In una stagione che i tifosi hanno dovuto vivere perlopiù lontano dal campo, attraverso uno schermo, è difficile rimanere impresso nella memoria collettiva; eppure, quella zampata quasi allo scadere nel fango di Tortona (che è valsa tre punti e ha coinciso con l’inizio della rinascita biancorossa) è ancora un ricordo nitido e indelebile per i tifosi del Città di Varese.

Quel giorno Manuel Romeo si è conquistato l’amore di tutta la tifoseria e, attraverso prestazioni di cuore e di sostanza, lo ha mantenuto fino all’ultimo secondo. Il suo grido a Vado Ligure, con una spalla lussata in maniera terribile, è stato l’urlo di tutto il popolo bosino e non vederlo festeggiare sul campo la conquista della salvezza ha fatto male. Male quanto la sua non riconferma perché, lo possiamo ufficialmente dire, Romeo non farà più parte del Città di Varese.

Perché? A spiegarlo è proprio il centrocampista classe ’93 che, con un evidente pizzico di rammarico, dichiara: “La società mi ha lasciato ‘in forse’ per qualche tempo prima di comunicarmi di avere altri piani; mi dispiace davvero tanto di non proseguire a Varese perché lascio una piazza fantastica dove mi sono sempre trovato bene e sentito accolto”.

Nel tuo divorzio da Varese ha influito la volontà di mister Rossi? Qual è il tuo rapporto con lui?
“Non posso dire di essermi trovato male con lui, ma senz’altro posso dire di esser rimasto deluso dalla scelta di non riconfermarmi. Non conosco chi si sta occupando in questo momento del mercato, ma credo che questa decisione sia stata dettata dal mister. Francamente non riesco a comprenderla perché tutte le volte che sono sceso in campo ho sempre dato il massimo e mi sentivo un punto fermo di questa squadra. Mi aspettavo un po’ più di considerazione, anche se so che nel mondo del calcio funziona così: uno può far bene per 20/25 giornate, ma ci si ricorda solo delle ultime partite e da Vado in poi Romeo non ha più giocato…”.

A livello personale qual è il bilancio che puoi trarre dalla scorsa stagione?
“Ritengo che, malgrado le enormi difficoltà, sia stata una stagione importante per la mia crescita sia come calciatore sia come uomo; a livello di prestazioni penso di aver sempre dato il meglio di me stesso e l’unico rammarico che ho è di non averlo potuto fare nelle ultime partite. Giocando fino alla fine forse avrei potuto far cambiare idea in merito al mio futuro, ma è andata così e lo accetto”.

Tra l’altro eri stato protagonista del gol (nella foto a destra)che aveva sancito la “rinascita” del Varese dopo una serie di risultati negativi; possiamo definire quel momento la tua rivincita?
“È stata una rivincita di squadra ma non posso che essere orgoglioso di aver contribuito in maniera determinante a quella vittoria che ha rappresentato una piccola svolta del nostro campionato. Indubbiamente anche a livello personale quel giorno ha significato tanto perché dopo tutte le difficoltà attraversate, segnare e portare a casa i tre punti è stato come togliersi un macigno dallo stomaco”.

Cosa ti ha lasciato Varese?
“Bellissimi ricordi, nonostante tutto. Ripeto che mi dispiace andar via anche perché ho avuto modo di conoscere bellissime persone, molte delle quali sono più stupite di me del fatto che non sia stato riconfermato, con cui si è subito creato un rapporto speciale; avrei voluto passare ben più di una stagione con loro. A tal proposito permettimi di spendere due parole su Gianni Califano e Andrea Scandola: con Gianni ci conoscevamo da tempo ed è stato lui a spingere per portarmi a Varese, mentre con Andrea si è immediatamente creato un gran bel feeling. Sono due persone squisite con cui sono rimasto in buonissimi rapporti e auguro il meglio ad entrambi”.

A livello di risultati hai dei rimpianti per come è andata?
“Rimpianti sulla stagione in sé no, anche perché non sono uno che piange sul latte versato. Abbiamo avuto una partenza da incubo, credo sia sotto gli occhi di tutti, e rimettersi in carreggiata come siamo stati in grado di fare non era una cosa scontata. Il gruppo, sia dentro sia fuori dallo spogliatoio, è sempre stato composto da persone serie ed è proprio per questo che siamo riusciti a toglierci le nostre soddisfazioni; alla fine, nel momento in cui raggiungi anche solo l’obiettivo minimo, la stagione non può mai esser da buttare via”.

Adesso spazio al futuro e, senza troppi indugi, arriviamo subito al punto: dove giocherai l’anno prossimo?
“Bella domanda (ride, ndr). Sono sincero, al momento non lo so ancora e spero io stesso di scoprirlo il prima possibile. Noi calciatori viviamo ogni estate sull’attenti e fino al momento della firma non possiamo mai esser sicuri di nulla; qualche contatto c’è stato, ma ad oggi nulla di concreto”.

Tu cosa vorresti?
“Rimanere in categoria. Cerco una società sana, così come è il Città di Varese che non mi ha mai fatto mancare nulla, e non troppo distante da Saronno dove abito: a 28 anni non posso dire di non aver voglia di spostarmi, ma preferirei rimanere in zona anche perché durante l’anno mi dedico ad un altro lavoro che voglio mantenere. Cerco una società solida e seria, composta da persone di cui possa fidarmi e spero di rimanere nel Girone A per togliermi delle soddisfazioni”.

Non ne abbiamo ancora parlato direttamente, ma è la cosa più importante: come stai fisicamente?
“Bene e ogni giorno va meglio. Sto lavorando quotidianamente per rimettermi in forma, ho fatto e continuo a fare tanta fisioterapia, e ora ho ricominciato a correre e a sudare; per la ripartenza mi farò trovare pronto”.

Come battuta finale, c’è un messaggio che vuoi dare ai tifosi del Città di Varese?
“Li saluto con immenso dispiacere, ma li voglio ringraziare tutti dal primo all’ultimo, così come tutte le persone che hanno circondato il mondo Varese. È grazie a tutti loro se siamo riusciti a raggiungere il nostro obiettivo: nei momenti difficili sarebbe stato facile contestarci, e invece ci hanno sempre sostenuto e incoraggiato. Ho sempre detto che è la piazza a dare qualcosa in più alla squadra e Varese, da questo punto di vista, è al top: mi dispiace esser capitato qui quest’anno e non aver potuto vivere appieno la magia del popolo biancorosso. Anche per questo mi auguro che non sia un addio ma un arrivederci”.

Matteo Carraro

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