21 aprile 2021. “Ci sarà una riforma dei campionati entro il 2021/22. Il format terrà conto della riduzione del numero delle squadre. Playoff? Ci pensa la Premier League, speriamo che questo possa favorire una riflessione anche all’interno di questo mondo. Personalmente, sono molto favorevole a un’ipotesi del genere. Non è possibile fare le riforme pensino sempre che riguardano solo gli altri. Non possiamo più permetterci costi fuori controllo, per questo ho chiesto la possibilità dalla stagione 2021/22 di non superare l’80% dei costi rapportati al monte ricavi”.

1 giugno 2021. “La riforma del mondo del calcio è un’esigenza e un passaggio obbligato. I tempi sono molto stretti. Ci sarà un Consiglio federale in cui chiederò una deroga di 30-60 giorni per partire nel 2022-2023. Non possiamo più andare avanti così, io farò entro quella data sicuramente una proposta. La mia logica è una logica di sistema che preveda un ammortizzatore fra le diverse competizioni sportive e le categorie. La parola del semi professionismo di base non mi piace, ne conierò una di nuova. Lo stipendio medio di un giocatore di Lega Pro è di 30mila euro, con questo sistema creiamo dei disadattati sociali anche perché dopo la fine della carriera inizia un’altra vita. In Serie B abbiamo tre promozioni e quattro retrocessioni, c’è un turnover massiccio e tutti fanno un campionato per non retrocedere. Se retrocedi in Lega Pro su quattro società in tre falliscono. E’ possibile una cosa simile? Entro il 30 giugno farò la prima proposta. Se non ci dovesse essere un riscontro convocherò un’assemblea straordinaria”. 

9 giugno 2021. “Il rinvio al 31 luglio? Ho dato un messaggio forte, non volevo ed ero preoccupato, che alla scadenza del 30 giugno fosse accantonata un’altra stagione sportiva. Ho ancora 30 giorni per ragionare insieme e centrare l’obiettivo, ma se il consiglio federale non si assumerà la responsabilità delle decisioni, convocherò un’assemblea straordinaria e saranno le società a dettare i ritmi per una riforma che non possiamo più rinviare”.  

Il tema è chiaramente quello della riforma del calcio italiano. Anzi, della “Grande Riforma del calcio italiano”. Le parole (debitamente datate), sono invece quelle spese negli ultimi 3 mesi dal Presidente Federale Gravina. Animato da buone intenzioni ma (al momento), vincolato alla coniugazione temporale al futuro prossimo. Perché (si sa), in Italia le priorità finiscono sempre a piè di pagina. Sistematicamente precedute dalla contingenza. In queste settimane rappresentata dalla meravigliosa parabola azzurra ad Euro 2020 (evviva!) e dallo strano caso del triangolo Salernitana/Lotito/Lazio. Vicenda emblematica del bizantinismo tricolore dove vengono posti dei divieti (nello specifico, quello della doppia proprietà), senza però contrapporre regole eque, chiare e non interpretabili nel caso in cui la circostanza vietata venisse posta in atto. Ad ogni buon conto, il pasticciaccio è all’ordine del giorno del Consiglio Federale di domani mercoledì 7 luglio. Appuntamento in cui non è invece stata calendarizzata la riforma di cui sopra. Tanto (si fa per dire), c’è ancora (e sempre) tempo sino a fine mese.                           

Nei giorni scorsi, Sandro Turotti ha ricordato come nella programmazione della prossima stagione pesi (tra le tante, abituali, incognite), anche quella legata al format 2022/23 dei campionati. Semiprofessionismo, C Elite, B1, B2…tutte formule da declinare tra 2 annate ma (va da sé), incidenti in quella a venire. Alludendo al passato ribaltone sul minutaggio dei giovani, da membro del Direttivo di Lega Pro Patrizia Testa ha sentenziato: “Le regole devono essere ben chiare all’inizio e non devono cambiare”. Talmente lampante da risultare persino banale. Il punto è che se nella prossima stagione per essere ammessi in una categoria più alta bisognerà arrivare tra le prime 5, o tre le prime 8 o vattelappesca, sarebbe utile esserne messi a parte quando si costruisce la squadra. Onde poter pianificare alla luce delle rinnovate regole di ingaggio. 

Tradotto: per Gravina il tic-tac del tempo sta per scadere. La riforma non può più attendere. Salvo non derubricarla a sogno nel cassetto. Con il registro drammaturgico del grottesco condannato a trascolorare nel patetico.      

Giovanni Castiglioni

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