Sta diventando un’abitudine ritrovare mister Rossi deluso e arrabbiato al termine di una partita al “Franco Ossola”, e anche oggi quest’infausta tradizione si è confermata. Al termine di 90′ sottotono rispetto alle scorse partite, il Città di Varese si ritrova nuovamente a leccarsi le ferite e a commentare l’ennesima sconfitta casalinga ad opera, questa volta, di una Folgore Caratese che non ha brillato come in altre occasioni. Se a questo aggiungiamo anche un arbitraggio oggettivamente di basso livello, è presto spiegato il perché dell’ira di Rossi.

“C’è sempre un motivo per essere incazzati – comincia Rossi -: sicuramente è stata una partita meno bella delle altre in cui entrambe le squadra hanno fatto meno di quanto fatto vedere nelle partite precedenti. Era un match da 0-0 o da 1-1 perché noi abbiamo commesso un errore evitabile e l’arbitro ne ha fatti tanti. Mi dispiace dirlo, ma devo: sono stufo di vedere arbitri che vengono a fare i protagonisti per farsi belli a Varese, l’unica piazza in questo girone che può dargli una certa vetrina. Se c’è un rigore al primo secondo lo si dà, e gente che di arbitri ne sa molto più di me ha detto che il direttore di gara ha sbagliato la gestione di tutta la partita”.

Al di là della direzione arbitrale Rossi fa anche mea culpa perché riconosce una prestazione meno brillante dei suoi, contro una squadra comunque più fisica ed esperta: “Abbiamo creato poco, anche se affrontavamo una delle squadre più quadrate del girone. Nella ripresa abbiamo sì concesso troppi contropiedi, figli però del risultato perché con un punteggio diverso non ci saremmo mai scoperti in quel modo. Sow? Il suo ingresso ci ha senz’altro dato una mano, ma abbiamo esagerato nel cercarlo: dovevamo giocarla di più e provare ad arrivare in area con palle dagli esterni”.

La novità all’inizio del match è stato il “sacrifico” di Otelè per un centrocampo più solido in mezzo con il trio Gazo-Romeo-Scampini. “Romeo doveva agire sul loro play – spiega Rossi – per cui non ho optato per un vertice basso, ma per un vertice alto; inoltre giocare sette partite in venti giorni è un bel dispendio fisico e dovevo far rifiatare qualcuno. Avere Otelè in panchina poteva rappresentare un’arma in più, ed è stato un peccato che appena entrato si è visto vanificare un’azione promettente dall’arbitro: vero che il portiere l’aveva parata, ma ci sarebbe stato un calcio d’angolo per noi e invece l’arbitro ha fischiato perché c’era uno di loro a terra”.

Malgrado l’analisi attenta e corretta, l’attenzione di Rossi si focalizza sempre sulla terna arbitrale: “Un direttore di gara non può ammonire un allenatore perché questo grida, come ho fatto, «non è fallo», e un assistente non può ammettere di aver sbagliato e non informare l’arbitro per far cambiare la rimessa. Sono cose assurde, mi dispiace, ma sia oggi sia in altre occasioni ho visto proprio un livello scarso; non pretendo assolutamente che ci regalino qualcosa, ma pretendo che ci trattino con rispetto. Nella ripresa, poi, ha continuamente interrotto il gioco: avremo disputato una quindicina di minuti, e ogni volta che ammoniva qualcuno ci metteva minuti interi per segnarselo. Non so che dire, ma così non va bene: è assurdo che si sentano protagonisti perché per la prima volta nella loro vita vengono ad arbitrare in uno stadio vero“.

A prescindere dallo sfogo contro la terna arbitrale, mister Rossi conclude con una sentenza: “Detto degli errori arbitrali, non voglio assolutamente scaricare su di loro la colpa: questi arbitri non saliranno mai di categorie, ma probabilmente nemmeno noi perché siamo ultimi e la classifica non mente. Noi abbiamo commesso un errore e siamo stati puniti, dobbiamo crescere e migliorare“.

Matteo Carraro

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