Da tempo in Serie C gira una storiella (ne ha scritto anche Nicolò Schira giovedì su TuttoC.com) per cui ci sarebbe (facciamo pure c’è), un club di recente militanza in Serie A, in posizioni di rincalzo nell’attuale classifica, quote di maggioranza prossime (?) alla cessione, 12 milioni di debiti accumulati e futura (conseguente) ripartenza dal dilettantismo. Di chi si tratta? L’elefante nella stanza corrisponde ad un identikit piuttosto chiaro. Ma evitiamo allusioni. A dispetto di indizi gravi, precisi e concordanti. Il punto è un altro. Come è possibile che una società nelle condizioni di cui sopra possa iscriversi e partecipare ad un campionato professionistico? A margine dello scambio di auguri pasquali con la presidentessa Patrizia Testa e il DS Sandro Turotti, l’argomento è stato il pretesto per un giro di orizzonte sullo stato di salute della terza serie.
Prima di andare a Lecco con il nemico, da consigliere di Lega, la numero uno biancoblu non imbocca la tangenziale: “Sono molto rispettosa delle regole. L’ho dimostrato in questi anni alla Pro Patria. Anche solo per lo stile delle persone di cui mi sono circondata. Credo che chi sbaglia dovrebbe essere cacciato dal mondo del calcio. Non rientrarci magari con un altro ruolo. Trasformandosi da allenatore a direttore o viceversa. E’ una posizione che ho espresso con grande fermezza a Ghirelli e molti presidenti mi hanno mostrato apprezzamento. Aggiungo che se fossi nel Girone B sarei molto arrabbiata per la situazione della Sambenedettese. Una variabile che può cambiare gli equilibri sportivi di un campionato. Visto che incontrare la Samb oggi o averlo fatto prima non è la stessa cosa. E quanto successo al Trapani poteva essere gestito prima dell’inizio della stagione”.  

Semplice sfogo? Per nulla. Piuttosto, la manifestazione di un palese disagio rispetto ad una volontà di cambiamento più spesso promessa che mantenuta. La realtà tigrotta sembra invece ribadire i connotati dell’isola felice: “In queste settimane vediamo il concretizzarsi del lavoro fatto. Ho premiato a turno qualche tifoso con l’accesso allo stadio. Anche qui rispettando le regole. Era quello che potevo fare. Altri club con stadi più grandi hanno potuto fare di più. Ribadisco, le regole sono ferree e vanno rispettate”.

Per Turotti i tempi sono invece cambiati. Trend virtuoso che dal nostro modestissimo punto di osservazione avevamo segnalato in occasione dell’intervista a Javorcic del 4 marzo. A conforto della percezione, il biellese fornisce prove testimoniali: “Sono qui da 5 anni e questo è il primo anno in cui ricevo telefonate da procuratori che mi propongono dei giovani di prima fascia. Alla base ci sono puntualità e correttezza della società nel pagamento degli stipendi e il lavoro fatto sul piano tecnico. I giocatori tra di loro si parlano. Quando sono arrivato non c’era questo credito. Un giovane della Roma mi chiese: “Ma dov’è il Pro Patria?” (sic). Ora non è più così”. Solo qualche anno fa la fama biancoblu era tutt’altra. Ma il lavoro e la competenza pagano. E le voci girano. Eccome se girano.                              

Giovanni Castiglioni

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