Con il 2020 salutato da pochi giorni è tempo di buoni propositi per l’anno nuovo con uno sguardo a quello appena passato. Un bilancio che ha fatto pure Vincenzo Lucanto, ultimo vincitore del Premio VareseSport come migliore giocatore di Seconda Categoria, e che, dopo aver mostrato le sue prodezze al Luino, ha iniziato una nuova sfida con la Pro Paullo. Un’avventura che è durata il tempo di qualche partita perché il Covid ha fermato tutto ma bomber Lucanto freme per riprendere e nell’attesa ci racconta come sono stati gli ultimi mesi e le sue speranze per questo 2021.

Il 2020 si è da poco concluso, che cosa ti lascia quest’anno? E che cosa ti aspetti da quello nuovo?
“Senza dubbio è stato un anno particolare, come tutti ben sappiamo, però a livello sportivo, con la vittoria del pallone d’oro e del campionato, è stata una bella annata anche se, purtroppo, non è terminata come ce lo aspettavamo. Con il nuovo anno spero di giocare e fare tanti goal, la speranza ora è il vaccino. Lo stop è stato un danno non solo per noi ma anche per le società, per tutto”.

Si riprenderà nel giro di poco secondo te?
“Secondo me si ricomincerà a febbraio come dicono, credo con la soluzione di un solo girone. Se si giocheranno tutte le partite non sarà facile perché non siamo dei professionisti, abbiamo un lavoro che ci tiene impegnati”.

Il Covid ti ha toccato da vicino…
“Sì, l’hanno preso pure mia moglie e mio figlio ma fortunatamente abbiamo avuto solo la febbre per un giorno. Dopo il primo tampone l’esito era ancora positivo e per questo siamo stati chiusi in casa per 24 giorni, senza poter uscire, fare la spesa, non potevo neanche allenarmi a casa”.

Dopo il Luino sei andato alla Pro Paullo, come ti eri trovato inizialmente?
“Sono dei bravi ragazzi, naturalmente all’inizio è stata un po’ dura perché in una nuova squadra devi dimostrare e poi, a 37 anni ancor di più, ma alla fine mi hanno conosciuto e le cose stavano andando bene, anche se non ero riuscito a trovare ancora il goal”.

foto di Rosario Rizzuto

In quest’anno travagliato hai avuto un momento di sconforto o pensato di non voler riprendere più?
“No, non ci ho mai pensato e tutt’ora non ci penso. Non vedo l’ora di andare in campo, fino all’ultimo giorno ero ad allenarmi, ero spensierato. Mi manca troppo e non mi sento di fermarmi ora, finché sto bene e che non ho infortuni continuo, quando inizierò a non vedere più la porta, allora inizierò a preoccuparmi (ride, ndr)”.

Dopo aver appeso gli scarpini al chiodo ti vedremo allenare?
“Mi avevano proposto di allenare i ragazzi o la prima squadra quando ero salito qui al nord ma non ci penso nemmeno per il momento, penso solo a segnare e a vincere. Spero di fare ancora qualche anno e poi la mia idea sarebbe quella di trasferirmi al mio paese, Scandale, e concludere la mia carriera lì”.

Invece escludi un ritorno sui campi del varesotto o proprio al Luino, oppure è ancora tutto aperto?
“Vedremo, quando lasci una cosa incompiuta continui a pensarci, anche perché, come ho detto, venivo dalla vittoria del campionato e poi di quella del pallone d’oro dove ero stato scelto dagli allenatori e per me è stata una soddisfazione, un orgoglio e quindi mi è rimasto l’amaro in bocca. Non ho finito come volevo. Ci sono stati dei disguidi ma bastava venirsi incontro. Mi ero affezionato a loro, non avevo nessuna voglia di andare in un’altra squadra a farmi conoscere. Qualcosa in pentola bolle ma per ora non dico nulla, ci sono delle cose da valutare”.

Roberta Sgarriglia

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