Dopo le due splendide vittorie di inizio campionato, sabato 15 maggio alle ore 18.30 gli Skorpions Varese saranno di nuovo in scena al “Franco Ossola” per ospitare i Frogs Legnano e cercare il terzo successo consecutivo. Il segreto dei grigiorossi si chiama sicuramente Nick Holt: il coach americano è approdato a Varese con passione ed umiltà, mettendo tutta la sua immensa esperienza al servizio della squadra. Il suo impegno sarebbe però nullo senza la collaborazione e dedizione di tutto il coaching staff che ogni giorno lavora sodo per portare gli Skorpions a scrivere nuove importanti pagine di storia. Iniziamo quest’oggi (domani la seconda parte con i coach dell’attacco) a conoscere meglio i protagonisti della difesa.

DANIELE DONATI – Defensive Coordinator Coach

Da quando aveva 16 anni Daniele Donati (nella foto a destra) si è innamorato del football e degli Skorpions Varese. Dopo una carriera da giocatore di tutto rispetto (intervallata però da oltre cinque anni di stop a causa di un brutto infortunio) è cominciata per lui l’avventura da allenatore: Lugano e Milano tappe intermedie prima di tornare a Varese nel ruolo di Defensive Coordinator Coach. “Allenare è molto diverso dall’essere giocatore – spiega Donati – perché bisogna studiare, analizzare, comprendere e far apprendere ai giocatori movimenti e reazioni per ogni situazione. Qui a Varese ho imparato ad essere sia giocatore sia allenatore e per questo devo ringraziare due Giorgio: Nardi è stato l’allenatore che mi ha fatto imparare ad essere un linebacker, Volpi mi ha insegnato le tecniche di base su come allenare la difesa”.

Nel football è più importante la fase difensiva o quella offensiva?
“Una frase storica dice: l’attacco vende i biglietti e la difesa vince le partite. Il vero esperto di football per capire chi vincerà un campionato guarda le difese, non l’attacco. Chi gioca in difesa deve sapersi adattare ad un gioco che non conosce e la capacità di un Defensive Coordinator deve essere quella di capire il clima della partita e intuire gli schemi avversari prima che questi vengano messi in atto. È un lavoro psicologico ed è anche molto gratificante perché il football è un gioco di strategia in cui le azioni durano solo quattro secondi: lo stratega migliore vince. Questo richiede un gran lavoro di preparazione e coordinamento con gli altri coach: prima delle partite studiamo a video gli avversari e, attraverso vari briefing, scegliamo come impostare un match”.

A tal proposito quanta soddisfazione c’è stata nel bloccare totalmente i Lions?
“Non ho parole, è stata una soddisfazione incredibile. I Lions sono appena scesi dalla Prima Divisione ma di fatto restano una squadra di Serie A con tanti nazionali tra le loro file. Noi non ci siamo fatti intimorire e abbiamo imposto il nostro gioco veloce fatto di incroci e blitz per mandarli in confusione; tutto ciò ha portato allo strepitoso punteggio di 51-0. Dove possiamo arrivare? Ci dovremo sudare ogni vittoria e capiremo di partita in partita il nostro livello. Sicuramente la preparazione della squadra è ad un livello altissimo e il merito è di Nick Holt: dal suo arrivo abbiamo cambiato l’impostazione degli allenamenti, il modello di gioco e, soprattutto, l’intensità. Da tutti, giocatori e allenatori, pretende massima concentrazione e attenzione specialmente nel pregame per approcciare la partita nel modo migliore. Tutto questo, nel nostro piccolo, mi sta facendo respirare il football d’oltreoceano”.

Che effetto ti ha fatto giocare all’Ossola?
“Per me è stato un tuffo nel passato, a quando esordii a 17 anni in A1; l’Ossola rappresenta una cornice stupenda e il terreno di gioco era semplicemente perfetto. Il grosso dispiacere è stato non avere il pubblico, ma è solo un rimando al prossimo anno o, perché no, ai playoff. Sabato prossimo contro i Frogs? Ogni partita va affrontata con il giusto atteggiamento. I Frogs non partono con i favori del pronostico, ma vanno rispettati perché ciò che è successo ai Lions potrebbe succedere anche a noi; non li sottovaluteremo”.

