La spedizione paralimpica di Tokyo è stato un successo clamoroso per l’Italia che ha chiuso la manifestazione con ben 69 medaglie, battendo qualsiasi record, stracciando le 39 di Rio del 2016 e addirittura superando il record dei giochi di Seul del 1988.
Un trionfo che ha messo in risalto la forza, la bravura e lo spirito di un mondo sportivo, quello paraolimpico, fatto di grandi uomini e donne ancora prima che atleti eccellenti.

Tra di essi, nelle varie discipline, c’era anche un pezzo di Varese, con l’arciere Matteo Bonacina, che per anni ha tirato per Castiglione Olona, una società nella quale ha lasciato un pezzo di cuore solo ed esclusivamente, solo per seguire il suo primo e vero amore, la sua fidanzata a Torino.
Per Matteo questi Giochi hanno avuto un sapore agrodolce, sia per quanto concerne i risultati di gara, sia per quello che riguarda il fatto di aver dovuto vivere la più importante manifestazione al mondo all’interno di una bolla, condizionati dal covid-19 che continua ad imperversare.
Una situazione che comunque non ha tolto quella magia e quel fascino che solo le Olimpiadi sanno regalare e che lo stesso Bonacina racconta, partendo da quello che è stato un anno di preparazione sicuramente duro e diverso dagli altri:

Com’è stato quest’ultimo anno e mezzo di preparazione condizionato dal coronavirus in vista dei Giochi di Tokyo?
“E’ stato un anno un po’ particolare. Allenarsi senza poter fare gare è stato strano. Trovare le motivazioni per poter andare ad allenarsi e prepararsi bene è stato molto difficile. Ho sempre cercato di trovare nuovi stimoli per andare avanti”.

Per anni lei ha tirato per Castiglione Olona, mi racconta quanto le è rimasta nel cuore questa società?
“E’ una società molto importante, a cui non ho smesso di pensare o di avere rapporti con le persone all’interno. Ho dovuto cambiare per una questione d’amore, visto che la mia ragazza è di Torino e io passo il 90% del tempo lì, quindi ho pensato fosse giusto avvicinarmi a lei visto che sono anche sempre lì ad allenarmi. Questo è l’unico motivo per cui ho lasciato il Castiglione Olona, altrimenti non sarei mai andato via perché ho un bellissimo rapporto con tutti li dentro”.

Andando su Tokyo, mi racconta le emozioni dell’arrivo, della scoperta delle strutture dal villaggio olimpico al campo da gara?
“Anche qui è stato molto strano. Io avevo già partecipato a Rio, quindi avevo aspettative su villaggio, appartamenti ed il resto. Ciò che era molto diverso è stato il vivere tutta la manifestazione dentro una bolla, con tantissimi controlli. La cosa più strana è stata la cerimonia di apertura, perché non avendo pubblico è quasi passata in secondo piano, non è stata così emozionante come Rio, perché senza il pubblico che esulta e acclama non è la stessa cosa. Per il resto tutto spettacolare, le location, il campo da gara, le tribune. Purtroppo il momento delle gare è stato poco emozionante perché senza le urla ed il tifo di chi è sugli spalti ti fa sentire molto meno il valore del momento. A livello di organizzazione non posso dire nulla anzi, loro sono molto precisi e pignoli, vuoi anche per la loro cultura e questo ha fatto si che fosse tutto perfetto. Nonostante tutto l’importante è essere riusciti a fare questi Giochi e quindi va bene così”.

Come valuta invece la sua prestazione?
Qualche rimpianto c’è. Sono arrivato preparato al meglio delle mie condizioni sia fisiche che mentali, ma durante la gara ho avuto dei momenti in cui mi sono perso, lasciando sul campo parecchi punti. Questo è quello che mi dispiace di più, perché se fossi rimasto concentrato su quello che dovevo fare probabilmente avrei fatto molto meglio. L’individuale mi è pesato un po’, ho patito il primo impatto. Con il mixed team, una volta rotte le acque, sono riuscito a sentirmi un po’ più a mio agio e mi sono trovato anche meglio io a tirare. Purtroppo siamo usciti ai quarti di finale ed è un peccato perché vincendo lì saremmo andati a giocarci una medaglia, non solo di che colore e non so se l’avremmo presa, ma vedere la possibilità di raggiungere un sogno svanire all’ultimo ostacolo fa male. Siamo usciti comunque allo shoot off a testa alta, tirando bene, con punteggi alti. C’è ancora molto da lavorare per le prossime gare”.

Questa è stata una spedizione italiana senza precedenti, con ben 69 medaglie, con la quale avete battuto ogni record. Qual è stato secondo lei il segreto di un tale exploit?
“Sinceramente non lo so. Molto probabilmente, secondo me, l’anno in più ha permesso a molti di potersi dedicare alle varie tecniche delle proprie discipline ed allenarsi al meglio, migliorando le proprie condizioni ed arrivando più preparati”.

Qual è il prossimo obiettivo di Matteo Bonacina?
“Sono i campionati italiani normo del prossimo mese. Cerco di vedere ogni obiettivo un passo alla volta. Se riesco a trovarmi sempre pronto vuol dire che la condizione cresce, la forma anche e quindi puoi pensare di avere le carte in regola per arrivare anche a Parigi. Intanto guardo avanti un giorno alla volta, step by step“.

(foto World Archery)
Alessandro Burin

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