Trovare la realizzazione nella propria vita, seguire una strada fin da quando si è piccoli e riuscire a rendere un sogno realtà è l’obiettivo di qualsiasi persona. Perché se è vero che chi ama il proprio lavoro non lavorerà nemmeno un giorno della propria esistenza, è altrettanto vero che per raggiungere il proprio sogno ci vogliono sforzi enormi, fatiche, sacrifici e tanta, tantissima passione.

Questo è tutto ciò che mette ogni giorno e che ha messo fino ad oggi Serena Farina, prima atleta ora insegnante nonché fondatrice e titolare della Kinesis, società di Ginnastica Ritmica dal 2008 a Venegono Superiore. Un sogno per Serena che si è avverato: avere una società nella quale poter fare con competenza, amore e passione ciò che ama, ovvero la ginnastica ritmica, insegnando a tantissime bambine e ragazze i valori di questo sport.

E’ stato un viaggio lungo quello che ha portato Serena ad vere la sua società ed a vivere di ciò che ama fin da piccola, quando si è avvicinata giovanissima al mondo ginnico, che non ha più saputo lasciare: “Mi sono avvicinata al mondo della ginnastica un po’ per caso all’età di 6 anni. Ho incominciato alla società Varesina Ginnastica e Scherma di Varese che ai tempi aveva un’importanza davvero enorme, se non altro per il fatto che faceva parte della scuola Yuri Chechi. E’ iniziato tutto per gioco e poi sono finita a non poter più uscire dalla palestra. Mi è subito piaciuto molto come sport. Ho fatto poco come corso base e sono passata subito all’agonismo, catapultando non solo me ma anche i miei genitori in questo mondo che non conoscevano bene. Devo solo ringraziarli perché mi hanno sempre sostenuta ed accompagnata ad ogni allenamento e gara in giro per l’Italia e se ho potuto realizzare il mio sogno è grazie a loro”.

A che livello sei arrivata come atleta?
“Ho gareggiato a livello di campionati Italiani di specialità, quelli d’insieme, insomma, mi sono tolta le mie soddisfazioni e non posso lamentarmi sotto questo punto di vista”.

Tutto questo nel mondo della ginnastica ritmica. Perché questa disciplina e non la ginnastica artistica?
“Il motivo per il quale ho scelto la ritmica è il fatto che mi piaceva lavorare molto con gli attrezzi, ero una bambina molto coordinata e mi piaceva l’idea di confrontarmi non solo con me stessa ma con un attrezzo che dovevo dominare, rendendo animato ciò che è inanimato. Mi ha sempre affascinato la relazione tra ginnasta e attrezzo, che diventa in qualche modo un prolungamento del nostro corpo e questo è stato il motivo principale per il quale ho scelto la ginnastica ritmica. Un’altra fonte d’ispirazione è stato sicuramente il cartone Ilary che ai tempi andava molto di moda e mi affascinava per la parte estetica della ginnastica ritmica”.

Come avviene poi il passaggio da atleta ad allenatrice?
“E’ stato molto naturale. Se puoi essere un’allenatrice lo senti dentro, ce l’hai come cosa. Una volta terminata la carriera da agonista, non potevo pensare di smettere di passare tutte quelle ore che ero abituata a vivere in palestra ed impiegarle in altro modo e quindi ho deciso di seguire questa strada. Per insegnare ci vuole passione, dedizione, impegno e bisogna essere portati. C’è una grossa differenza tra il saper fare ed il saper insegnare, saper trasmettere ciò che sai in modo costruttivo ed educativo a qualcun altro. Per me è stato un passaggio naturale perché la palestra è casa mia e non la potevo vedere diversamente”.

Cosa significa essere Kinesis e far parte di questa società?
“Per me Kinesis è come chiamarmi per nome visto che ho fondato io la società. Non riesco a distaccare questa realtà dal mio essere. La società per me è una seconda famiglia, è il mio primo pensiero la mattina e l’ultimo la sera quando vado a dormire, cercando di migliorare sempre ciò che abbiamo da offrire alle ragazze che vengono da noi a seguire i corsi. Di riflesso, per le atlete che si affidano a noi per fare ginnastica, entrare in Kinesis significa avere a che fare con persone qualificate che hanno scelto di fare le istruttrici di lavoro e non come hobby. Chi ci sceglie trova la qualità, la possibilità di crescere, formarsi e, per chi volesse, dà l’opportunità di scoprire ed intraprendere la vita da allenatrice a livello professionale”.

Veniamo da due anni a livello sportivo molto complicati, come li avete affrontati?
“E’ stata dura. Il primo lockdown è avvenuto in concomitanza con il campionato di Serie C dove stavamo facendo benissimo ed eravamo ad un passo dalla promozione in B. Psicologicamente è stata una botta molto forte da assorbire. Devo dire però che tutte le ragazze, dai corsi base alle agoniste, sono state bravissime e hanno seguito le lezioni su zoom e hanno dato sempre un forte senso di partecipazione e di applicazione alle lezioni, anche se in condizioni davvero particolari. L’obiettivo nostro come società era quello di cercare di dare una routine alle ragazze per non fare loro perdere quella programmazione che solitamente hanno nella vita quotidiana”.

Ora però per fortuna si pensa a ripartire, come sta andando il ritorno alla “normalità”?
“La ripartenza, parlando delle più piccole, sta avvenendo in maniera graduale. Il bronzo delle farfalle a Tokyo ha aiutato, ci ha fatto una sorta di pubblicità indiretta che sta spingendo molte bambine a venire a fare ginnastica ritmica. E’ chiaro che i numeri non sono ancora come quelli pre covid-19, ma penso che da gennaio 2022 anche chi ha ancora qualche remora si sentirà più sicuro nel portare la propria bambina in palestra. Il discorso è invece un po’ diverso per quelle più grandi, dai 12 anni in su, in quanto, con l’obbligo del Green Pass, tutte le atlete che hanno deciso di non fare il vaccino non sono rientrate in palestra. Sono perdite che fanno male, soprattutto perché a livello sociale ed educativo penso che quella sia un’età particolare e saperle in palestra mi avrebbe dato più tranquillità”.

Parlando invece del settore agonistico, le prime gare che avete già fatto sono andate bene ed ora arrivano gli italiani.
“Sì le ragazze dell’agonistica sono state finora stupende. Le gare fatte ad oggi sono andate benone e ci hanno permesso di qualificarci con 4 atlete junior ai campionati Italiani di Foligno che andranno in scena tra qualche giorno. Sono molto soddisfatta e devo dire che soprattutto il gruppo Gold mi rende fiera perché è formato da ragazze che amano questo sport in maniera viscerale e si spendono tantissimo per riuscire al meglio”.

Alessandro Burin

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