GIACOMO CRANCHI – Defensive Line Coach

Nel panorama nazionale di football “Pacio” non ha certo bisogno di presentazioni: la sua carriera, la sua esperienza e il suo carattere parlano per lui. Da circa quattro anni Giacomo Cranchi (nella foto a sinistra di Roberta Marcellini) fa parte, di nuovo, del mondo Skorpions (che tempo fa lo aveva lanciato in nazionale) e commenta così la sua esperienza in grigiorosso: “Allenare è difficile perché non è semplice far capire i concetti ai giocatori: rispetto a quando giocavo io il football è cambiato, è cambiata la mentalità e il modo di giocare, ma sono soddisfatto della linea difensiva che ho costruito. Peccato per l’infortunio di Vuolo, che lo lascerà fuori per tutta la stagione, perché è un giocatore davvero importante”.

Qual è la cosa più difficile da insegnare?
“L’approccio al campo. Il football americano è lo sport di contatto per eccellenza e quando entri in campo devi menare: il tuo obbiettivo è quello che porta la palla e chi si mette in mezzo per impedirtelo deve essere fatto fuori, sportivamente parlando, ovvio. Nel football moderno si tende a giochicchiare un po’ troppo per i miei gusti, mentre in difesa bisogna ragionare poco e fare ciò che i coach dicono. Contro i Daemons avevo detto ai ragazzi di giocare in un modo specifico, a costo di annoiarsi, perché sarebbe stato l’unica soluzione per fermare il loro attacco; così è stato. Non posso lamentarmi della squadra: il livello è molto buono e quando supereremo il girone capiremo le nostre reali potenzialità”.

Quanto è importante costruire una difesa solida?
“Come dicono tutti l’attacco vende i biglietti e la difesa vince le partite. La verità sta nel mezzo perché a vincere è sempre la squadra: se difendo bene ma attacco male non vado da nessuna parte e viceversa. Io credo che una difesa forte aiuti l’attacco a diventare sempre più forte perché allenandosi insieme si riesce a crescere bene e rapidamente. Detto questo, comunque, giocare in difesa è più difficile perché bisogna leggere il gioco in pochissimi secondi e prendere le decisioni giuste”.

Che effetto ti ha fatto debuttare all’Ossola quest’anno?
“La mia prima partita in A1 l’ho giocata all’Ossola e quest’anno, nonostante tutte le difficoltà legate al Covid, ho voluto continuare proprio per giocare in uno stadio del genere. È stata davvero una bella esperienza, suggellata da una grande vittoria. Holt? È un coach americano, onore al merito: conosce il football, sa tutto di tutti e sta facendo crescere nel modo migliore questa squadra soprattutto a livello mentale. Sabato affronteremo i Frogs da favoriti: sono certo che non li sottovaluteremo anche perché dobbiamo avere rispetto di una squadra blasonata, di cui ho fatto parte, che sta passando un momento difficile”.

FABIO DRIGO – Linebacker Coach

I prossimi avversari saranno coloro per cui aveva iniziato a giocare a football (nelle giovanili) nel ’94, prima di vestire i colori grigiorossi degli Skorpions. Anche per questo motivo Fabio Drigo (nella foto a destra dal suo profilo IG) non intende sottovalutare i legnanesi: “Stanno ripartendo da zero, è vero, ma hanno ottimi allenatori e cresceranno in fretta. Mi auguro che ci diano del filo da torcere e che sia una bella partita; vietato prendere il match sottogamba”.

Il ruolo dei linebacker è quello più importante: quanto è difficile costruire una difesa ordinata?
“È un lavoro molto impegnativo anche perché abbiamo dovuto amalgamare giocatori d’esperienza, giovani provenienti dal settore giovanile e un altro gruppo proveniente da realtà esterne. Per farlo è servita un’ossatura portante, messa a disposizione dalla società, e un lavoro certosino da parte di Holt e Donati: il primo ha supervisionato tutto, mentre il secondo ha organizzato nel dettaglio ogni singolo ruolo. A questo si aggiunge anche l’incredibile mole di studio prima dei match: personalmente, guardando i filmati degli avversari, mi concentro su come muovono la linea d’attacco e cerco di individuare i giocatori più pericolosi. Una volta fatto ciò agisco di conseguenza per preparare al meglio i miei linebacker, un ruolo delicato ma fondamentale, per cui bisogna essere in grado di leggere ogni azione e reagire attraverso istinto, velocità e aggressività”.

