Lo sport si è sempre evoluto, tutti gli sport sono sempre cambiati in base alle esigenze dell’epoca in cui veniva praticato, sia nelle regole, sia nelle competizioni. Il calcio non è un’eccezione e da sempre si sono trovate le soluzioni più adatte alle esigenze dei calciatori, delle società e delle televisioni.

Il nuovo format della Coppa Italia non è dunque una sorpresa data l’enorme quantità di partite a cui i giocatori sono sottoposti durante una stagione. Fino a questa edizione le squadre coinvolte erano 78, 20 di A, 20 di B, 29 di C e 9 di serie D; le squadre di serie D e 27 delle 29 squadre di C partivano dal primo turno, mentre le restanti 2 di serie C e le 20 squadre di serie B passavano direttamente al secondo turno. Delle 20 società di serie A, 12 entravano nella competizione dal terzo turno mentre le 8 big partivano direttamente dagli ottavi di finale.
Dalla prossima Coppa Italia, che partirà il prossimo 15 agosto, parteciperanno soltanto 40 formazioni, ossia le squadre di serie A e B, con 12 società di A che parteciperanno dal primo turno.

La decisione di attuare il nuovo modello della competizione non è stato apprezzata dal presidente della Lega Pro Francesco Ghirelli: “La decisione della Serie A di escludere i club di Lega Pro dalla Coppa Italia non solo viola diritti consolidati, ma è espressione di una concezione elitaria del calcio”.
Questa rivoluzione della Coppa Italia non avrebbe avuto l’importanza mediatica che sta riscuotendo ora se fosse stata annunciata un mese prima, ma, con la recente proposta della creazione della Superlega, il cambio di regolamento della competizione assume tutto un altro significato. La Lega Calcio, che aveva criticato aspramente Juventus, Inter e Milan per aver aderito alla Superleague, minacciando l’esclusione delle squadre dal campionato di Serie A, ora si sta adattando al modello sportivo che aveva stigmatizzato.

La Superleague sarebbe stata una competizione fondata per generare più incassi a favore delle società partecipanti tramite introiti maggiori da diritti televisivi e sponsorizzazioni, la nuova Coppa Italia non presenta alcun tipo di differenza di interessi, perché, se da un lato ci saranno meno partite da disputare nell’arco di una stagione, dall’altro lato fornire solo sfide di un livello superiore a quello precedente farà aumentare i fondi a disposizione per la Coppa Italia.
Dove sono dunque i valori del calcio difesi a spada tratta dalla Lega Calcio? Sono stati persi da tempo, non esiste più un calcio sentimentale e meritocratico, nemmeno le federazioni hanno a cuore queste virtù che lo sport ha sempre portato dentro di sé. Ogni federazione e ogni società valuta corretta ogni soluzione che porti guadagno a se stessa; non c’è dunque da meravigliarsi che anche chi si è posto a spada tratta come difensore dei valori sportivi, arrivi ad essere il Giuda di un credo, a cui, però, ormai restano fedeli soltanto i tifosi.

Andrea Vincenzi

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