Doccia fredda per Ferdinando Minucci, Olga Finetti e Cesare Lazzeroni che, come scrive il Corriere dello Sport, hanno visto respingersi dal Tar del Lazio, i ricorsi amministrativi riguardo il filone Mens Sana. Il Tribunale ha dichiaro inammissibili per difetto di giurisdizione tali ricorsi, presentati per contestare i provvedimenti con i quali il Collegio di Garanzia dello Sport, nel lontano aprile 2018, aveva confermato la radiazione di Minucci e le inibizioni degli altri due.

Un doccia freddissima ed un’ennesima condanna, che avvalorano e rendono ancora più forte quella revoca degli scudetti targati Mens Sana Siena del 2011/2012 e 2012/2013, anno in cui in semifinale sfidò la Cimberio Varese degli Indimenticabili, in una serie che ancora nella Città Giardino ricordano come fosse ieri, con la mancata squalifica di Brown ed Hackett e l’infortunio di Dunston in gara 7 che ancora gridano vendetta.

Anni in cui il trio Minucci – Lazzeroni – Finetti, componeva il quadro capo della società, ricoprendo rispettivamente le cariche di Presidente, dal 2012 al 2014, anno di liquidazione della società, Presidente anche Lazzeroni e Segretaria Generale.

In merito ai ricorsi respinti, il Tar ha ritenuto che “quanto alla domanda caducatoria”, i ricorsi devono essere dichiarati “inammissibili per difetto di giurisdizione del Tribunale adito“. Ciò in quanto “il giudice amministrativo è competente a conoscere le questioni attinenti all’irrogazione di sanzioni disciplinari sportive solo in via incidentale e indiretta, al fine esclusivo di pronunciarsi sulla domanda risarcitoria proposta dal destinatario della sanzione”.

In merito poi alla legittimità dei provvedimenti contestati ai fini della domanda risarcitoria, i giudici amministrativi hanno ritenuto che “risultano scevri dalle dedotte censure, con conseguente mancanza del presupposto della illegittimità del provvedimento ai fini della responsabilità per il danno lamentato“.

Un’ennesima condanna quindi, che getta ancora più nel profondo i fatti di quegli anni, in cui il dominio generazionale di un’intera squadra fu sporcato da atti che nulla hanno a che fare con il basket giocato e che lasciano l’amaro in bocca per chi scese in campo in quegli anni a sfidare Siena con il coltello tra i denti ma non ad armi pari.

Alessandro Burin

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