I risultati si sono visti nelle prime due partite: vedendo i punteggi finali, è corretto dire che avete sofferto di più contro i Daemons?
“Assolutamente sì perché sono una squadra dal peso offensivo superiore. Non abbiamo disputato una partita perfetta ma abbiamo concesso il minimo di quanto una difesa può concedere ad un attacco del genere. Sta di fatto che durante la partita li abbiamo studiati e ci siamo perfezionati fino a non concedere nulla nell’ultimo quarto. La soddisfazione più grande, e questo vale anche per la sfida contro i Lions, è stata quella di mettere in campo un gruppo coeso e determinato in grado di seguire tutte le nostre indicazioni”.

Che effetto ti ha fatto giocare contro i Daemons al “Franco Ossola”?
“Ci avevo già giocato, ma debuttarci da allenatore è stata una gran bella esperienza. Ho trovato una struttura rinnovata ed è stato un peccato non avere il pubblico perché, per quanto offerto in campo, ci sarebbe stata una cornice ancor più magica. Holt? Con lui mi sto trovando splendidamente perché oltre alla parte tecnica ha dato una straordinaria importanza alla parte atletica. Ha cambiato il nostro modo di lavorare e sta portando gli Skorpions ad un livello davvero alto”.

PIERANGELO AIMETTI – Defensive Back Coach

Cuore Skorpions dall’86 (salvo qualche breve parentesi a Bergamo, ai Frogs e in Svizzera), Pierangelo Aimetti (nella foto a sinistra di Roberta Marcellini) è un caposaldo dei grigiorossi e dopo l’esperienza come coach dell’U16 si è messo a disposizione per la Prima Squadra. “Anche se ho smesso ho sempre voglia di giocare, ma devo dire che dopo le partite arrivo a casa più stanco ora, probabilmente a causa della tensione che crea l’allenare”.

Dove possono arrivare gli Skorpions?
“Sicuramente ai playoff, poi diventeremo un’autentica mina vagante. In queste prime due partite abbiamo attirato l’attenzione e le altre squadre ci temono: il nostro livello si è alzato, ci inorgoglisce l’averlo fatto lavorando soprattutto sui giovani, e Holt ci ha fatto fare un salto in avanti non indifferente. Siamo più veloci, più aggressivi, più determinati e anche più impegnati di prima; allenare è di fatto diventato un vero e proprio secondo lavoro”.

Come ti trovi a lavorare con Holt? Come avete preparato le sfide ai Lions e ai Daemons?
“Holt è un professionista vero, non ho mai avuto un maestro così forte e preparato. Purtroppo l’inglese non è il mio forte e all’inizio capirsi non è stato semplice, ma mi sto impegnando sotto tutti i punti di vista: ci ritroviamo in videocall, facciamo briefing continui e studiamo attentamente ogni avversario. A causa del lavoro il tempo a disposizione è poco, ma tutti noi lo facciamo con tanta passione. Nel preparare la stagione ho avuto inoltre la fortuna di poter osservare da vicino Dejvion Steward: grazie a lui ho imparato tante nuove cose e ho capito i margini di miglioramento di questa squadra”.

Sabato affronterete i Frogs all’Ossola: cosa ti aspetti dal match e che emozione è stata debuttare in questo stadio?
“Mi auguro di vincere, ovvio, ma soprattutto di dare spazio a tutti i miei ragazzi, anche a chi ha giocato meno, perché la loro dedizione in ogni allenamento è encomiabile. Con uno come Holt il rischio di sottovalutare una partita non esiste e onoreremo la sfida al massimo delle nostre possibilità. Sul debutto all’Ossola non posso che aver avuto qualche brividino: io sono appassionato di calcio e, ai tempi, ero sempre in curva con mio nonno tra i Boys Varese. Per me è stato un onore giocare in questo stadio”.

Matteo Carraro
(foto in alto da FB Down-Set-Hut Skorpions)

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