La sconfitta di ieri sera della Pallacanestro Varese contro l’Happy Casa Brindisi è l’ennesima scena di un film ormai visto e rivisito in stagione, per un remake che non sembra avere mai fine. Una squadra senza una regia che tale si possa definire, in campo così come in panchina, causa covid in questo momento, e che non trova la via d’uscita da un tunnel buio che non sembra voler finire mai.

All’impegno, la dedizione, il sacrificio, l’ardore e la voglia di provarci in tutto e per tutto contro una corazzata come Brindisi, rimanendo in partita fino alla fine, fa da contraltare lo sconforto sulla sirena dei 40′ di un gruppo che dà l’idea di essere sempre ancorato agli stessi problemi da inizio stagione, amplificati dalla brutta situazione covid-19 ed infortuni che ha colpito la squadra.

Per quanto Varese infatti ci possa provare, tutte le lacune di un mercato che ad oggi può iniziare a definirsi mal condotto su alcune scelte sta venendo fuori. E’ lampante come in campo Kell non sia ad oggi assolutamente in grado di assurgere a quel ruolo di guida tanto auspicato durante la sua assenza e non a caso da due gare è stato spostato in guardia, ruolo che ha sempre interpretato fino a questa stagione. Qui lo salvano le qualità tecniche e soprattutto fisiche che quanto meno lo mettono in condizione di essere prolifico offensivamente. Ma il profilo che serve oggi a Varese è decisamente un altro.

Una guida tecnica e tattica che non c’è, un leader che faccia il paio con un Gentile che inizia a pagare sensibilmente il peso di avere tutta la squadra sulle spalle, finendo per forzare tutto il possibile e costruendo una prestazione fioca e inconcludente. Se dal punto di vista difensivo la zona inizia a dare sensibili vantaggi, soprattutto in termini di compattezza e di occupazione degli spazi, la fase offensiva è a dir poco indietro nel lavoro.

Troppe volte la scelta è quella di affidarsi, anzichè ad una coralità, all’individualità dei singoli. Beane, Jones o Gentile sono portati a cercare l’iniziativa 1vs5 che ha ben poca vita in un campionato come il nostro. Questo atteggiamento è figlio di una squadra che ha ben pochi riferimenti e che sta cercando di ritrovarsi nel cuore e nell’unione di gruppo, sopperendo a carenze tecniche evidenti.

Un’altra nota dolente è la percentuale nel tiro da tre punti di questa Varese, che non ha un vero e proprio specialista nel fondamentale. Doveva esserlo Wilson, ma la scommessa è stata persa e i biancorossi anche ieri in questa statistica hanno fatto registrare un triste 7/26, con il 27% al tiro che lascia ben poco spazio ad interpretazioni. Se a questo si aggiunge poi una poca capacità di gestione del momento, come successo a Treviso e ieri nel momento in cui si poteva tentare l’aggancio ed il soprasso a pochi minuti dal termine, il gioco è fatto.

La speranza più grande in casa OJM rimane quella che il rientro di Egbunu possa solo dare un qualcosa ancora in più in una difesa che sta cercando una sua compattezza da cui ripartire in cerca della vera identità di questa squadra. Il tempo, e forse anche un intervento almeno sul mercato, porteranno, si spera, ordine ed equilibrio ad un gruppo smarrito che si ritrova sempre più giù in classifica, in un vortice di negatività che pare davvero non finire mai.

Alessandro Burin

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