore, e poi perché di solito le gare con squadre di alta classifica le prepari da sole, qui rischi di non avere la giusta attenzione mentale e poi finisci per pagare dazio, non possiamo permettercelo, se vogliamo stare in alto, e noi vogliamo stare in alto, sappiamo di dover scendere in campo ogni domenica con gli stimoli giusti e la concentrazione a mille”.

Ma non è che poi troppo in alto si soffre di vertigini?
“(Ride ndr) Devo trasformare la domanda in un ‘Dove può arrivare questo Tradate? No perché me lo state chiedendo tutti…

Io non te l’ho chiesto, lo hai detto tu.
Ma sai ad inizio anno ti avrei detto a lottare per i playoff, alla luce di queste 10 giornate e di una serie di consapevolezze acquisite, forse possiamo anche guardare un po’ più in su, qui però devo fare i conti con la scaramanzia; se faccio il diplomatico e dico il più in alto possibile può bastare?

Per stavolta può bastare. 

Mariella Lamonica

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