Esistono amori che non possono essere raccontati con una lettera, esistono lettere che non potranno mai essere perfette. E questa lettera non lo è, non è perfetta, ma adesso è tutto ciò che ho.

Caro papy,
ecco che ne hai combinata un’altra delle tue, sei il solito pasticcione.
E adesso che facciamo? Che ne sarà di questo casino? Come lo mettiamo a posto?
Ho un disordine dentro che forse solo la tua saggezza saprebbe domare. 
Tu sei sempre stato quello coraggioso, quello con il carattere spigoloso, quello forte, il più forte, il più testardo, il più orgoglioso, il più permaloso di tutti, ma anche il più buono. E se mi guardo allo specchio vedo la stessa testardaggine, lo stesso carattere spigoloso, lo stesso orgoglio, la stessa permalosità. La stessa forza non lo so, forte come te non lo sarò mai. Così simili eppure così diversi, così tanto innamorati l’uno dell’altra quasi da non sapercelo raccontare. 

Se guardo indietro vedo un sacco di cose belle, vedo le tue mani che erano la mia roccia, vedo la tua grinta in quel tiro alla fune che per te era molto più di un gioco, vedo il tuo ottimismo, la voglia di crederci sempre e la curiosità che mettevi in tutte le faccende della vita. Vedo il tuo essere chiacchierone, io e te parliamo pure con i muri, il tuo sorriso che non mancava mai, vedo te ai bordi di un campo da calcio e sai una cosa? Quanto mi dava fastidio quando al termine delle partite avevi complimenti per le mie compagne e mai per me..sembrava quasi che tu non mi guardassi nemmeno, ed invece io lo so che era il tuo modo per spronarmi e per farmi capire che potevo spingermi oltre, io lo so che non avevi occhi che per me.
Mi hai sempre lasciata fare papy, hai accettato il mio spirito ribelle e i miei sogni come se fossero i tuoi, e di questo te ne sarò sempre grata
Così come ti sarò sempre grata d’avermi insegnato i veri valori della vita, crescendomi a pane, umiltà e dignità. La stessa dignità che ti ha contraddistinto nel lottare anche contro questo ostacolo che la vita, d’un tratto, ti ha posto davanti. Lo hai detto subito “Vincerò io” e credimi papà, così è stato. Hai vinto tu. Perché se mi guardo attorno ed osservo occhi e cuore di tutte le persone che ti hanno incontrato, mi rendo conto che non c’è stata proprio partita, che sei stato il migliore di tutti. 

Non sai cosa darei per litigare ancora un po’ con te, per guardare una partita della Juve insieme, per ricevere uno dei tuoi buffi messaggi, per salire in auto e trovare Claudio Baglioni a tutto volume…mi manca da morire questo piccolo grande amore.
Oh papy, ho così tante domande in testa senza risposta e più di tutto mi chiedo: ti avrò reso abbastanza orgoglioso? La donna che sono oggi ha tanto a che fare con quello che volevo essere, ma la donna che dovrò diventare e che dovrà fare i conti con la tua assenza vacilla un po’…non andare troppo lontano.

Ora ti saluto papy ma voglio dirti ancora tre cose: innanzitutto che non ci sarà giorno in cui non racconterò a Riccardo, Lorenzo e Alice il nonnino speciale che sei stato, gli racconterò delle loro radici e di un paio di stelle a forma di occhi verdi che non smetteranno mai di brillare per loro; in secondo luogo grazie per avermi donato una famiglia che nemmeno nei miei più bei sogni avrei osato immaginare. Prenditi cura della mamma, di noi, della tua sorellina che hai sempre protetto e amato e di tutto il resto della famiglia allargata, ma anche dei tuoi cari amici che per te hanno avuto un valore inestimabile. Infine, papy, ti dico quello che non ti ho mai detto: ti amo. Ti ho sempre amato. E ti amerò per sempre.

Fai buon viaggio mio campione, mio principe azzurro, mio supereroe e non fare tutta una tirata come il tuo solito, fermati all’autogrill ogni tanto, goditi il panorama.
Io ti aspetto in tutti i miei sogni, in fondo il lieto fine delle favole è sempre racchiuso lì.

Ciao papy, la tua bambina.

Mariella Lamonica

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